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Ritornò in treno portando un pacco di biscotti per Ornella.
Gesuino era lì ancora e scopava davanti alla casa.
– La concolina? – domandò il maestro.
– Eh, l'ho rotta, – disse il contadino, ma i suoi occhi sprizzavano una luce maliziosa. Infatti la concolina era lì dentro, in bella mostra sopra la tavola, intatta e pulita come venisse appena dal negozio: e il maestro le girò curioso intorno, quasi dubitando di una mistificazione; poi si mise a ridere infantilmente.
– E va bene, – esclamò, levandosi il cappotto con sveltezza giovanile: – non è venuto nessuno?
– È venuta solo quell'accidente della levatrice: e per poco non mi bastonava perchè non c'era l'acqua calda pronta. Ma è brava, veh; in due minuti ha fatto tutto.
– Hai dato qualche cosa a Ornella?
Gesuino esitò a rispondere: ma era un uomo scrupoloso e non amava dire bugie.
– Volevo darle una tazza di brodo, come lei mi ha raccomandato: ma la ragazza ha cominciato a sbadigliare e fare smorfie. Dice: ho fame, altro che, con questo succhione che mi beve il sangue. E tanto ha detto e fatto che le diedi pane con dentro una fetta di lardo.
– Speriamo che non succeda nulla, – disse il maestro allarmato; e andò su coi biscotti, credendo di ottenere da Ornella una pronta riconoscenza. Ella s'era seduta sul lettuccio, e sbadigliava in modo da doversi stringere le guancie con la mano aperta. Disse, ricevendo i biscotti:
– Questi saranno buoni per il bambino; io ho voglia di pasta e fagiuoli.
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