Grazia Deledda: Raccolta di opere
Grazia Deledda
Stella d'Oriente
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Prologo

IV

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IV

Allora Donna Anna pensò di condurre la piccina alla villa e abbagliarla con lo splendore dei mobili, delle vesti e dei gioielli, con i cibi delicati e le delizie dei magnifici giardini di Mambrilla.

– Ecco – le disse – tu verrai quest’oggi almeno e pranzerai con noi.

Stella acconsentì. Al levarsi del sole s’avviarono alla Mambrilla, una deliziosa villa davvero, un piccolo castello bianco circondato da giardini, coperto di terrazzi da cui si godeva un esteso e vaghissimo panorama.

Maurizio, giunto da qualche ora, inquieto di non trovare i genitori alla villa - benché i domestici lo rassicurassero dicendoglieli partiti per Anglona senza aver detto se sarebbero tornati la stessa sera - al sorgere del sole uscì anch’egli verso l’Agri.

Ma ben presto fermossi sul sentiero: guardando fissamente vedeva salire Donna Anna e il marchese, attraverso il sentiero che serpeggiava su, dall’Agri alla villa. Erano a piedi, tutti indorati dai primi raggi del sole di una stupenda mattina profumata dagli olezzi della lussureggiante vegetazione irrorata dalla pioggia della notte, - il cielo profondamente azzurro a sfumature di metallo, - i paesaggi avvolti nel vaghissimo velo di nebbie vaporose, cerulee, colorate dal sole. - Rassicurato alla vista dei genitori, Maurizio sospirò, e fermandosi presso un rosaio selvatico, cosparso di goccioloni d’oro, spalancò sorridendo la bocca e le narici per respirare con voluttà l’aria balsamica di quel cielo che amava tanto, gettando intorno uno sguardo innamorato di artista. - Su, la Mambrilla biancheggiava fra la nebbia azzurra e le chiome scintillanti dei grandi alberi; giù l’Agri scorreva nel suo letto reso glauco dal riflesso del cielo e dal verde dei cespugli delle rive, le onde tiepide dai meandri d’argento scintillanti come perle al sole

Nel mezzo

– Oh! – fece Maurizio. – Chi è quella piccola cenciosa?

Fra i suoi genitori Maurizio vedeva Stella che camminava a testa nuda, a piedi nudi, fiera nel suo abitino stracciato a riflessi di sangue. Ma nel guardarla più attentamente, nel vederle i capelli strani che scintillavano contornando con una specie d’aureola il suo visino color d’oro, nell’esaminarle i piedini, le mani che parevano di statuina di porcellana cinese, imbrunita, ma lucente, Maurizio, come suo padre, come sua madre, trasalì involontariamente, si pentì del titolo che le aveva dato e si rimise a scendereSentite, egli andava incontro alla piccola sconosciuta, dimentico quasi di sua madre. Incontratisi, donna Anna, dopo tutti gli abbracciamenti, gli presentò Stella raccontandogli in poche parole l’avvenuto della notte. Il giovine si chinò e baciò la piccina meravigliato di trovarne la fronte fredda come il marmo e nello scorgere la triste ruga che vi si disegnava nel mezzo. Intanto don Francesco, entusiasmato, raccontava le prodezze della piccola pescatrice… Qualche ora dopo Stella acconsentiva di rimanere presso i d’Oriente, ma a due condizioni: primo di lasciarle piena libertà: la barca, la pesca, la capanna intatte. Secondo di andarsene dalla villa quando le sarebbe piaciuto!

Il progetto di donna Anna era dunque in qualche modo riuscito. Stella, nella magnifica sala da pranzo, fra lo scintillio dei cristalli e delle argenterie, fra i profumi e i gusti delle delicate vivande, dei dolci, delle frutta, dei vini di cui non s’aveva neanche mai fatta un’idea, cominciò a tentennare… Poi quando la portarono attraverso i sontuosi appartamenti addobbati dalle artistiche tappezzerie di Beauvais, dalle alte specchiere veneziane, dai morbidi tappeti di Puchah, dai ricchi mobili alla Luigi XVI di velluto di Utrech e di legni orientali, dai quadri preziosi firmati da grandi artisti fiamminghi e italiani, da porcellane di Meiss e da tante altre belle cose, Stella pensò che si stava meglio che nella sua capanna… Da ultimo, quando Maurizio presala per mano la portò in giardino, mostrandolene tutte le bellezze, e chiamandola a sua volta Carina, le promise tante cose purché rimanesse, Stella aveva finalmente ceduto!

Donna Anna mandò una cameriera ad Anglona. - Ritornò con un completo abbigliamento per Stella, dalla camicia ricamata alle calze di seta, dall’abitino di velluto rosa e nero alle scarpine verniciate. Prese Stella e la condusse nel suo appartamento, - una stanzina da letto che pareva una bomboniera di raso bianco a striscie azzurre, un salottino e lo spogliatojo con vasche di marmo giallo - la lavò tutta, la pettinò alla moda, la profumò, la vestì e la ricondusse dalla marchesa che l’attendeva in giardino dove avrebbero preso il caffè. - Nel collo di Stella la cameriera aveva visto un grande medaglione d’oro col ritratto di una donna: levatoselo prima di entrare nel bagno la piccina se lo aveva rimesso dopo, baciando religiosamente, traverso il vetro, il ritrattino.

Finita la toeletta, cosa davvero strana, Stella non si trovò punto impacciata; camminò dritta con le scarpine, e baciò così gentilmente la mano di donna Anna che le parve figlia

– La marchesina Stella d’Oriente Santo Stefano! – esclamò infatti donna Anna nel presentare la bimba abbigliata a don Francesco ed a Maurizio.

Tutti e tre si guardarono sorpresi. Stella d’Oriente! Che combinazione di nome!

E sorrisero… In verità stava magnificamente bene a quella bambina dai grandi occhi glauchi come il cielo del crepuscolo, all’ora che appare la prima stella della sera o la stella dell’aurora; dai capelli e dalla carnagione color d’oro!…


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