1-prese | prest-zuffa
grassetto = Testo principale
Capitolo grigio = Testo di commento
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9 | 9
10 2| tanti pericoli la speranza abandonò l'animo nostro, né mai l'
11 7| costui ci fu ora slegato caro abbracciarlo. Che se forse sarà chi dica
12 7| confortavano, noi fra noi ne abbracciavamo pieni di tenerezza. O Iddio,
13 9| corpo esposto sul lito. Abbraccioronsi quelli sposi. La fanciulla
14 6| piaceri, quali speravamo abracciare e' padri, la moglie, amate
15 4| quel dolore, che se bisogno accadesse, potessimo due con fermo
16 4| ferramenti ch'ivi restavano, acciò che quel mostro non potesse
17 7| deliberavano partirsi. Ivi noi ne accogliemmo e quanto potemmo con gran
18 7| gran voce pregammo aito. Accostoronsi a noi, a' quali fu di tutte
19 8| da noi sofferto pericolo accusandoci stolti che gittammo que'
20 7| pinsero alcuni pescetti. Accuso el mio, se così vi pare,
21 4| fanciulla compagna mia in questa acerbissima fortuna, per pascersi. La
22 3| eramo inchiusi meno divenne acquoso. Non potavamo però pigliar
23 9| nostri visi! El naso fatto acuto, le labbra flappe pendeano,
24 8| rompere e' tavolati. Adonque «Addio», dissero, «siate di buona
25 2| suo marito, si vestiva e adornava con panni e gemme; e fra
26 5| simile a te? Qual animale affamato, voracissimo non perdona
27 8| tanti sospetti che io posso affermare che queste sole ore a noi
28 8| Aspettammogli parecchie ore agitati da tanti sospetti che io
29 2| a queste difficultà vi s'agiungeva che spesso per el comuoversi
30 7| sofferta con noi miseria agiuntissimo, costui ci fu ora slegato
31 | ah
32 4| sentiva que' ragionamenti, aimè, non posso dire quanti pianti
33 7| potemmo con gran voce pregammo aito. Accostoronsi a noi, a'
34 5| tanto che la fanciulla m'aitò e presegli l'altra mano
35 | alcun
36 | alcuna
37 3| tale che quasi eravamo alieni e fuori d'ogni nostra mente.
38 2| l'acqua con tutto el capo alitare. In quale nostro misero
39 4| interriato nel viso, coll'alito tremitoso, e denteggiando,
40 7| pescatori, non posso dire quanta allegrezza ne impiette. Per letizia
41 | almeno
42 4| cominciò pregarmi e pregandomi alzò la voce persino a garirmi,
43 6| abracciare e' padri, la moglie, amate nostre e care anime, a'
44 9| seno del suo dolcissimo amatore tutta svenne in bràccioli.
45 9| nostra fortuna. Indi imparai, amicissimi miei, a nulla mai disperarmi.
46 1| cosa marittima che io non amo chi navica e iudicolo inimico
47 2| dilicata quale fra noi sposa andava alle nozze apparecchiateli
48 5| sarà mai simile a te? Qual animale affamato, voracissimo non
49 6| moglie, amate nostre e care anime, a' quali non parea navigando
50 3| ragionamenti nei nostri animi e fra noi in quello spazio
51 2| dalla tempesta quassata e aperta. E a queste difficultà vi
52 2| brulicava di letizia in questi apparecchi. O fragile speranza de'
53 5| con quel fronte aspero e apparecchiata d'ogni parte a crudelità?
54 2| sposa andava alle nozze apparecchiateli dal suo marito, si vestiva
55 1| Ma poich'io vi vedo molto apparecchiati a udirmi, narrarò la cosa
56 2| porto quale già innanti ne appariva. Alcuni di noi, e in prima
57 7| atrocissimo inimico, quale appetiva nostro sangue e vita, questo
58 5| mancate le lacrime, e a me apresso questa bestia non più erano
59 8| pescatori in ogni modo a volerci aprire da uscirne. Non poterono,
60 8| que' ferri co' quali testé apriremmo via a uscirne. Così non
61 5| brutto incetto, allora più ardeva in rabbia. Oimè, alla fanciulla
62 1| molto maravigliosa. E quando arete inteso quanto io sia stato
63 4| bestiale e audacissimo, arse in tanta sevizia che e'
64 8| tempesta fatte per noi. Aspettammogli parecchie ore agitati da
65 2| molestia per allora non era che aspettare a noi né che consigliarci.
66 | assai
67 3| Idio che avamo da potere assederci benché maldestri. Sarebbe
68 2| de' mortali! Per grave e atrocissima tempesta quale ruppe subito,
69 7| la fame avea fatto nostro atrocissimo inimico, quale appetiva
70 4| fussero e' suoi! E a me tanta atrocità di questo barbaro, e la
71 9| cui fusse la faccia più atta a nozze. In questa ecco
72 4| solo uno era quello che noi atterrava, la fame. Pareaci meglio
73 8| altro non avean che remi atti a rompere e' tavolati. Adonque «
74 2| della nave in luogo non bene atto a riceverene perché era
75 9| non potavamo languidi e attriti referire loro pari letizia
76 4| feroce e d'ingegno bestiale e audacissimo, arse in tanta sevizia che
77 9| in quel nostro naufragio: avealo questo sposo avuto da chi
78 | avean
79 | aveano
80 | avere
81 | avevi
82 | avuto
83 1| offeso dagl'impeti della avversa fortuna, o omini ottimi,
84 6| inimici, e tanta ne fu mala avversità che a pena ne fu licito
85 9| fuggiti ed evacuati, la barba setosa, le guance squalide,
86 2| quella fanciulla sposa e un barbero servo. Cosa maravigliosa
87 9| ne riceverono in quella barca sua, ove doppo un poco soluti
88 9| nozze. In questa ecco in una barchetta a remi velocissima el marito
89 6| questi pianti che non ci basterebbe el dì.~
90 7| costumi, e facile essere a' beati e ben fortunati usar pietà,
91 9| pazzeggiavamo per letizia, beffavamo e' nostri visi, e insieme
92 5| che vedermi innanzi quella belva con quel fronte aspero e
93 1| 1.~ ~Bench'io non possa sanza lacrime
94 5| e a testificare la loro benignità servati; ché se così non
95 6| toltoci dinanzi e' nostri benivolentissimi compagni e fedelissimi amici.
96 4| incredibile e degna di biastemarlo. Porsesi a me presso alla
97 5| esasperato infuriò tanto che biastemò Iddio, e colle mani già
98 4| pigliasse buono animo, non bisognar quivi lacrime ma virtù;
99 7| sciogliesse di nuovo, non bisognasse cominciare nuova zuffa.
100 9| amatore tutta svenne in bràccioli. Io, che vidi in dito dello
101 | breve
102 2| feste, e così tutta la nave brulicava di letizia in questi apparecchi.
103 5| li distoglieva ogni suo brutto incetto, allora più ardeva
104 8| Addio», dissero, «siate di buona voglia. Qui saremo subito
105 4| fanciulla, dissi pigliasse buono animo, non bisognar quivi
106 3| onda che verso noi venia c'impauriva a morte. Parseci
107 7| quel barbaro, - non so la cagione, sannola e' fisici, - el
108 5| tanto che stracciata la camicia della fanciulla e fattone
109 6| caso, tra noi divenimmo capitali inimici, e tanta ne fu mala
110 2| sopra l'acqua con tutto el capo alitare. In quale nostro
111 6| la moglie, amate nostre e care anime, a' quali non parea
112 9| quale solea portare el mio carissimo fratello perito in quel
113 7| costui ci fu ora slegato caro abbracciarlo. Che se forse
114 6| poco innanzi venavamo a casa, a' quali la fortuna promettea
115 5| tanta mala sorte doppo tanti casi? Tu omo, tu vorrai farti
116 6| fortuna avea coniunti in pari caso, tra noi divenimmo capitali
117 6| Sagonto, di Ierosolima, di Cassilino essere stato chi rose le
118 2| quel porto molto piacere in cene e in feste, e così tutta
119 4| mostro non potesse quanto e' cercava. Eimè! E chi referirà te,
120 5| scelleratissimo», dissi, «non cesserai tu da tanta iniuria contro
121 | ciascuno
122 4| rabbiosa tempesta per esser cibo a questo barbaro? Piansi.
123 2| gli altri dii salirono el cielo, solo la Speranza rimase
124 9| torna trionfando a' suoi cittadini. Noi non potavamo languidi
125 | coll'
126 7| quale con tanti sudori avamo colligato, quale tanto temavamo, odiavamo,
127 4| col favore di Dio galiardo combattitore contro tanta immanità, e
128 4| immanità, e a Dio esser comendata la nostra piatà.~
129 4| temea e per me stessi, e cominciai a ripensare molte e molte
130 3| suvversa e piena d'acqua. Pur cominciammo a riaverci un poco, e nettammo
131 7| di nuovo, non bisognasse cominciare nuova zuffa. In questo sopragiunsero
132 5| già presto e arrabbiato cominciava essequire la crudelità.
133 8| 8.~ ~Comincioron que' pescatori in ogni modo
134 5| Questo ultimo troppo mi comosse quando con un grande urlo
135 9| che chi ci vide molto si comovesse non so se più a piangere
136 4| infelicissima fanciulla compagna mia in questa acerbissima
137 2| la Speranza rimase a fare compagnia a' mortali posti in miseria
138 4| prima quel barbaro nostro compagno in tanti infortuni, di natura
139 2| agiungeva che spesso per el comuoversi della nave picciata dall'
140 9| gaudio e letizia di tanta comutazion di nostra fortuna. Indi
141 7| guardarci dal nimico bestiale conchiuso con noi, udite le voci de'
142 7| odiavamo, costui ci fu subito conciliatissimo e in tanta sofferta con
143 6| allora la nostra sorte e condizione. Da quanta speranza, da
144 3| nacque tanto desiderio di condurci in terra che fra tante molestie
145 3| fuori d'ogni nostra mente. Conferivavi la lunga vigilia, el digiuno,
146 2| qualche salute, e fra noi confortavamo l'un l'altro promettendoci
147 7| questa pietà. Quelli ne confortavano, noi fra noi ne abbracciavamo
148 6| Noi, quali la fortuna avea coniunti in pari caso, tra noi divenimmo
149 8| noi verrete». Noi, benché conoscessimo quella essere nostra salute,
150 9| entrovi una gemma rara e conosciuta, quale solea portare el
151 2| che aspettare a noi né che consigliarci. Né intendevamo dove in
152 4| Occidianla». Io col tempo subito consigliato, gittai ogni resto di que'
153 5| la crudelità. Io in mezzo consolava costei, sgridava quest'altro
154 2| fra noi compagni erano chi constituiva la sera e l'altro dì avere
155 5| mano e simile la svolse. Contenemmolo tanto che stracciata la
156 2| spalle in l'acqua quale conveniva pelle fessure della nave
157 5| barbaro gridò: «Un di voi convien che muoia». Ed esasperato
158 | costei
159 7| mio, se così vi pare, mal costume. Subito mangiai quel crudo.
160 7| mali tempi generano mali costumi, e facile essere a' beati
161 3| acqua sino al mento non più credavamo che solo potere respirare,
162 2| qualche bene. E a me, qual credea mai più potere rivedere
163 5| amici miei ottimi, che animo credete fusse el mio mentre ch'io
164 7| costume. Subito mangiai quel crudo. La fanciulla per questa
165 | cui
166 8| partiti; e tanta ne tenea cupidità d'uscirne che dimenticammo
167 5| con l'animo presente, e curava ogni salute di quella fanciulla.
168 9| un poco soluti da maggior cure guardammo l'uno l'altro.
169 1| quanto io sia stato offeso dagl'impeti della avversa fortuna,
170 | dall'
171 | dalle
172 5| meglio. Né per certo siamo dalli dii servati da tanti mali
173 5| espettato bene». E così adonque dava io opera di distorre quel
174 2| calamità. E così sola questa dea a noi infelicissimi era
175 1| fortuna, o amici miei, pur deliberai ubbidirvi. Racconterovvi
176 7| quella squassata nave nostra, deliberavano partirsi. Ivi noi ne accogliemmo
177 | delli
178 | dello
179 4| coll'alito tremitoso, e denteggiando, e prima susurrando cominciò
180 5| alle tavole della nave co' denti e con urti schiantava e
181 | dentro
182 8| chi ne salvava, e parte desideravamo ne fuggissero prestissimo
183 6| lieta espettazione in ultima desperazione cademmo noi! Da quanto gaudio
184 5| tutte due le mani mie la sua destra mano e svolsigliela drieto
185 7| abbracciarlo. Che se forse sarà chi dica che mali tempi generano
186 2| tornava in mente quello che dicono e' poeti che, quando gli
187 2| quassata e aperta. E a queste difficultà vi s'agiungeva che spesso
188 3| Conferivavi la lunga vigilia, el digiuno, el freddo, per quali eravamo
189 2| prima una fanciulla molto dilicata quale fra noi sposa andava
190 4| voce persino a garirmi, dimandandomi ch'io lasciassi ucciderli
191 8| tenea cupidità d'uscirne che dimenticammo ogni da noi sofferto pericolo
192 | dinanzi
193 9| amicissimi miei, a nulla mai disperarmi. Siate felici.~ ~ ~ ~ ~ ~
194 1| ne perturba, e tanto mi dispiace ogni cosa marittima che
195 8| tavolati. Adonque «Addio», dissero, «siate di buona voglia.
196 5| barbaro, quanto io più li distoglieva ogni suo brutto incetto,
197 5| adonque dava io opera di distorre quel barbaro da tanta immanità.
198 1| naufragio nostro, come mi dite ch'io faccia, e udirete
199 6| coniunti in pari caso, tra noi divenimmo capitali inimici, e tanta
200 3| ove eramo inchiusi meno divenne acquoso. Non potavamo però
201 7| poco inanzi parea potesse divorare uno uomo intero, testé né
202 7| troppa umilità pregare. Dolce era all'uno e all'altro
203 9| ricevuta in seno del suo dolcissimo amatore tutta svenne in
204 8| si partiano. E parte ci dolea meno vedere chi ne salvava,
205 6| facilità dalla fortuna altrove domandare, - noi subito vedemmo toltoci
206 7| le cose nulla primo che domandargli che solo ne porgessero che
207 9| e' nostri visi, e insieme domandavamo a cui fusse la faccia più
208 9| nave trovata entrovi chi e' dubitava. Avea costui in dito l'anello,
209 3| 3.~ ~Con lei durammo molte e molte ore per sino
210 5| me opprimea. O spettaculo durissimo! La fanciulla impaurita
211 2| Ogni onda veniva con nostro eccidio. Pur mai, cosa maravigliosa,
212 | ecco
213 | egli
214 4| potesse quanto e' cercava. Eimè! E chi referirà te, o misera
215 1| mare da temerla. Vorrei per eloquenza potere mostrarvi quanto
216 3| aspero, onde questo luogo ove eramo inchiusi meno divenne acquoso.
217 6| delli scuti, chi mangiò erbe pestifere e chi per fame
218 7| fortunati usar pietà, forse non errarà. E' pescatori non aveano
219 5| voi convien che muoia». Ed esasperato infuriò tanto che biastemò
220 5| mostra, sarà con grato ed espettato bene». E così adonque dava
221 6| speranza, da quanta lieta espettazione in ultima desperazione cademmo
222 9| avuto da chi trovò el corpo esposto sul lito. Abbraccioronsi
223 7| profertali salute quasi essanimata fuor di sé stava. Ma quel
224 5| e arrabbiato cominciava essequire la crudelità. Io in mezzo
225 9| pendeano, gli occhi fuggiti ed evacuati, la barba setosa, le guance
226 | fa
227 | facea
228 | facemmo
229 6| navigando più potere altra facilità dalla fortuna altrove domandare, -
230 | fai
231 5| iniuria contro a questa misera fanciulletta, qual piange, prega, qual
232 | fanno
233 | fare
234 | farti
235 5| e fattone una e un'altra fascia legammo drieto le mani a
236 2| incredibile! Qual fusse fato non so, ma suvversa la nave,
237 | fatte
238 5| camicia della fanciulla e fattone una e un'altra fascia legammo
239 4| ossisterli, che sarei col favore di Dio galiardo combattitore
240 6| benivolentissimi compagni e fedelissimi amici. Noi, quali la fortuna
241 9| nulla mai disperarmi. Siate felici.~ ~ ~ ~ ~ ~
242 2| stare senza ricevere qualche ferita da que' ferri, e più eravamo
243 4| accadesse, potessimo due con fermo petto ossisterli, che sarei
244 4| tanti infortuni, di natura feroce e d'ingegno bestiale e audacissimo,
245 6| promettea ogni bene, guadagno, festa, piaceri, quali speravamo
246 2| molto piacere in cene e in feste, e così tutta la nave brulicava
247 4| Ma quel barbaro già già fiameggiava rabbia con gli occhi e gridava: «
248 6| e chi per fame mangiò e' figliuoli, essere stato chi si gittò
249 7| so la cagione, sannola e' fisici, - el quale poco inanzi
250 6| essere stato chi si gittò in fiume, chi si precipitò da' muri
251 9| naso fatto acuto, le labbra flappe pendeano, gli occhi fuggiti
252 2| eravamo in una nave ben fornita e salda. Navicavamo colle
253 2| Sempre fummo in questa fortitudine che sempre ne promettavamo
254 7| facile essere a' beati e ben fortunati usar pietà, forse non errarà.
255 | fossimo
256 5| e con urti schiantava e fracassava.~
257 2| in questi apparecchi. O fragile speranza de' mortali! Per
258 3| vigilia, el digiuno, el freddo, per quali eravamo si può
259 9| letizia colle voci. Adonque in fretta rotto el lato della nave
260 5| innanzi quella belva con quel fronte aspero e apparecchiata d'
261 8| e parte desideravamo ne fuggissero prestissimo per salvarci.
262 9| flappe pendeano, gli occhi fuggiti ed evacuati, la barba setosa,
263 | fummo
264 6| essere stato chi rose le funi, le scorze de' legni, le
265 7| salute quasi essanimata fuor di sé stava. Ma quel barbaro, -
266 5| erano preghiere. Questo furioso rompe e con tutte le forze
267 | furono
268 3| insieme e paura d'ogni cosa futura, tale che quasi eravamo
269 4| sarei col favore di Dio galiardo combattitore contro tanta
270 4| pregandomi alzò la voce persino a garirmi, dimandandomi ch'io lasciassi
271 9| dito l'anello, entrovi una gemma rara e conosciuta, quale
272 2| vestiva e adornava con panni e gemme; e fra noi compagni erano
273 7| chi dica che mali tempi generano mali costumi, e facile essere
274 4| stesse meco in piè e non giacesse in quel dolore, che se bisogno
275 5| certo meglio la porterai, e gioveratti sperare meglio. Né per certo
276 4| tempo subito consigliato, gittai ogni resto di que' ferramenti
277 8| pericolo accusandoci stolti che gittammo que' ferri co' quali testé
278 3| el luogo da tanti ferri e gittammoli in molta parte fuori. Poi
279 6| figliuoli, essere stato chi si gittò in fiume, chi si precipitò
280 | glielo
281 | gran
282 2| speranza de' mortali! Per grave e atrocissima tempesta quale
283 8| sole ore a noi furono più gravi che tutti e tre passati
284 1| dolore ricordarmi della gravissima iniuria quale io ricevetti
285 4| fiameggiava rabbia con gli occhi e gridava: «Occidianla». Io col tempo
286 5| grande urlo quel barbaro gridò: «Un di voi convien che
287 9| evacuati, la barba setosa, le guance squalide, tutti osceni e
288 9| poco soluti da maggior cure guardammo l'uno l'altro. O Dio, quali
289 7| Noi ch'eravamo intenti a guardarci dal nimico bestiale conchiuso
290 3| alcun lito, e in questo guardare ogni onda che verso noi
291 3| Poi intenti pelle fessure guardavamo se da parte alcuna ne si
292 9| Que' pescatori, quando ne guatavano, per pietà lacrimavano.
293 | hanno
294 3| perduto ogni cosa lodavamo Idio che avamo da potere assederci
295 6| le storie di Sagonto, di Ierosolima, di Cassilino essere stato
296 9| di nostra fortuna. Indi imparai, amicissimi miei, a nulla
297 5| durissimo! La fanciulla impaurita mi si getta a' piedi, pregami.
298 3| onda che verso noi venia c'impauriva a morte. Parseci vedere
299 1| io sia stato offeso dagl'impeti della avversa fortuna, o
300 5| drieto alle spalle con tanto impeto che pel dolore egli urlò.
301 7| dire quanta allegrezza ne impiette. Per letizia perdemmo la
302 7| fisici, - el quale poco inanzi parea potesse divorare uno
303 5| con morsi, con pugni si inasperiva, sudai tanto ch'io glielo
304 4| sevizia che e' tentò cosa inaudita, incredibile e degna di
305 5| distoglieva ogni suo brutto incetto, allora più ardeva in rabbia.
306 3| onde questo luogo ove eramo inchiusi meno divenne acquoso. Non
307 5| sofferti sinistri, pur da tanta indignità mi nacquero forze, e presi
308 9| fussero stati morti. Tanto indizio in noi era della nostra
309 3| potavamo patire le veste indosso molli. Nudammoci in molta
310 4| lasciassi ucciderli quella infelicissima fanciulla compagna mia in
311 2| così sola questa dea a noi infelicissimi era propizia, né ci lasciava
312 4| nostro compagno in tanti infortuni, di natura feroce e d'ingegno
313 5| che muoia». Ed esasperato infuriò tanto che biastemò Iddio,
314 4| infortuni, di natura feroce e d'ingegno bestiale e audacissimo,
315 6| tra noi divenimmo capitali inimici, e tanta ne fu mala avversità
316 2| verso el porto quale già innanti ne appariva. Alcuni di noi,
317 2| né che consigliarci. Né intendevamo dove in tanto mare fossimo
318 7| potesse divorare uno uomo intero, testé né pur potea mordere
319 4| presso alla orecchia tutto interriato nel viso, coll'alito tremitoso,
320 1| maravigliosa. E quando arete inteso quanto io sia stato offeso
321 2| Navicavamo colle vele piene tutti iocosi verso el porto quale già
322 5| quella bestia non restava, io irato: «O scelleratissimo», dissi, «
323 3| benché maldestri. Sarebbe istoria lunga raccontare quante
324 1| fortuna, o omini ottimi, credo iudicarete la fortuna esser come altrove
325 1| io non amo chi navica e iudicolo inimico di sé stessi e di
326 3| molte ore per sino che 'l mare cominciò a meno esser
327 9| El naso fatto acuto, le labbra flappe pendeano, gli occhi
328 7| Aresti veduti que' di fuori lacrimare, e que' dentro siniozzando
329 9| ne guatavano, per pietà lacrimavano. Noi fra noi, credo, pazzeggiavamo
330 9| cittadini. Noi non potavamo languidi e attriti referire loro
331 5| strangolarla. Qui benché stracco e languido pe' sofferti sinistri, pur
332 6| piangere la nostra miseria. Ma lasciamo questi pianti che non ci
333 4| garirmi, dimandandomi ch'io lasciassi ucciderli quella infelicissima
334 2| infelicissimi era propizia, né ci lasciava soccombere a tanti mali.~
335 9| Adonque in fretta rotto el lato della nave ne riceverono
336 5| fattone una e un'altra fascia legammo drieto le mani a questa
337 7| Adonque era el barbaro legato come dissi; noi pur pieni
338 6| rose le funi, le scorze de' legni, le pelle delli scuti, chi
339 8| via a uscirne. Così non levavamo occhi da dosso a que' pescatori
340 2| era pieno di ferramenti lì riposti al bisogno della
341 3| da quello ultimo pericolo liberi non potavamo patire le veste
342 6| quanta speranza, da quanta lieta espettazione in ultima desperazione
343 9| pescatori presso a sera con liete voci qual fanno chi torna
344 8| per salvarci. Ed eravamo lieti insieme e mesti. E più preghiere
345 | lo
346 3| fortuna perduto ogni cosa lodavamo Idio che avamo da potere
347 2| rivedere questo sole e questa luce, tornava in mente quello
348 | m'
349 | maggior
350 7| el mio, se così vi pare, mal costume. Subito mangiai
351 3| potere assederci benché maldestri. Sarebbe istoria lunga raccontare
352 5| alla fanciulla già erano mancate le lacrime, e a me apresso
353 2| animo nostro, né mai l'animo mancò a sé stessi. Sempre fummo
354 7| pare, mal costume. Subito mangiai quel crudo. La fanciulla
355 7| che solo ne porgessero che mangiare. Aresti veduti que' di fuori
356 1| tanto mi dispiace ogni cosa marittima che io non amo chi navica
357 5| umano, tu pascerti delle membre vive? Ramentiti tu esser
358 1| udirete da me cosa degna di memoria e molto maravigliosa. E
359 3| raccontare quante varie memorie e ragionamenti nei nostri
360 2| un l'altro promettendoci men rea fortuna, ma d'uscire
361 3| sommersi in acqua sino al mento non più credavamo che solo
362 | mentre
363 8| è facile dire in quanto merore cademmo da molta letizia
364 8| eravamo lieti insieme e mesti. E più preghiere allora
365 5| essequire la crudelità. Io in mezzo consolava costei, sgridava
366 | mia
367 | mie
368 2| urteggiava l'altro. Adunque miseri noi, molli e premendo l'
369 2| alitare. In quale nostro misero stato, oimè, e quante morte
370 6| abracciare e' padri, la moglie, amate nostre e care anime,
371 1| navigli ci sono a vederli molesti, ma e ancora el nome del
372 2| fortuna, ma d'uscire di tanta molestia per allora non era che aspettare
373 3| condurci in terra che fra tante molestie questa fu la maggiore, e
374 | molti
375 2| nave in modo che di tanta moltitudine solo omini tre rimaseno
376 3| Parseci vedere qualche monte a lungi; quinci in noi nacque
377 7| intero, testé né pur potea mordere un pescetto.~ ~
378 5| fanciulla ora verso di me con morsi, con pugni si inasperiva,
379 9| già tre dì fussero stati morti. Tanto indizio in noi era
380 5| li dii piatosi ci hanno mostra, sarà con grato ed espettato
381 1| Vorrei per eloquenza potere mostrarvi quanto fu el nostro naufragio
382 4| restavano, acciò che quel mostro non potesse quanto e' cercava.
383 4| ancora a quel barbaro vidi movesti le lacrime! Io adunque,
384 5| Un di voi convien che muoia». Ed esasperato infuriò
385 6| fiume, chi si precipitò da' muri per tedio della fame. Visto
386 2| tempesta quale ruppe subito, mutati e' venti, con troppa nostra
387 7| quanta e quanto subita mutazion in noi d'ogni animo! Costui
388 7| perdemmo la voce, stemmo muti tanto che que' pescatori,
389 3| monte a lungi; quinci in noi nacque tanto desiderio di condurci
390 5| pur da tanta indignità mi nacquero forze, e presi questo arrabbiato
391 1| apparecchiati a udirmi, narrarò la cosa quanto potrò breve.~
392 9| erano e' nostri visi! El naso fatto acuto, le labbra flappe
393 4| compagno in tanti infortuni, di natura feroce e d'ingegno bestiale
394 1| marittima che io non amo chi navica e iudicolo inimico di sé
395 1| ma e ancora el nome del navicare ne perturba, e tanto mi
396 2| nave ben fornita e salda. Navicavamo colle vele piene tutti iocosi
397 6| anime, a' quali non parea navigando più potere altra facilità
398 8| facemmo e più voti per la navigazion de' pescatori che non avamo
399 1| ci è odioso, e simile e' navigli ci sono a vederli molesti,
400 2| presente la morte. Pur la necessità a noi facea parere questo
401 | nei
402 | nel
403 3| cominciammo a riaverci un poco, e nettammo el luogo da tanti ferri
404 7| intenti a guardarci dal nimico bestiale conchiuso con noi,
405 | no
406 1| molesti, ma e ancora el nome del navicare ne perturba,
407 | nostre
408 3| le veste indosso molli. Nudammoci in molta parte, e in quella
409 7| non bisognasse cominciare nuova zuffa. In questo sopragiunsero
410 4| con gli occhi e gridava: «Occidianla». Io col tempo subito consigliato,
411 7| colligato, quale tanto temavamo, odiavamo, costui ci fu subito conciliatissimo
412 1| che non solo el mare ci è odioso, e simile e' navigli ci
413 1| inteso quanto io sia stato offeso dagl'impeti della avversa
414 5| E così adonque dava io opera di distorre quel barbaro
415 2| mortali posti in miseria e oppressi dalle calamità. E così sola
416 5| Iddio, e colle mani già me opprimea. O spettaculo durissimo!
417 4| Porsesi a me presso alla orecchia tutto interriato nel viso,
418 9| le guance squalide, tutti osceni e simili o più sozzi in
419 4| potessimo due con fermo petto ossisterli, che sarei col favore di
420 8| preghiere allora al mare pacifico facemmo e più voti per la
421 6| speravamo abracciare e' padri, la moglie, amate nostre
422 7| pescatori non aveano ivi pane, ma per le fessure della
423 2| si vestiva e adornava con panni e gemme; e fra noi compagni
424 7| Accuso el mio, se così vi pare, mal costume. Subito mangiai
425 4| noi atterrava, la fame. Pareaci meglio già prima essere
426 | parecchie
427 2| la necessità a noi facea parere questo così sinestro luogo
428 4| barbaro? Piansi. Pur con parole rattenea quel bestiale da
429 3| venia c'impauriva a morte. Parseci vedere qualche monte a lungi;
430 8| quali per salvarci da noi si partiano. E parte ci dolea meno vedere
431 7| nave nostra, deliberavano partirsi. Ivi noi ne accogliemmo
432 8| molta letizia vedendoli partiti; e tanta ne tenea cupidità
433 4| acerbissima fortuna, per pascersi. La fanciulla che sentiva
434 5| pasto un corpo umano, tu pascerti delle membre vive? Ramentiti
435 8| più gravi che tutti e tre passati tempestosi dì. ~
436 5| Tu omo, tu vorrai farti pasto un corpo umano, tu pascerti
437 3| pericolo liberi non potavamo patire le veste indosso molli.
438 9| lacrimavano. Noi fra noi, credo, pazzeggiavamo per letizia, beffavamo e'
439 | pel
440 6| fu mala avversità che a pena ne fu licito piangere la
441 9| acuto, le labbra flappe pendeano, gli occhi fuggiti ed evacuati,
442 7| ne impiette. Per letizia perdemmo la voce, stemmo muti tanto
443 5| affamato, voracissimo non perdona a simili a sé? Tu fai questa
444 3| Eravi el dolore delle cose perdute, eravi la letizia della
445 3| parte, e in quella fortuna perduto ogni cosa lodavamo Idio
446 2| maravigliosa, mai in tanti pericoli la speranza abandonò l'animo
447 9| el mio carissimo fratello perito in quel nostro naufragio:
448 4| pregandomi alzò la voce persino a garirmi, dimandandomi
449 1| el nome del navicare ne perturba, e tanto mi dispiace ogni
450 4| fanciulla, ah, e quanto mi perturbò! Temea per lei, temea e
451 7| della nave pinsero alcuni pescetti. Accuso el mio, se così
452 7| né pur potea mordere un pescetto.~ ~
453 6| delli scuti, chi mangiò erbe pestifere e chi per fame mangiò e'
454 4| potessimo due con fermo petto ossisterli, che sarei col
455 2| avere in quel porto molto piacere in cene e in feste, e così
456 6| ogni bene, guadagno, festa, piaceri, quali speravamo abracciare
457 5| misera fanciulletta, qual piange, prega, qual è stata e ora
458 1| fu el nostro naufragio da piangerlo, qual noi per prova lo sentimmo
459 4| esser cibo a questo barbaro? Piansi. Pur con parole rattenea
460 6| quanto gaudio in quanto pianto e miseria! Noi che con sì
461 4| esser comendata la nostra piatà.~
462 2| el comuoversi della nave picciata dall'onde l'uno di noi urteggiava
463 2| a riceverene perché era picciolo e ancora perché era pieno
464 4| adonque stesse meco in piè e non giacesse in quel dolore,
465 5| impaurita mi si getta a' piedi, pregami. El barbaro già
466 3| che la nave era suvversa e piena d'acqua. Pur cominciammo
467 2| salda. Navicavamo colle vele piene tutti iocosi verso el porto
468 2| picciolo e ancora perché era pieno di ferramenti lì riposti
469 4| non solo a me qual sono pietosissimo, ma e ancora a quel barbaro
470 3| acquoso. Non potavamo però pigliar modo di torci indi altrove,
471 4| volto alla fanciulla, dissi pigliasse buono animo, non bisognar
472 7| per le fessure della nave pinsero alcuni pescetti. Accuso
473 2| mente quello che dicono e' poeti che, quando gli altri dii
474 | Poi
475 | poich'
476 2| trovammo reposti presso alla poppe della nave in luogo non
477 7| domandargli che solo ne porgessero che mangiare. Aresti veduti
478 4| e degna di biastemarlo. Porsesi a me presso alla orecchia
479 9| conosciuta, quale solea portare el mio carissimo fratello
480 5| Témperati, ché certo meglio la porterai, e gioveratti sperare meglio.
481 | possa
482 4| quale avevi ogni tua salute posta solo in lacrime e preghiere?
483 3| simile calamità nulla quasi potavam di noi stessi.~
484 | potea
485 | potemmo
486 | poterono
487 | potessimo
488 | potevamo
489 | potrò
490 6| si gittò in fiume, chi si precipitò da' muri per tedio della
491 5| fanciulletta, qual piange, prega, qual è stata e ora è con
492 5| impaurita mi si getta a' piedi, pregami. El barbaro già presto e
493 7| quanto potemmo con gran voce pregammo aito. Accostoronsi a noi,
494 4| susurrando cominciò pregarmi e pregandomi alzò la voce persino a garirmi,
495 7| udito con troppa umilità pregare. Dolce era all'uno e all'
496 4| prima susurrando cominciò pregarmi e pregandomi alzò la voce
497 2| troppo grande. Per questo pregavamo Dio almeno ivi ne fusse
498 6| credo. E voi, amici miei, pregovi insieme con meco ripensiamo
499 2| Adunque miseri noi, molli e premendo l'un l'altro e ricevendo
500 5| che la fanciulla m'aitò e presegli l'altra mano e simile la
501 3| se da parte alcuna ne si presentasse alcun lito, e in questo
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