1-prese | prest-zuffa
grassetto = Testo principale
Capitolo grigio = Testo di commento
502 8| desideravamo ne fuggissero prestissimo per salvarci. Ed eravamo
503 | presto
504 7| fu di tutte le cose nulla primo che domandargli che solo
505 7| La fanciulla per questa profertali salute quasi essanimata
506 2| fortitudine che sempre ne promettavamo qualche bene. E a me, qual
507 6| casa, a' quali la fortuna promettea ogni bene, guadagno, festa,
508 2| confortavamo l'un l'altro promettendoci men rea fortuna, ma d'uscire
509 2| a noi infelicissimi era propizia, né ci lasciava soccombere
510 1| piangerlo, qual noi per prova lo sentimmo pessimo esser
511 5| verso di me con morsi, con pugni si inasperiva, sudai tanto
512 2| or un'altra tagliatura e puntura da que' ferri, sofferavàno
513 | può
514 4| la misericordia di questa pura e tenera fanciulla, ah,
515 | quanti
516 2| nave tutta dalla tempesta quassata e aperta. E a queste difficultà
517 | quest'
518 3| vedere qualche monte a lungi; quinci in noi nacque tanto desiderio
519 4| buono animo, non bisognar quivi lacrime ma virtù; adonque
520 4| noi servati da tanta e sì rabbiosa tempesta per esser cibo
521 3| maldestri. Sarebbe istoria lunga raccontare quante varie memorie e ragionamenti
522 1| pur deliberai ubbidirvi. Racconterovvi el naufragio nostro, come
523 5| pascerti delle membre vive? Ramentiti tu esser o no omo? Qual
524 9| anello, entrovi una gemma rara e conosciuta, quale solea
525 4| Piansi. Pur con parole rattenea quel bestiale da tanta crudelità.
526 2| l'altro promettendoci men rea fortuna, ma d'uscire di
527 4| e' cercava. Eimè! E chi referirà te, o misera fanciulla,
528 9| potavamo languidi e attriti referire loro pari letizia colle
529 2| nave, noi tre ci trovammo reposti presso alla poppe della
530 3| credavamo che solo potere respirare, ora da quello ultimo pericolo
531 5| ultimo, ove quella bestia non restava, io irato: «O scelleratissimo»,
532 4| di que' ferramenti ch'ivi restavano, acciò che quel mostro non
533 4| consigliato, gittai ogni resto di que' ferramenti ch'ivi
534 3| acqua. Pur cominciammo a riaverci un poco, e nettammo el luogo
535 2| premendo l'un l'altro e ricevendo or una or un'altra tagliatura
536 2| potevamo bene stare senza ricevere qualche ferita da que' ferri,
537 2| in luogo non bene atto a riceverene perché era picciolo e ancora
538 9| rotto el lato della nave ne riceverono in quella barca sua, ove
539 1| gravissima iniuria quale io ricevetti dalla fortuna, o amici miei,
540 9| quelli sposi. La fanciulla ricevuta in seno del suo dolcissimo
541 1| possa sanza lacrime e dolore ricordarmi della gravissima iniuria
542 2| cielo, solo la Speranza rimase a fare compagnia a' mortali
543 2| moltitudine solo omini tre rimaseno in vita, io, quella fanciulla
544 4| me stessi, e cominciai a ripensare molte e molte cose, e dicea:
545 6| pregovi insieme con meco ripensiamo qual fusse allora la nostra
546 2| era pieno di ferramenti lì riposti al bisogno della nave. Adonque
547 2| qual credea mai più potere rivedere questo sole e questa luce,
548 9| 9.~ ~Pur rivennero a noi e' pescatori presso
549 5| preghiere. Questo furioso rompe e con tutte le forze si
550 8| non avean che remi atti a rompere e' tavolati. Adonque «Addio»,
551 6| Cassilino essere stato chi rose le funi, le scorze de' legni,
552 9| voci. Adonque in fretta rotto el lato della nave ne riceverono
553 2| atrocissima tempesta quale ruppe subito, mutati e' venti,
554 | s'
555 6| Scrivono le storie di Sagonto, di Ierosolima, di Cassilino
556 2| in una nave ben fornita e salda. Navicavamo colle vele piene
557 2| che, quando gli altri dii salirono el cielo, solo la Speranza
558 8| dolea meno vedere chi ne salvava, e parte desideravamo ne
559 7| inimico, quale appetiva nostro sangue e vita, questo barbaro quale
560 7| barbaro, - non so la cagione, sannola e' fisici, - el quale poco
561 1| 1.~ ~Bench'io non possa sanza lacrime e dolore ricordarmi
562 | Sarebbe
563 | sarei
564 | saremmo
565 4| vivere in tanto desiderio di saziarsi. E in prima quel barbaro
566 5| non restava, io irato: «O scelleratissimo», dissi, «non cesserai tu
567 5| nave co' denti e con urti schiantava e fracassava.~
568 7| stavamo di paura che se si sciogliesse di nuovo, non bisognasse
569 6| stato chi rose le funi, le scorze de' legni, le pelle delli
570 6| 6.~ ~Scrivono le storie di Sagonto, di
571 6| de' legni, le pelle delli scuti, chi mangiò erbe pestifere
572 6| miseria! Noi che con sì secondi venti poco innanzi venavamo
573 9| La fanciulla ricevuta in seno del suo dolcissimo amatore
574 1| piangerlo, qual noi per prova lo sentimmo pessimo esser e troppo terribile,
575 4| pascersi. La fanciulla che sentiva que' ragionamenti, aimè,
576 | senza
577 2| fanciulla sposa e un barbero servo. Cosa maravigliosa e incredibile!
578 9| fuggiti ed evacuati, la barba setosa, le guance squalide, tutti
579 4| audacissimo, arse in tanta sevizia che e' tentò cosa inaudita,
580 5| mezzo consolava costei, sgridava quest'altro e me straccava.
581 | sia
582 2| facea parere questo così sinestro luogo grato e assai troppo
583 7| lacrimare, e que' dentro siniozzando aresti udito con troppa
584 5| e languido pe' sofferti sinistri, pur da tanta indignità
585 7| agiuntissimo, costui ci fu ora slegato caro abbracciarlo. Che se
586 2| propizia, né ci lasciava soccombere a tanti mali.~
587 2| e puntura da que' ferri, sofferavàno tuttora presente la morte.
588 5| benché stracco e languido pe' sofferti sinistri, pur da tanta indignità
589 8| dimenticammo ogni da noi sofferto pericolo accusandoci stolti
590 2| oppressi dalle calamità. E così sola questa dea a noi infelicissimi
591 9| rara e conosciuta, quale solea portare el mio carissimo
592 9| barca sua, ove doppo un poco soluti da maggior cure guardammo
593 3| la maggiore, e dove testé sommersi in acqua sino al mento non
594 5| tua fame maggiore non ben sopportandola. Témperati, ché certo meglio
595 | sopra
596 7| cominciare nuova zuffa. In questo sopragiunsero alcuni pescatori da' quali
597 8| parecchie ore agitati da tanti sospetti che io posso affermare che
598 5| ogni parte a crudelità? Ma sostenea me stessi con l'animo presente,
599 3| fra noi in quello spazio soveniano. Eravi el dolore delle cose
600 9| tutti osceni e simili o più sozzi in vista che que' che già
601 3| quali eravamo si può dire spacciati, tale che ciascuno di noi
602 3| animi e fra noi in quello spazio soveniano. Eravi el dolore
603 6| guadagno, festa, piaceri, quali speravamo abracciare e' padri, la
604 2| difficultà vi s'agiungeva che spesso per el comuoversi della
605 5| mani già me opprimea. O spettaculo durissimo! La fanciulla
606 9| lito. Abbraccioronsi quelli sposi. La fanciulla ricevuta in
607 9| barba setosa, le guance squalide, tutti osceni e simili o
608 7| vedendo guadagno da quella squassata nave nostra, deliberavano
609 | stare
610 | stata
611 9| que' che già tre dì fussero stati morti. Tanto indizio in
612 | stava
613 | stavamo
614 | stesse
615 8| sofferto pericolo accusandoci stolti che gittammo que' ferri
616 6| 6.~ ~Scrivono le storie di Sagonto, di Ierosolima,
617 5| sgridava quest'altro e me straccava. Quel pessimo barbaro, quanto
618 5| Contenemmolo tanto che stracciata la camicia della fanciulla
619 5| strangolarla. Qui benché stracco e languido pe' sofferti
620 5| questa misera fanciulla per strangolarla. Qui benché stracco e languido
621 7| O Iddio, quanta e quanto subita mutazion in noi d'ogni animo!
622 5| con pugni si inasperiva, sudai tanto ch'io glielo tolsi
623 7| barbaro quale con tanti sudori avamo colligato, quale tanto
624 | sul
625 2| que' ferri, e più eravamo summersi tutte le spalle in l'acqua
626 4| e denteggiando, e prima susurrando cominciò pregarmi e pregandomi
627 2| troppa nostra miseria fu suvvertita la nave in modo che di tanta
628 9| dolcissimo amatore tutta svenne in bràccioli. Io, che vidi
629 9| fratello, per desiderio ancora svenni. Credo che chi ci vide molto
630 5| l'altra mano e simile la svolse. Contenemmolo tanto che
631 5| mie la sua destra mano e svolsigliela drieto alle spalle con tanto
632 2| ricevendo or una or un'altra tagliatura e puntura da que' ferri,
633 | tante
634 8| che remi atti a rompere e' tavolati. Adonque «Addio», dissero, «
635 5| bestia quale per sino alle tavole della nave co' denti e con
636 6| si precipitò da' muri per tedio della fame. Visto quello
637 7| avamo colligato, quale tanto temavamo, odiavamo, costui ci fu
638 1| così e molto in mare da temerla. Vorrei per eloquenza potere
639 5| maggiore non ben sopportandola. Témperati, ché certo meglio la porterai,
640 8| che tutti e tre passati tempestosi dì. ~
641 7| forse sarà chi dica che mali tempi generano mali costumi, e
642 4| gridava: «Occidianla». Io col tempo subito consigliato, gittai
643 8| vedendoli partiti; e tanta ne tenea cupidità d'uscirne che dimenticammo
644 4| misericordia di questa pura e tenera fanciulla, ah, e quanto
645 7| ne abbracciavamo pieni di tenerezza. O Iddio, quanta e quanto
646 5| che pel dolore egli urlò. Tennilo tanto che la fanciulla m'
647 4| in tanta sevizia che e' tentò cosa inaudita, incredibile
648 1| sentimmo pessimo esser e troppo terribile, tale che non solo el mare
649 5| ché se così non fusse, terzo fa dì con gli altri saremmo
650 5| pietà a salute siamo e a testificare la loro benignità servati;
651 5| tu esser o no omo? Qual tigre sarà mai simile a te? Qual
652 5| sudai tanto ch'io glielo tolsi da dosso. Presi con tutte
653 6| domandare, - noi subito vedemmo toltoci dinanzi e' nostri benivolentissimi
654 3| potavamo però pigliar modo di torci indi altrove, però che la
655 9| liete voci qual fanno chi torna trionfando a' suoi cittadini.
656 2| questo sole e questa luce, tornava in mente quello che dicono
657 | tra
658 2| dove in tanto mare fossimo traportati, e questo ne parea ottimo
659 2| 2.~ ~Trecento omini eravamo in una nave
660 4| interriato nel viso, coll'alito tremitoso, e denteggiando, e prima
661 9| voci qual fanno chi torna trionfando a' suoi cittadini. Noi non
662 7| alcuni pescatori da' quali el tronco nostro della nave era stato
663 2| suvversa la nave, noi tre ci trovammo reposti presso alla poppe
664 9| ch'avea udito della nave trovata entrovi chi e' dubitava.
665 9| questo sposo avuto da chi trovò el corpo esposto sul lito.
666 2| que' ferri, sofferavàno tuttora presente la morte. Pur la
667 1| amici miei, pur deliberai ubbidirvi. Racconterovvi el naufragio
668 4| dimandandomi ch'io lasciassi ucciderli quella infelicissima fanciulla
669 1| mi dite ch'io faccia, e udirete da me cosa degna di memoria
670 1| vedo molto apparecchiati a udirmi, narrarò la cosa quanto
671 7| bestiale conchiuso con noi, udite le voci de' pescatori, non
672 6| quanta lieta espettazione in ultima desperazione cademmo noi!
673 5| vorrai farti pasto un corpo umano, tu pascerti delle membre
674 7| aresti udito con troppa umilità pregare. Dolce era all'uno
675 7| parea potesse divorare uno uomo intero, testé né pur potea
676 5| comosse quando con un grande urlo quel barbaro gridò: «Un
677 5| impeto che pel dolore egli urlò. Tennilo tanto che la fanciulla
678 2| picciata dall'onde l'uno di noi urteggiava l'altro. Adunque miseri
679 5| della nave co' denti e con urti schiantava e fracassava.~
680 7| a' beati e ben fortunati usar pietà, forse non errarà.
681 2| promettendoci men rea fortuna, ma d'uscire di tanta molestia per allora
682 3| lunga raccontare quante varie memorie e ragionamenti nei
683 6| domandare, - noi subito vedemmo toltoci dinanzi e' nostri
684 7| che que' pescatori, non vedendo guadagno da quella squassata
685 8| cademmo da molta letizia vedendoli partiti; e tanta ne tenea
686 1| simile e' navigli ci sono a vederli molesti, ma e ancora el
687 5| io meno volessi prima che vedermi innanzi quella belva con
688 2| stato, oimè, e quante morte vedevamo noi! Ogni onda veniva con
689 1| sua salute. Ma poich'io vi vedo molto apparecchiati a udirmi,
690 3| letizia della già presso veduta terra, eravi speranza insieme
691 7| porgessero che mangiare. Aresti veduti que' di fuori lacrimare,
692 7| nave era stato da lungi veduto. Noi ch'eravamo intenti
693 2| salda. Navicavamo colle vele piene tutti iocosi verso
694 9| in una barchetta a remi velocissima el marito nuovo della nostra
695 6| secondi venti poco innanzi venavamo a casa, a' quali la fortuna
696 3| ogni onda che verso noi venia c'impauriva a morte. Parseci
697 | veniva
698 | verrete
699 3| liberi non potavamo patire le veste indosso molli. Nudammoci
700 2| apparecchiateli dal suo marito, si vestiva e adornava con panni e gemme;
701 8| co' quali testé apriremmo via a uscirne. Così non levavamo
702 9| svenni. Credo che chi ci vide molto si comovesse non so
703 3| mente. Conferivavi la lunga vigilia, el digiuno, el freddo,
704 4| bisognar quivi lacrime ma virtù; adonque stesse meco in
705 4| orecchia tutto interriato nel viso, coll'alito tremitoso, e
706 9| e simili o più sozzi in vista che que' che già tre dì
707 6| muri per tedio della fame. Visto quello ch'io vidi, ogni
708 5| tu pascerti delle membre vive? Ramentiti tu esser o no
709 4| prima essere periti che ora vivere in tanto desiderio di saziarsi.
710 8| dissero, «siate di buona voglia. Qui saremo subito con molti
711 8| pescatori in ogni modo a volerci aprire da uscirne. Non poterono,
712 | volessi
713 4| le lacrime! Io adunque, volto alla fanciulla, dissi pigliasse
714 5| Qual animale affamato, voracissimo non perdona a simili a sé?
715 | vorrai
716 | Vorrei
717 8| mare pacifico facemmo e più voti per la navigazion de' pescatori
718 7| bisognasse cominciare nuova zuffa. In questo sopragiunsero
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