Grazia Deledda: Raccolta di opere
Grazia Deledda
Stella d'Oriente
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Prologo

II

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II

Una sera di luglio del 1880 la marchesa e Don Francesco scendevano a piedi dalla villa al fiume che dovevano attraversare in barca per recarsi ad Anglona per visitarvi una cugina ammalata.

Quando arrivarono alla riva il sole era tramontato sull’orizzonte di un azzurro verdognolo e profondo; ma alla destra, come dal golfo di Taranto, s’innalzavano grandi nuvole opache, quali masse di nebbia, oscurando il cielo. Donna Anna guardò sul fiume e emise una esclamazione. La loro barca, elegante come una gondola, eseguita secondo il disegno della marchesa, corretto da Maurizio, che s’intendeva di linee artistiche, stava abbandonata in un piccolo seno, esposta benissimo a chi voleva pigliarsela.

– E Martino? – chiese la marchesa. Martino era il lo-ro piccolo barcaiuolo: un povero giovine gobbo non più alto di cinque palmi, ma, tutto fuoco e forza, che custodiva sempre la barca. Don Francesco si batté la fronte esclamando: – Oh, questa mattina Martino salì alla villa e mi chiese il permesso di allontanarsi per oggi. Doveva sposarsi una sua sorella ad Anglona: avrebbe lasciato la barca in custodia di una pescatrice che abita qui vicino…

E Don Francesco additò, un venti metri distante da loro, una piccola capanna da pescatori, in riva al fiume, circondata da un muro e ombreggiata da un’alta pianta di melagrano. La porta dava sullo Agri e ad un palo solidissimo stava attaccata la corda di una piccola barca bruna, vecchia, ripiena di arnesi da pescare.

Anna non aveva mai badato a quella capanna che le sembrò pittoresca, così, fra le prime nebbie del tramonto, e cercò con gli occhi la pescatrice, ma non vide che una bambina seduta su un masso raccomodando una rete. – Suvvia! – disse Don Francesco, se vogliamo ad ogni modo andare ad Anglona tu sai bene che io posso guidare la barca attraverso l’Agri. Quaggiù si è tutti democratici

– Come venti anni fa – rispose Anna sorridendo – quando io mi chiamavo signorina Anna Anni! – Anche il marchese sorrise e si avvicinarono alla bambina per chiederle chi custodisse la barca: la salutarono gentilmente; essa lasciò la rete e si alzò restituendo il saluto, guardando fissamente quei signori così ben vestiti. Anch’essi la guardarono e Don Francesco provò uno strano e forte sussulto La bimba poteva avere dodici anni: gracile, piccola, vestiva una vestitina rossa un po’ lacera benché pulitissima, che lasciava al nudo le gambette brune, ben fatte, dal piccolo piede scalzo: le maniche rimboccate sulle braccia sottili, carine, quasi bianche, dalle manine nervose ai cui polsi danzava un piccolo braccialetto di corallo; una bella creatura infine, dal visino di un pallido strano, come indorato dal sole, la pelle tesa, lucida come seta, i lineamenti puri e i grandi occhi di un glauco oscurissimo, quasi neri. Una folta capigliatura di un biondo rossigno, arsa anch’essa dal sole, tanto riccia da sembrare arruffata, completava la bizzarra bellezza di quella bimba che i d’Oriente non avevano ancora mai veduta. Pareva triste; la fronte corrugata fra le sopracciglia brune, e con una piccola piega agli angoli della bocca rossa e carnosa. A don Francesco sembrò raffigurare nella bimba una persona da lui conosciuta anni prima: ecco il perché del suo sussulto. La marchesa, appena guardata la piccina, aveva sentito una strana e improvvisa simpatia per essa, quasi il suo sguardo l’avesse ammaliata, e in verità, soltanto la paura di sembrare ridicola agli occhi del marito la ratteneva di baciarla.

– Come ti chiami? – le chiese gentilmente.

Stella! – rispose la bambina con una voce sottile.

Bel nome! – fece Don Francesco. – È alla tua mamma che Martino lasciò in custodia quella barca?

– No! Io non ho mamma! – esclamò tristamente Stella.

– Tua sorella?

– Neanche, signore. Non ho nessuno io. Ed è a me che Martino pregò di guardare la barca, il che da stamattina.

– Tu? Con chi vivi?

Sola. Abito questa capanna. La mia mamma è morta l’anno scorso e io pesco per vivere. Vengo quasi ogni giorno alla villa per portarci pesce.

Donna Anna guardò il marchese: il marchese guardava Stella con stupore: nella cintura della piccina vedeva un pugnaletto! Stella sorrise e traendo da un vecchio portafogli una carta ripiegata disse: – Ecco, ho il porto d’arma! Nella barca ho anche il fucile!

– Ma quanti anni hai? – domandò la marchesa.

Dodici!

La conversazione era esaurita. – Annachiese Don Francesco – vogliamo andare ad Anglona? Si fa tardi.

– Sì! Vuoi venire con noi, Stella?

Scusino, mi è impossibile: ho da preparare i miei attrezzi

Donna Anna le mise in mano una moneta, ma Stella arrossì e la respinse mormorando: – Grazie! Non ho bisogno di nulla! – Ma la marchesa, guardandole l’abito lacero insisté:

– Ci porterai del pesce.

– Mi pagherà allora… – rispose.

Si faceva tardi davvero. Donna Anna rimise la moneta pensando di comprare ad Anglona qualche cosa per la sua nuova conoscenza, e s’allontanò col marchese dopo averla abbracciata. Scesero nella barca. Il marchese remava malissimo e Donna Anna si sarebbe sconvolta se non fosse stata in contemplazione di Stella rimessasi a lavorare sulla riva. Pensava più ad essa che alla cugina malata: anche il marchese pareva distratto. A un tratto Donna Anna esclamò: – Se raccogliessimo quella bambina?

Raccogliamola! – rispose Don Francesco automaticamente. E ricadde nei suoi pensieri.


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