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Leon Battista Alberti
Naufragus

IntraText - Concordanze

(Hapax - parole che occorrono una sola volta)


1-prese | prest-zuffa

                                             grassetto = Testo principale
    Capitolo                                 grigio = Testo di commento
502 8| desideravamo ne fuggissero prestissimo per salvarci. Ed eravamo 503 | presto 504 7| fu di tutte le cose nulla primo che domandargli che solo 505 7| La fanciulla per questa profertali salute quasi essanimata 506 2| fortitudine che sempre ne promettavamo qualche bene. E a me, qual 507 6| casa, a' quali la fortuna promettea ogni bene, guadagno, festa, 508 2| confortavamo l'un l'altro promettendoci men rea fortuna, ma d'uscire 509 2| a noi infelicissimi era propizia, né ci lasciava soccombere 510 1| piangerlo, qual noi per prova lo sentimmo pessimo esser 511 5| verso di me con morsi, con pugni si inasperiva, sudai tanto 512 2| or un'altra tagliatura e puntura da que' ferri, sofferavàno 513 | può 514 4| la misericordia di questa pura e tenera fanciulla, ah, 515 | quanti 516 2| nave tutta dalla tempesta quassata e aperta. E a queste difficultà 517 | quest' 518 3| vedere qualche monte a lungi; quinci in noi nacque tanto desiderio 519 4| buono animo, non bisognar quivi lacrime ma virtù; adonque 520 4| noi servati da tanta e sì rabbiosa tempesta per esser cibo 521 3| maldestri. Sarebbe istoria lunga raccontare quante varie memorie e ragionamenti 522 1| pur deliberai ubbidirvi. Racconterovvi el naufragio nostro, come 523 5| pascerti delle membre vive? Ramentiti tu esser o no omo? Qual 524 9| anello, entrovi una gemma rara e conosciuta, quale solea 525 4| Piansi. Pur con parole rattenea quel bestiale da tanta crudelità. 526 2| l'altro promettendoci men rea fortuna, ma d'uscire di 527 4| e' cercava. Eimè! E chi referirà te, o misera fanciulla, 528 9| potavamo languidi e attriti referire loro pari letizia colle 529 2| nave, noi tre ci trovammo reposti presso alla poppe della 530 3| credavamo che solo potere respirare, ora da quello ultimo pericolo 531 5| ultimo, ove quella bestia non restava, io irato: «O scelleratissimo», 532 4| di que' ferramenti ch'ivi restavano, acciò che quel mostro non 533 4| consigliato, gittai ogni resto di que' ferramenti ch'ivi 534 3| acqua. Pur cominciammo a riaverci un poco, e nettammo el luogo 535 2| premendo l'un l'altro e ricevendo or una or un'altra tagliatura 536 2| potevamo bene stare senza ricevere qualche ferita da que' ferri, 537 2| in luogo non bene atto a riceverene perché era picciolo e ancora 538 9| rotto el lato della nave ne riceverono in quella barca sua, ove 539 1| gravissima iniuria quale io ricevetti dalla fortuna, o amici miei, 540 9| quelli sposi. La fanciulla ricevuta in seno del suo dolcissimo 541 1| possa sanza lacrime e dolore ricordarmi della gravissima iniuria 542 2| cielo, solo la Speranza rimase a fare compagnia a' mortali 543 2| moltitudine solo omini tre rimaseno in vita, io, quella fanciulla 544 4| me stessi, e cominciai a ripensare molte e molte cose, e dicea: 545 6| pregovi insieme con meco ripensiamo qual fusse allora la nostra 546 2| era pieno di ferramentiriposti al bisogno della nave. Adonque 547 2| qual credea mai più potere rivedere questo sole e questa luce, 548 9| 9.~ ~Pur rivennero a noi e' pescatori presso 549 5| preghiere. Questo furioso rompe e con tutte le forze si 550 8| non avean che remi atti a rompere e' tavolati. Adonque «Addio», 551 6| Cassilino essere stato chi rose le funi, le scorze de' legni, 552 9| voci. Adonque in fretta rotto el lato della nave ne riceverono 553 2| atrocissima tempesta quale ruppe subito, mutati e' venti, 554 | s' 555 6| Scrivono le storie di Sagonto, di Ierosolima, di Cassilino 556 2| in una nave ben fornita e salda. Navicavamo colle vele piene 557 2| che, quando gli altri dii salirono el cielo, solo la Speranza 558 8| dolea meno vedere chi ne salvava, e parte desideravamo ne 559 7| inimico, quale appetiva nostro sangue e vita, questo barbaro quale 560 7| barbaro, - non so la cagione, sannola e' fisici, - el quale poco 561 1| 1.~ ~Bench'io non possa sanza lacrime e dolore ricordarmi 562 | Sarebbe 563 | sarei 564 | saremmo 565 4| vivere in tanto desiderio di saziarsi. E in prima quel barbaro 566 5| non restava, io irato: «O scelleratissimo», dissi, «non cesserai tu 567 5| nave co' denti e con urti schiantava e fracassava.~ 568 7| stavamo di paura che se si sciogliesse di nuovo, non bisognasse 569 6| stato chi rose le funi, le scorze de' legni, le pelle delli 570 6| 6.~ ~Scrivono le storie di Sagonto, di 571 6| de' legni, le pelle delli scuti, chi mangiò erbe pestifere 572 6| miseria! Noi che con sì secondi venti poco innanzi venavamo 573 9| La fanciulla ricevuta in seno del suo dolcissimo amatore 574 1| piangerlo, qual noi per prova lo sentimmo pessimo esser e troppo terribile, 575 4| pascersi. La fanciulla che sentiva que' ragionamenti, aimè, 576 | senza 577 2| fanciulla sposa e un barbero servo. Cosa maravigliosa e incredibile! 578 9| fuggiti ed evacuati, la barba setosa, le guance squalide, tutti 579 4| audacissimo, arse in tanta sevizia che e' tentò cosa inaudita, 580 5| mezzo consolava costei, sgridava quest'altro e me straccava. 581 | sia 582 2| facea parere questo così sinestro luogo grato e assai troppo 583 7| lacrimare, e que' dentro siniozzando aresti udito con troppa 584 5| e languido pe' sofferti sinistri, pur da tanta indignità 585 7| agiuntissimo, costui ci fu ora slegato caro abbracciarlo. Che se 586 2| propizia, né ci lasciava soccombere a tanti mali.~ 587 2| e puntura da que' ferri, sofferavàno tuttora presente la morte. 588 5| benché stracco e languido pe' sofferti sinistri, pur da tanta indignità 589 8| dimenticammo ogni da noi sofferto pericolo accusandoci stolti 590 2| oppressi dalle calamità. E così sola questa dea a noi infelicissimi 591 9| rara e conosciuta, quale solea portare el mio carissimo 592 9| barca sua, ove doppo un poco soluti da maggior cure guardammo 593 3| la maggiore, e dove testé sommersi in acqua sino al mento non 594 5| tua fame maggiore non ben sopportandola. Témperati, ché certo meglio 595 | sopra 596 7| cominciare nuova zuffa. In questo sopragiunsero alcuni pescatori da' quali 597 8| parecchie ore agitati da tanti sospetti che io posso affermare che 598 5| ogni parte a crudelità? Ma sostenea me stessi con l'animo presente, 599 3| fra noi in quello spazio soveniano. Eravi el dolore delle cose 600 9| tutti osceni e simili o più sozzi in vista che que' che già 601 3| quali eravamo si può dire spacciati, tale che ciascuno di noi 602 3| animi e fra noi in quello spazio soveniano. Eravi el dolore 603 6| guadagno, festa, piaceri, quali speravamo abracciare e' padri, la 604 2| difficultà vi s'agiungeva che spesso per el comuoversi della 605 5| mani già me opprimea. O spettaculo durissimo! La fanciulla 606 9| lito. Abbraccioronsi quelli sposi. La fanciulla ricevuta in 607 9| barba setosa, le guance squalide, tutti osceni e simili o 608 7| vedendo guadagno da quella squassata nave nostra, deliberavano 609 | stare 610 | stata 611 9| que' che già tre fussero stati morti. Tanto indizio in 612 | stava 613 | stavamo 614 | stesse 615 8| sofferto pericolo accusandoci stolti che gittammo que' ferri 616 6| 6.~ ~Scrivono le storie di Sagonto, di Ierosolima, 617 5| sgridava quest'altro e me straccava. Quel pessimo barbaro, quanto 618 5| Contenemmolo tanto che stracciata la camicia della fanciulla 619 5| strangolarla. Qui benché stracco e languido pe' sofferti 620 5| questa misera fanciulla per strangolarla. Qui benché stracco e languido 621 7| O Iddio, quanta e quanto subita mutazion in noi d'ogni animo! 622 5| con pugni si inasperiva, sudai tanto ch'io glielo tolsi 623 7| barbaro quale con tanti sudori avamo colligato, quale tanto 624 | sul 625 2| que' ferri, e più eravamo summersi tutte le spalle in l'acqua 626 4| e denteggiando, e prima susurrando cominciò pregarmi e pregandomi 627 2| troppa nostra miseria fu suvvertita la nave in modo che di tanta 628 9| dolcissimo amatore tutta svenne in bràccioli. Io, che vidi 629 9| fratello, per desiderio ancora svenni. Credo che chi ci vide molto 630 5| l'altra mano e simile la svolse. Contenemmolo tanto che 631 5| mie la sua destra mano e svolsigliela drieto alle spalle con tanto 632 2| ricevendo or una or un'altra tagliatura e puntura da que' ferri, 633 | tante 634 8| che remi atti a rompere e' tavolati. Adonque «Addio», dissero, « 635 5| bestia quale per sino alle tavole della nave co' denti e con 636 6| si precipitò da' muri per tedio della fame. Visto quello 637 7| avamo colligato, quale tanto temavamo, odiavamo, costui ci fu 638 1| così e molto in mare da temerla. Vorrei per eloquenza potere 639 5| maggiore non ben sopportandola. Témperati, ché certo meglio la porterai, 640 8| che tutti e tre passati tempestosi . ~ 641 7| forse sarà chi dica che mali tempi generano mali costumi, e 642 4| gridava: «Occidianla». Io col tempo subito consigliato, gittai 643 8| vedendoli partiti; e tanta ne tenea cupidità d'uscirne che dimenticammo 644 4| misericordia di questa pura e tenera fanciulla, ah, e quanto 645 7| ne abbracciavamo pieni di tenerezza. O Iddio, quanta e quanto 646 5| che pel dolore egli urlò. Tennilo tanto che la fanciulla m' 647 4| in tanta sevizia che e' tentò cosa inaudita, incredibile 648 1| sentimmo pessimo esser e troppo terribile, tale che non solo el mare 649 5| ché se così non fusse, terzo fa con gli altri saremmo 650 5| pietà a salute siamo e a testificare la loro benignità servati; 651 5| tu esser o no omo? Qual tigre sarà mai simile a te? Qual 652 5| sudai tanto ch'io glielo tolsi da dosso. Presi con tutte 653 6| domandare, - noi subito vedemmo toltoci dinanzi e' nostri benivolentissimi 654 3| potavamo però pigliar modo di torci indi altrove, però che la 655 9| liete voci qual fanno chi torna trionfando a' suoi cittadini. 656 2| questo sole e questa luce, tornava in mente quello che dicono 657 | tra 658 2| dove in tanto mare fossimo traportati, e questo ne parea ottimo 659 2| 2.~ ~Trecento omini eravamo in una nave 660 4| interriato nel viso, coll'alito tremitoso, e denteggiando, e prima 661 9| voci qual fanno chi torna trionfando a' suoi cittadini. Noi non 662 7| alcuni pescatori da' quali el tronco nostro della nave era stato 663 2| suvversa la nave, noi tre ci trovammo reposti presso alla poppe 664 9| ch'avea udito della nave trovata entrovi chi e' dubitava. 665 9| questo sposo avuto da chi trovò el corpo esposto sul lito. 666 2| que' ferri, sofferavàno tuttora presente la morte. Pur la 667 1| amici miei, pur deliberai ubbidirvi. Racconterovvi el naufragio 668 4| dimandandomi ch'io lasciassi ucciderli quella infelicissima fanciulla 669 1| mi dite ch'io faccia, e udirete da me cosa degna di memoria 670 1| vedo molto apparecchiati a udirmi, narrarò la cosa quanto 671 7| bestiale conchiuso con noi, udite le voci de' pescatori, non 672 6| quanta lieta espettazione in ultima desperazione cademmo noi! 673 5| vorrai farti pasto un corpo umano, tu pascerti delle membre 674 7| aresti udito con troppa umilità pregare. Dolce era all'uno 675 7| parea potesse divorare uno uomo intero, testé né pur potea 676 5| comosse quando con un grande urlo quel barbaro gridò: «Un 677 5| impeto che pel dolore egli urlò. Tennilo tanto che la fanciulla 678 2| picciata dall'onde l'uno di noi urteggiava l'altro. Adunque miseri 679 5| della nave co' denti e con urti schiantava e fracassava.~ 680 7| a' beati e ben fortunati usar pietà, forse non errarà. 681 2| promettendoci men rea fortuna, ma d'uscire di tanta molestia per allora 682 3| lunga raccontare quante varie memorie e ragionamenti nei 683 6| domandare, - noi subito vedemmo toltoci dinanzi e' nostri 684 7| che que' pescatori, non vedendo guadagno da quella squassata 685 8| cademmo da molta letizia vedendoli partiti; e tanta ne tenea 686 1| simile e' navigli ci sono a vederli molesti, ma e ancora el 687 5| io meno volessi prima che vedermi innanzi quella belva con 688 2| stato, oimè, e quante morte vedevamo noi! Ogni onda veniva con 689 1| sua salute. Ma poich'io vi vedo molto apparecchiati a udirmi, 690 3| letizia della già presso veduta terra, eravi speranza insieme 691 7| porgessero che mangiare. Aresti veduti que' di fuori lacrimare, 692 7| nave era stato da lungi veduto. Noi ch'eravamo intenti 693 2| salda. Navicavamo colle vele piene tutti iocosi verso 694 9| in una barchetta a remi velocissima el marito nuovo della nostra 695 6| secondi venti poco innanzi venavamo a casa, a' quali la fortuna 696 3| ogni onda che verso noi venia c'impauriva a morte. Parseci 697 | veniva 698 | verrete 699 3| liberi non potavamo patire le veste indosso molli. Nudammoci 700 2| apparecchiateli dal suo marito, si vestiva e adornava con panni e gemme; 701 8| co' quali testé apriremmo via a uscirne. Così non levavamo 702 9| svenni. Credo che chi ci vide molto si comovesse non so 703 3| mente. Conferivavi la lunga vigilia, el digiuno, el freddo, 704 4| bisognar quivi lacrime ma virtù; adonque stesse meco in 705 4| orecchia tutto interriato nel viso, coll'alito tremitoso, e 706 9| e simili o più sozzi in vista che que' che già tre 707 6| muri per tedio della fame. Visto quello ch'io vidi, ogni 708 5| tu pascerti delle membre vive? Ramentiti tu esser o no 709 4| prima essere periti che ora vivere in tanto desiderio di saziarsi. 710 8| dissero, «siate di buona voglia. Qui saremo subito con molti 711 8| pescatori in ogni modo a volerci aprire da uscirne. Non poterono, 712 | volessi 713 4| le lacrime! Io adunque, volto alla fanciulla, dissi pigliasse 714 5| Qual animale affamato, voracissimo non perdona a simili a sé? 715 | vorrai 716 | Vorrei 717 8| mare pacifico facemmo e più voti per la navigazion de' pescatori 718 7| bisognasse cominciare nuova zuffa. In questo sopragiunsero


1-prese | prest-zuffa

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