Grazia Deledda: Raccolta di opere
Grazia Deledda
Stella d'Oriente
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Prologo

III

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III

Quando, finita la visita, tornarono sull’Agri, grandi nuvole nere a sfumature di un rosso splendente proiettavano una luce strana come riflesso di fiamme, coprivano intieramente il cielo. Il tuono brontolava in lontananza e il caldo, nonostante la tarda ora, era asfissiante. Don Francesco ebbe come un presentimento e fece ridere la marchesa quando le propose di restare ad Anglona.

– Che pazzie! – disse – Non pioverà no, perché quasi ogni sera in questi giorni il cielo s’annuvola, ma poi rasserenasi al levarsi della luna. Eppoi stasera arriva Maurizio: bisogna essere alla villa!

Saltò nella barca. Don Francesco riprese il remo, ma sentiva qualcosa di pesante sul capo, uno strano malessere che gli toglieva tutte le forze; Donna Anna scuoteva il suo ventaglio bianco a stecche di argento e guardava verso la riva ove sembravale veder Stella, ritta fra i cespugli, coi capelli fulvi e le vesti rosse svolazzanti al vento: bella come un piccolo angelo delle tempeste. Oh, quella piccina! Quella piccina!

Stava per additarla a suo marito allorché un tuono fortissimo squarciò le nuvole e un gocciolone le cadde sulla piccola mano nuda.

Il marchese guardò con terrore la macchia che la goccia d’acqua aveva impresso sul raso del ventaglio e della mano, e apriva le labbra per esprimerlo quando la luce effimera delle nuvole rosse disparve e fra un buio d’inferno venne giù un terribile acquazzone, un diluvio universale. Lampi di fuoco solcavano il cielo; i tuoni diventarono un continuo e fortissimo fragore; il vento impetuosissimo travolgeva la pioggia come tromba di sabbia. E tutto di repente, in un colpo, come sempre in estate. - Donna Anna mandò un grido, il marchese si vide perduto fra quel buio d’inferno.

L’Agri è un fiume piccolo, ma così, fra la tempesta, ingrossato, intorbidato, stravolto, diventava un luogo di pericolo come gli altri. Il vento e la corrente spingevano la piccola barca, e Don Francesco, cattivo rematore, che non si esercitava da venti anni, si sentiva impotente a guadagnare la riva, a mantenere in salvo la barca. La marchesa, fredda, inzuppata, sentivasi mancare, figurandosi di essere fra una terribile tempesta d’alto mare: un fulmine le cadde vicino: mandò un secondo grido e svenne.

Intanto la barca correva sempre, ballando, affondata a metàDon Francesco ruggiva. Non poteva abbandonare il remo ché sarebbero annegati e vedeva Donna Anna, , stesa, stecchita come morta, in fondo alla barca, in un orribile bagno.

E dire che si trovavano a due o tre metri dalla riva!

Aiuto! Aiuto! – urlò il marchese. Gli era sembrato, alla luce di un lampo, scorgere una barca in mezzo al fiume: ma non ricevé risposta.

Aiuto! Aiuto! Aiuto! – ripeté con angoscia. Ma niente ancora… La sua voce perdevasi nel fragore della tempesta. La barca affondava sempre: la marchesa non dava segno di vita, a Don Francesco sanguinavano le mani.

Aiuto! Aiuto! Aiuto!

Nulla! Allora lasciò il remo e prese sua moglie fra le braccia. Il vortice che doveva inghiottirli aprivasi: la morte era , da un lato della loro barca ma dall’altro lato si avvicinò tosto una specie di battello da pesca e una voce gridò:

– Presto, signor marchese, saltate qui!…

Ei non vi saltò, vi si trascinò con sua moglie fra le braccia mentre la loro barca spariva fra le acque torbide dell’Agri. Il salvatore non disse nulla, ma contro corrente, riguadagnò vigorosamente la riva.

Era Stella!

Nel rinvenire la marchesa si trovò in un piccolo letto, in una povera stanza dal soffitto di canne, e attraverso la porta aperta vide, sulla riva dell’Agri Stella che le rasciugava le vesti accanto a un gran fuoco. Suo marito, ritto davanti a lei, pallido ancora, le bagnava le tempie con aceto.

Cessata la tempesta, sul cielo limpido apparivano le prime lucidità dell’alba che si confondevano con gli ultimi raggi della luna, e sino all’interno della capanna giungevano grandi flutti di profumi di campagne bagnate. L’Agri scorreva lento, un po’ grosso e torbido ancora, illuminato, davanti alla capanna, dai riflessi del fuoco di Stella; sulla riva la bambina, silenziosa, impassibile, la vesticciuola rossa bagnata e i capelli arruffati, rasciugava le vesti della marchesa, come se non capisse il grande atto che aveva fatto in quella notteDonna Anna si ricordò subito di tutto.

– Chi ci ha salvato? – chiese al marchese.

Stella! – rispose lui: la sua voce e le sue mani tremavano. Aveva forse freddo e febbre o era la riconoscenza che tanto lo commoveva?

Stella!… – gridò la marchesa.

La pescatrice rientrò tosto e depose le vesti rasciugate sopra il letto. Allora la marchesa le cinse il collo con le sue braccia eburnee e la baciò sulle gote esclamando:

Grazie, figlia mia, grazie! Ci hai salvata la vita

Ancora una volta il marchese sussultò. Il destino di Stella fu deciso: avrebbe abbandonato la capanna, la povera vita, e sarebbe andata coi d’Oriente, nella loro villa, come figlia

Per tutto il resto della notte non si parlò d’altro; la marchesa non si ricordava neppure che Maurizio poteva essere giunto! Ma Stella non acconsentiva! Voleva rimanere nella sua capanna, nella sua vita selvaggia, così libera e romantica!…


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