Grazia Deledda: Raccolta di opere
Grazia Deledda
Stella d'Oriente
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Parte prima

XIV

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XIV

Dopo quasi un quarto d’ora Stella si rialzò dallo svenimento causatole da quella terribile scoperta; ma tremava come sotto un accesso di febbre, il volto cinereo e la bocca contornata da una specie di bava rossastra. Lesse, rilesse il foglio, se lo accostò molte volte agli occhi, e alla fine lo lasciò cadere a terra, mandando un gemito. – Mio Dio, mio Dio! – esclamò. – Mio Dio, fatemi morire! – Ma Dio non l’esaudì. Stella guardossi intorno: la luce, l’azzurro, lo splendore che la circondava, le sembrò irridessero il suo dolore: - si ricordò le ultime parole di sua madre, il suo voto di non amare mai un nobile, voto a cui aveva mancato, e con un brivido si domandò se ciò che le avveniva, non fosse un castigo del cielo... Nascose il viso fra le mani e si mise a piangere dirottamente.

– Un castigo?… – pensava. – Un castigo perché mancai al mio voto?… oh, no, Dio non può essere così cattivo e vendicativo. Egli che ha creato l’amore… Ma sono forse stata io a voler amare Maurizio? No, no, sei stato tu, Dio mio, che me lo facesti amare. Perché ciò… Perché non m’hai lasciato nella mia capanna? Perché m’hai sradicato dal cuore l’odio che nutrivo verso i nobili? - Don Francesco d’Oriente! Chi è costui? Mio padre! Oh, infame, infame, infame! M’hai ucciso mia madre: m’hai dato una vita di miserie e di dolore… - Maurizio!… Ma non è un sogno, un terribile incubo il mio?... No! No! Maurizio è mio fratelloFratello!… – Le sembrò che tutti gli echi del giardino le ripetessero lugubremente: – Maurizio è tuo fratello! tuo fratello! tuo fratello!

Si alzò spaventata, e rasciugandosi gli occhi proseguì fra sé:

– Oh, perché non sono fuggita da questa casa fatale che pure è mia, quando mia madre mi apparve in sogno, rimproverandomi il mio spergiuro?… Quanti dolori avrei evitato!… Ma sono sempre in tempo. Bisogna che lasci questi luoghi: se rimango, ne sono certa, seguiterò ad amarlo… lui… Maurizio… mio fratello, e nella mia infelicità, commetterei un delitto.

– Come odio don Francesco! Oh, miserabilebada bene di non incontrarmi a sangue caldo! Mi pare che mia madre, d’oltretomba chieda vendetta, come la chiede il mio cuore

Via, via! Saremo forti. Mi allontanerò, - oblierò Maurizio, vi oblierò tutti, tutti! E lui? Povero fratello! Forse soffrirà più di me, ma almeno non saprà mai il tremendo legame che ci unisce - che ci divide! Ahimè! La colpa dei genitori ricade su di me… Maledetto amore!…

In quel punto udì dei passi e si allontanò rapidamente: rientrò nella sua camera da letto dove la sera prima si era addormentata così felice, e si rimise a letto per più ragioni. Primieramente perché non voleva rivedere Maurizio, e poi perché potesse pensare intensamente, sola e nel silenzio, su ciò che doveva fare.

Donna Anna venne a trovarla verso sera.

– Come sei pallida, carina, – disse a Stella baciandola teneramente. – Hai fatto bene a restare in letto: la giornata chiassosa di ieri ti ha fatto male. Come sono ardenti le tue mani! Vuoi che mandi a chiamare il nostro medico?…

– No! – rispose vivamente Stella che sapeva ben lei donde provenisse il suo pallore e la sua febbre. – Domani sarà tutto passato!

– Sarà così! Ma quanta luce c’è nella tua camera! Vuoi che abbassi un po’ le tendine? – chiese la marchesa avvicinandosi alla finestra e abbassando il cortinaggio. – Che magnifica sera! Se ti fossi sentita bene saremo scese all’Agri per farvi una passeggiata, anche se nella tua vecchia barca. Oh, cara barca! Ti ricordi, Stella, la notte che ci hai salvato?…

Donna Anna le ricordava sempre quella notte, e Stella sorrideva sempre alla memoria della sua veste rossa stracciata, e del suo vecchio fucile, già appartenente a sua madre, e che ora faceva mostra di sé fra le armi di Maurizio: ma in quella sera a quel ricordo ella trasalì dolorosamente ed ebbe un amaro sorriso.

– Oh, marchesa d’Oriente, – mormorò, – perché siete venuta nella mia via?

Prima che uscisse, Stella pregò la signora di avvertire che nessuno la disturbasse per tutta la sera, – Ho sonnodisse.

Va bene! Dormi in pace, cara figlia… – rispose donna Anna baciandola ancora e allontanandosi leggermente.

Figlia mia!… – mormorò amaramente Stella – Se sapeste di chi son figlia, o mia buona donna Anna, forse mi odieresteAddio! Addio!…

Verso l’imbrunire si alzò, e accostandosi ai vetri, spinse il suo lungo sguardo sino al fiume: cercava la sua barca; la trovò vicina alla capanna, sempre legata al vecchio palo della riva, e guardandosi le piccole mani bianche e morbide mormorò: – Ve lo ricordate ancora come si afferra il remo? – Guardando poi su pel sentiero che dall’Agri conduce alla villa, vide Maurizio che camminava lentamente accanto ad una donna. Era una signorina inglese che abitava una piccola villetta in riva all’Agri, insieme ad un suo fratello malaticcio, impiegato all’ambasciata inglese presso Roma.

– Che parleranno Maurizio e miss Ellen? – si domandò Stella allontanandosi dalla finestra. – Oh, che m’importa? Sono forse gelosa? No! No! Che ami chi vuole Maurizio, purché non sia io… Oh, mio Dio, mio Dio! – E preparò tutto per la partenza.

Aveva molto denaro e preziosissimi gioielli: sicché il pensiero del come vivere non la tormentava punto; - ma dove sarebbe andata?… Non lo sapeva neppur essa ancora: l’essenziale era di allontanarsi da Maurizio.

… Nel più alto silenzio della notte, alla luce giallastra, dalle penombre di un bruno violaceo, della luna che tramontava sul cielo tinto di uno splendore velato, come riflesso di oro vecchio, - una figura, alta, sottile, avvolta in un elegante mantello di viaggio di limosina oscura, e con una piccola valigia in mano, scendeva a grandi passi il sentiero che conduceva all’Agri. Era Stella.

Arrivata vicino alla vecchia capanna si fermò: guardò a lungo il paesaggio, la Mambrilla biancheggiante fra gli ultimi sprazzi della luce d’oro della luna, e la capanna ove era morta la madre; si ricordò la splendida mattina in cui era salita, alla villa, scalza, l’abitino lacero fiammeggiante al sole, fra donna Anna e don Francesco; si ricordò il primo bacio di Maurizio… e, non ostante tutto il suo coraggio, sentì nuovamente salirle agli occhi il pianto della sua anima desolata.

Entrò nella capanna e sedendosi sopra una pietra si diede a piangere come una pazza.

Quando uscì, alla luce pallida e placida della luna tramontata, aveva seguito un buio pesante, nebbioso - e fra quell’oscurità silente e profonda, uno scoppio di arma da fuoco giunse fino alla fanciulla, che alzando vivamente la testa mormorò: – Oh! uno sparo a quest’ora?… Forse avrà ucciso qualcuno! Chissà che nelle tristi notti seguenti a questa non si oda lo sparo che uccida Maurizio… Egli mi ama tanto! E se morissi anch’io?...

Guardò il sito ove l’Agri era più profondo, fece un passo, ma poi si fermò, s’avanzò ancora, e precipitandosi nella sua vecchia barca si diede a remare vigorosamente esclamando: – Vile?… Sarei vile?… Vile come non la fu neppure mia madre nella sua sventura tanto più grande della mia?…

All’alba Stella si trovava sola, in uno scompartimento di prima classe in una ferrovia che la riconduceva a Napoli!


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