Grazia Deledda: Raccolta di opere
Grazia Deledda
Stella d'Oriente
Lettura del testo

Parte seconda

XIV

«»

Link alle concordanze:  Normali In evidenza

I link alle concordanze si evidenziano comunque al passaggio

XIV

– Quest’inverno andrò a Napolidisse a un tratto Ruggero guardando sempre dalla parte di Stella. La vide sussultare, benché quasi impercettibilmente, probabilmente perché quella parola Napoli destava in lei dolorosi ricordi.

– A Napoli? – esclamò donna Morella. – Che ci farai a Napoli tu?

– Ma… per passare l’inverno. Ci si deve star tanto bene a Napoli d’inverno! Il carnevale Romano ora è freddissimo, noiosissimo; vedere se a Napoli ci si diverta di più. Ho vari amici colà, fra cui uno carissimo, – e calcò su questa parola con accento amaro, – che reclama assolutamente la mia visita e che io ho vivo desiderio di adempiere purché voi me lo permettiate, madre mia…

– Oh, – rispose sorridendo la contessa, – ritorniamo ai bei tempi in cui mi chiedevi il permesso di scendere in giardino?

Ruggero fremette, perché in realtà la madre alludeva alla sua trista condotta dei tempi scorsi, e mormorò con voce bassa:

Vedete, voglio emendarmi

– E va bene, ma io ti dirò che mi offendi chiedendo a me il permesso di ciò che devi fare… Oh, sei padrone delle tue azioni! Fa ciò che vuoi: io approverò tutto, perché oramai mi pare che tutto ciò che tu fai sia ben fatto

– Ah, mammà!… – esclamò Ruggero, prendendo fra le sue mani fredde le tremule e calde della contessa, pensando che forse non sarebbe accaduto ciò ch’era accaduto se lei avesse parlato così sei mesi prima.

Stella, accorgendosi che la conversazione diventava famigliare, sfogliava intanto un libro per dimostrare di non interessarsene, ma lo depose tosto sulla mensola e trasalì una seconda volta, perché Ruggero le diceva: – Come deve esser bella Napoli! Io non ci fui che di passaggio, ma ho letto tante sue belle descrizioni, e i miei amici me ne parlarono con tale entusiasmo! Dicono che le notti di Napoli sembrano notti orientali; e le albe, e i tramonti! Qualcosa di divino! È vero, signorina, lei lo saprà! Che soavi ricordi!

Un sorriso forzato, un sorriso che spaventò Ruggero il quale la osservava sempre con somma attenzione, sfiorò le labbra di Stella. Un soffio impetuosissimo di vento fece stridere le imposte, agitò le cortine, le fiammelle dei lumi, e forse fu il cambiamento, il tremolìo della luce che cambiare il colore del viso di Stella, da roseo dorato a niveo argenteo, sin sulle labbra porpuree; ma certo ciò non fu la causa del fremito che la agitò tutta, e la costrinse a rinchiuder gli occhi. Le parole di Ruggero ridestavano nell’anima della fanciulla un ricordo di orrore: il ricordo della notte bianca, bella, profumata, in cui Maurizio le avea dichiarato il suo amore, in cui anch’essa gli aveva rivelato di amarlo ardentemente… lo aveva baciato con voluttà lei… sua sorella!…

– Oh, che triste notte questa! – mormorò la contessa. – A Napoli, secondo Ruggero non ce ne devono essere di queste notti, vero, Stella?

– Ci sono notti belle e notti brutte, come da per tutto – rispose Stella rimettendosi.

Ruggero ora guardava dentro al caminetto: il suo viso pallido pareva si colorasse a poco a poco, ma nella sua fronte si disegnava lentamente una strana ruga, una linea lunga ed immobile

– Hai detto di avere un amico carissimo a            Napoli. Chi è?… – domandò donna Morella.

– È un giovine della più alta aristocrazia: ci siamo incontrati qualche anno fa a Milano ed abbiamo stretto amicizia. È così buono e simpatico! Egli viaggiava per piacere; ed io l’ho condotto qui a Roma dopo essere stati insieme qualche tempo a Milano. Mi pare anzi di avervelo presentato, mammà, ma non ricorderete perché da molto. Dopo ci siamo scritti sempre ed egli, in ogni lettera, reclama una mia visita nella sua bella Napoli. Si chiama Maurizio d’Oriente, marchese di Santo Stefano!

Maurizio d’Oriente!? – esclamò vivamente Stella spalancando gli occhi e agitandosi nella sua sedia. Poi, vedendosi osservata da Ruggero si pentì della sua involontaria esclamazione e chiuse gli occhi. Se lei pure avesse guardato avrebbe visto la fronte del giovine corrugarsi ancor più.

– Lo conosce lei, signorina?

– Sì! – balbettò. – Suo padre, il marchese Francesco, era amico del mio povero babbo

Donna Morella strinse la mano di Ruggero: egli capì che con ciò essa l’avvertiva di non proseguire su ciò perché destava tristi ricordi nell’anima di Stella, sicché cambiò discorso.

Quando rientrò nelle sue stanze Ruggero tremava leggermente, e sul suo viso, sempre pallido, pareva ora invece brillasse una vampa di fuoco che glielo abbruciava, mentre anche gli occhi splendevano in una strana maniera.

– Oh! – mormorò appoggiando la fronte ardente ai vetri di una finestra – è una folle speranza? No, no, è vero! I miei sospetti paiono fondati… e quale vendetta, non sarebbe la mia se riuscissi!… Oh, mio Dio!…

Per spiegar queste parole bisogna, sapere che Ruggero aveva davvero un amico a Napoli, col quale aveva stretto conoscenza nella maniera da lui raccontata, ma non era certo Maurizio. Si amavano assai, tanto che un mese prima Ruggero gli aveva scritto tutta la triste storia che lo affliggeva, chiedendogli un favore: informarlo minutamente della vita e abitudini di Maurizio, della sua famiglia, del suo passato, e ciò, diceva lui, per procurargli una causa al duello che desiderava avere col suo rivale, senza che la memoria di miss Ellen venisse profanata. E l’amico spinse tant’oltre la sua amicizia che per informarlo minutamente come egli chiedeva, corruppe un domestico dei d’Oriente che gli svelò la vita intima di tutta quella famiglia, dando rapporti di Maurizio a suo modo, dicendo come prima ci fosse da loro una bella fanciulla che viveva come loro figlia e sorella, così per dire, perché lui si era ben accorto che col padroncino facevano all’amore, ma che un bel giorno Stella, così si chiamava, mentre si villeggiava laggiù, in Basilicata, era sparita improvvisamente. I padroni la dicevano partita per passare qualche mese da una sua amica in Sicilia, ma che lui scommetteva la signorina aver lasciato la loro casa perché si opponevano al di lei matrimonio con Maurizio, aveva buoni orecchi per sentire lui, e che dopo la partenza di Stella i d’Oriente eran tornati a Napoli e che Maurizio stava sempre triste, taciturnoinfine tutto ciò che osservava e sentiva presso i suoi padroni

Nell’apprender tutto ciò Ruggero fece uno strano pensiero e scrisse di nuovo pregando l’amico di farsi informare sui connotati della signorina di cui parlava il domestico.

L’amico fece di più: riuscì ad aver in mano un ritratto di Stella.

Ruggero arrossiva della indelicatezza che commettevano lui e il suo amico, penetrando negli intimi di una famiglia onorata, con arti poco nobili davvero, e stavasene rimproverando per la millesima volta allorché gli giunse il ritrattoOra qual non fu il suo stupore nel riconoscere in esso la signorina di compagnia di sua madre?… Pure, sapendo esistere strane rassomiglianze tra persone neanche parenti lontani, cercava rassicurarsene vieppiù, e perciò quella notte parlò di Napoli e di Maurizio per osservare se Stella, commovendosi, lasciasse riconoscere in lei la stessa Stella del ritratto.

Stella s’era sin troppo tradita; le parole di Ruggero avevano prodotto l’effetto desiderato: ecco perché una strana gioia che gli dava la febbre, lo invadeva tutto…

Era un progetto bizzarro il suo. Si sentiva attirato, affascinato dalla melanconica bellezza di Stella; il ricordo di miss Ellen sfumava insensibilmente dall’anima sua, e provava palpiti assai strani davanti a lei, quando pensava a lei, il che avveniva troppo spesso, tanto che finiva col confessarsi che, ancora un po’ di tempo, e il suo cuore avrebbe di nuovo palpitato d’amore, e allora?… Allora, ecco, bisognava farsi amare da Stella, sposarla, poi mostrarsi a Maurizio, che secondo le informazioni dell’infedele servo, la amava pazzamente e moriva di tristezza, di disperazione dopo la di lei partenza, e gridandogli:

– M’hai rapito Ellen: ti rapisco Stella, più nobilmente, onorevolmente, poco importa. Essa è mia! Ora a noi due!…

Che voluttà rivedere in Maurizio il suo strazio, la sua disperazione, il suo pianto, il suo dolore!… Ma prima di abbandonarsi del tutto al suo sogno, prima di mettersi all’opera, Ruggero volle assicurarsi pienamente sull’identità di Stella: cercò sapere se la storiella inventata da lei sul conto della sua famiglia fosse vera, e riuscì a scoprire non esserci mai stati né un signor Franchetti che si suicidasse, né una sua figlia. Poi proseguì a nominare Maurizio davanti a Stella, raccontò la storia della fanciulla raccolta e poi fuggita dai d’Oriente, l’amore di Maurizio per lei, come se tutto gli fosse confidato da lui, osservò sempre che Stella si turbava visibilmente alle sue parole.


«»

Best viewed with any browser at 800x600 or 768x1024 on touch / multitouch device
IntraText® (VA2) - Some rights reserved by EuloTech SRL - 1996-2011. Content in this page is licensed under a Creative Commons License