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Leon Battista Alberti
Profugiorum ab aerumna Libri III

IntraText - Concordanze

(Hapax - parole che occorrono una sola volta)


34-basti | batta-decim | decli-figli | figur-iudic | iudiz-ostri | ottav-rasse | ratto-strac | strad-zoppo

                                                      grassetto = Testo principale
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1001 1, 7| questa medesima colonna, declinando da quella rettitudine, pel 1002 1, 18| tempo impreenderemo non dedicarci a stimare e amare le cose 1003 1, 16| ogn'ingiustizia. Adunque dedichiamo l'animo nostro a esser vacuo 1004 1, 17| labor ingenium miseris dedit et sua quemque~advigilare < 1005 1, 12| essercitatissimi, inventori, defensori e adornatori di queste simili 1006 3, 2| niuna grave fissura, niuna deforme vacuità, mi diletta, e iudico 1007 3, 11| tu così quasi in pruova degeneri dalla virilità e dal giusto 1008 | degl' 1009 3, 7| domestico e pubblico con qual si degnasse e onestasse le essequie 1010 | dei 1011 1, 30| essercitarci in virtù. Io deliberai un tempo riconoscere tutto 1012 1, 16| Iddio. A' buoni, a' quali deliberammo favoreggiare, non attaglieranno 1013 2, 25| rammento che in ogni tuo deliberare e statuire tua impresa, 1014 1, 26| e starommi solo. Se così deliberasti fare, niuna suasione d'altrui, 1015 2, 25| e noi. Se forse al tutto deliberiamo satisfare a' nostri sdegni, 1016 1, 16| così sponte e volonteroso delibero. Su, dianci coll'animo a 1017 1, 12| paura di maggior tormenti deliberorono uscire di vita. E quegli 1018 2, 13| infra e' buoni, nacquero da' delitti e mancamenti de' non buoni. 1019 2, 30| Laerzio Diogene che facea quel Demofon in mensis prefetto d'Alessandro 1020 2, 13| Ma non mi estenderò in demostrarvi che 'l gaudio e lo sperare 1021 3, 5| contumacia quello che tu non puoi denegare a' casi tuoi». Sempre fu 1022 1, 23| siepi alle parole nostre, denti e labbra; all'udire diede 1023 1, 35| prima donandole e quasi deponendole presso de' buoni e degli 1024 2, 10| nostre ansietà e tormenti. Deporremole consigliandoci col vero 1025 1, 1| su bello ascendere e poi descendere quelle intere e vere voci 1026 2, 24| di nuovo percosso con uno deschetto, e lui pur quieto e saldo, 1027 1, 16| altri uomini, tali quali gli descrive Apulegio. E chi dubita nell' 1028 3, 11| virtù, e accusa e appellasi deserta da te, dove tu così quasi 1029 1, 12| adunque se uno animo umano desidera e' suoi? Miracolo sarà, 1030 1, 19| volontà, non desidererai; non desiderando, non ti duole el non avere 1031 1, 12| immanità non gli desiderare, e desiderandogli non dolersi di non gli avere. 1032 3, 5| in prima sono bestie, se desiderano quello ch'elle nulla possono 1033 2, 17| vari più che non sapresti desiderargli; a te ogni senso acutissimo, 1034 2, 18| ci pare male assettato, e desiderarlo a noi ove e' non bisogna 1035 1, 4| a te non mancano le cose desiderate e chieste della fortuna; 1036 1, 19| Estinta la volontà, non desidererai; non desiderando, non ti 1037 1, 14| uno di que' calamitosi, desidererei le mie care cose, e non 1038 3, 14| contentamenti d'animo. Ma noi desidiosi e ignavi, quali tante ragioni 1039 3, 2| colori a certa prescritta e designata forma e pittura, e dove 1040 1, 17| fusse che gli uomini si dessono a intendere d'esser beati 1041 2, 17| te ogni senso acutissimo, destissimo, nettissimo; in te ingegno, 1042 3, 3| ogni necessità, abietto, destituto, e forse malfermo e poco 1043 3, 20| animo mi tengono sollecito e desto, per distormi da mie acerbe 1044 3, 4| fuoco valida, e più atta a destruere e consumare le cose. E dicono 1045 3, 3| altrui non solo el giudicio e determinazione, ma e ancora la fatica di 1046 1, 23| riconosceremo datoci non per detraere, non per eccitar discordie 1047 2, 19| forse venissero in nostro detrimento da' nostri emuli, invidi 1048 2, 29| certe vertuntur amores.~Et deus, et durus vertitur ipse 1049 3, 3| dulces exuviae, dum fata deusque sinebant;~ ~e viemmi lacrimato 1050 1, 31| urgentibus hoste putabat~devicto maius; nec tam fugisse cavendo~ 1051 3, 18| veduto appresso al tempio di Diana giucare alle murelle co' 1052 3, 2| rimasi da' marmi, porfidi e diaspri di tutta la struttura, e 1053 3, 2| gran tavolati di porfiro e diaspro a suoi luoghi distinti e 1054 3, 11| in questo t'abbandoni e diati a intendere non potere in 1055 3, 15| del nostro comico, Cherea dica in le sue cure amatorie: « 1056 1, 3| qui assentirei a chi lo dicesse non esser possibile vetare 1057 3, 4| opportunità de' tempi tuoi. Che dici tu? E' mi dolgono le offese. 1058 3, 20| memoria e duro pensiero, dicovi questo: nulla troverete 1059 1, 12| gli altri simili furori. Didone precipitata da furore uccise 1060 1, 28| strade. Rise e lieto si die' a quanto gli fu imposto. 1061 2, 17| e contento quanto io ti diedi, e composi in te ogni loda 1062 2, 29| et durus vertitur ipse dies.~ ~ 1063 | dietro 1064 3, 20| Archimede matematico, quale difendendo la patria sua con varie 1065 3, 2| apposervi el tetto quale difendesse tanta opera dalle tempeste 1066 1, 15| apparecchiamo, coperti e difesi dalle veste, dalle mura, 1067 3, 5| e discommessi. Solo una differenza vi s'aggiugneva: questo 1068 1, 17| molte e fallaci e fragili e difficili e raro oneste. Quale, se 1069 3, 4| propulsare e' pericoli e difficoltà quale tuttora incorsano 1070 3, 4| paura ha in sé non so che diffidarsi e troppo umiliarsi. Ma questa 1071 1, 34| in quel numero e luogo di diggnità, rispose: «O fratel mio, 1072 3, 15| diede el vino col quale ella dilavasse ogni tristezza. E Laodices, 1073 2, 8| intendiamovi, Agnolo, e dilettaci. Seguite. Voi fate come 1074 1, 14| argumentare disputando; e dilettami. Ma credi tu ch'io non conosca 1075 2, 3| Niccola: - Nulla suol pari dilettar qui Battista quanto l'essercizio; 1076 3, 2| del ragionare troppo mi dilettasti e tenestimi di cosa in cosa 1077 2, 12| di perdere quello che gli dilettava e satisfacea? Appresso di 1078 1, 23| saprei imitarlo. Più mi diletterebbe quel Cotis principe a cui 1079 3, 17| placet iste ludus, clamo et diludia posco.~ ~ 1080 1, 35| avvezzarsi sopra tutto a dimenticare le picciole ingiurie per 1081 2, 22| qualunque ingiuria sempre fu el dimenticarla. E quando pure el conceputo 1082 2, 22| mostrare di non le conoscere e dimenticarle. Ultimo e ottime fine di 1083 2, 22| a nulla ci sia lecito el dimenticarlo, almeno lo asconderemo o 1084 3, 5| sete sua quando la fame fa dimenticarmi ogni altro merore. E que' 1085 3, 15| dicono che 'l sonno è dolce dimenticatore d'ogni male. Allettatore 1086 3, 13| principiato corso in mare, dimenticava seco stessi ogni cosa avversa 1087 3, 5| solo non piangeano, ma si dimenticavano sepellire e' suoi cari e 1088 3, 4| e' Fati triformi e le mai dimentiche Erine».~ 1089 1, 28| tempo visse stadico in Roma, dimenticò el fastu e superbia regia 1090 2, 25| stendiamo. Vuolsi tanto diminuire alla ricevuta offesa quanto 1091 1, 3| sono li veri indicii quali dimostrano l'apparecchiate ruine alle 1092 3, 20| quanto le investigazioni e dimostrazioni matematice, massime quando 1093 3, 4| sinestrar te stessi ove dimostri non esserti per tua prudenza 1094 3, 14| fra noi mortali; benché Diodoro, greco istorico, dice trovarsi 1095 3, 15| Niccola, el vino. Consiglio di Diomede: bei e mangia; poi dormendo 1096 1, 11| Senocrate filosofo donò Dionisio tiranno una grillanda d' 1097 1, 14| natura e' sia. Io non potrei dipingerefingere di cera uno Ercole, 1098 1, 24| chi viverà disposto di mai dir parola non verissima, a 1099 2, 9| bene accommodati svelgano e diradichino ed espurghino da noi ogni 1100 1, 2| molta cognizione di lettere, direi: qual due uomini altrove 1101 3, 2| rarissime cose accolte da lui, diremole noi non esposte in luogo 1102 3, 3| la felicità del vivere, direte che siano cose caduce e 1103 3, 1| conducere sino a qui. Né qui so dirizzarmi a tradurlo dove io da lungi 1104 3, 5| si condolse di tanta loro disadattaggine, ed esclusongli dicendo: « 1105 3, 5| troppo simili; né appena discerneva indizio alcuno per quale 1106 2, 17| faci della invidia, non discerniamo in che modo questi nostri 1107 1, 35| Antistenes filosofo parea niuna disciplina migliore in vita che disimparare 1108 3, 5| petto e umeri implicati e discommessi. Solo una differenza vi 1109 1, 19| quelli vero pe' quali io viva discontento e perturbato, sono non miei, 1110 3, 4| nulla iniocunda, nulla disconveniente a chi sia ben confirmato 1111 2, 23| poi, finito el cantare, si discoperse e mostrossi lieto bevendo 1112 1, 33| sanità sua stare colla testa discoperta tanto quanto egli adorasse 1113 2, 24| superchiarlo d'iniurie. Lui né discoprirsi sanza estremo suo pericolo 1114 1, 23| detraere, non per eccitar discordie e danno ad altri, ma per 1115 1, 4| esplicare la mia. Adunque discorreremo narrando e raccogliendo 1116 2, 14| col nostro inconsiderato discorso di ragione e imprudenza. 1117 3, 20| qualche ragione in conoscere e discutere cagioni ed essere di cose 1118 3, 20| rimedio. Cosa niuna tanto mi disdice da mia vessazione d'animo, 1119 1, 26| orecchie o fede a cosa che ti disduca da questo proposito, quanto 1120 3, 20| cose geometrice quale e' disegnava in sul pavimento in casa 1121 3, 2| parse accommodato a' miei disegni, e divisilo in più particelle 1122 3, 5| bestie pe' boschi e pe' diserti danno segni manifestissimi 1123 2, 1| Pandolfini, omo eruditissimo e disertissimo, disputò insieme con Niccola 1124 2, 13| Properzio poeta, - merito fecere disertum. E quanti, perché fastidirono 1125 1, 9| Ma noi, alcuni, troppo ne disfidiamo, e come in milizia chi sia 1126 1, 35| disciplina migliore in vita che disimparare el ricordarsi delle offese. 1127 1, 32| espediti alle faccende virili e disoccupati da questi altri impacci 1128 1, 22| cerchiamo l'utile. Ma cosa niuna disonesta sarà mai necessaria. Per 1129 2, 17| immortali: quest'altre cose disoneste e non accommodate a beatitudine 1130 3, 5| voce e gesti inettissimi e disonestissimi. Pirteo, vedendogli così 1131 1, 16| per tradur mia età vacua e disoporosa? Questo intelletto, questa 1132 2, 8| fece Dario in Asia, qual dispargea qua e fuggendo l'oro, 1133 1, 28| una faccenda vilissima per dispettarlo, che provedesse a certe 1134 1, 14| nimico, sendogli in odio e in dispetto suoi detti e fatti. Così 1135 3, 3| vulgatissimi e notissimi: non ti dispiaccia la cecità tua, non ti aggravi 1136 1, 21| impaccia rimane impacciato. E dispiacemi la stultizia di molti quali, 1137 1, 26| a non repugnarle, tanto dispiacerai a te stessi, e tanto sarai 1138 1, 34| e sono facili a chi così dispone volere. E certo ben disse 1139 3, 5| dello apparecchio, procedeva disponendo a' convivati loro luoghi 1140 3, 3| le avere. E bench'io mi disponga coll'animo e al tutto m' 1141 3, 20| compositissimo edificio, e disposivi più ordini e numeri di colonne 1142 1, 14| qualche investigazione o disposizione o appreensione di cose, 1143 3, 5| Indi e come reputeremo noi, disposti a nulla desiderare quello 1144 3, 2| chi scrive o come voi qui disputa e ragiona di queste dottrine 1145 1, 14| vulgata dello argumentare disputando; e dilettami. Ma credi tu 1146 3, 4| Forse altrove a tuo posta ne disputaremo. Per ora, quanto accade 1147 1, 13| naviglio, non che e' mi disputasse, - e' si vuole alla tempesta 1148 3, 1| utile e degna, qual vederai disputata in questo terzo libro dal 1149 3, 1| prudentissimo, quale alle disputazioni prossime di sopra, usciti 1150 2, 12| troppo amore, altrove ne disputeremo. E queste nostre speranze 1151 1, 14| fu loro debito? E di che disputiamo noi, di quello che fecero, 1152 2, 1| eruditissimo e disertissimo, disputò insieme con Niccola di Messer 1153 3, 2| loro scritti adoperate e disseminate, che oggi a chi voglia ragionarne 1154 3, 2| gli altri scrittori era disseminato e trito, e sentiamo tante 1155 2, 24| Adunque deliberò soffrire e dissimulando aspettare se il tempo o 1156 2, 22| almeno lo asconderemo o dissimuleremo. Presso a Curzio istorico, 1157 2, 24| altri sofferse, con tutti dissimulò el suo sdegno, a tutti si 1158 2, 24| lasciva e immodesta qual dissipava e consumava ogni sua domestica 1159 1, 14| Perturbasi ancora in noi l'animo dissoluto dalla ragione e condutto 1160 3, 4| segui meco argumentando e dissuadendo la pazienza. S'io volessi 1161 2, 21| alcuna filosofia in tutto distendere». Così io non vieto che 1162 1, 34| ch'e' pastori lievano e distengono le pecore da' prati, e questo 1163 1, 1| ragionamenti, Niccola, e distesimi in cose non accommodate.~ 1164 3, 4| rende inabile a discernere e distinguere quel che al bene a te s' 1165 3, 2| e diaspro a suoi luoghi distinti e applicati, e ogni cosa 1166 1, 23| sue ottime cogitazioni e distogliessero dalle continue sue investigazioni 1167 1, 26| avvenirti in mente che ti distolga dal tuo instituto. Ma tu 1168 3, 4| impresa e faccenda. Né ti distolgo da' tuoi sensi e proclività 1169 3, 20| tengono sollecito e desto, per distormi da mie acerbe cure e triste 1170 1, 23| ora in ora cose quale lo distraessero dalle sue ottime cogitazioni 1171 3, 10| distribuisse per sorte; e non si distribuendo, io pur sono lungi molto 1172 3, 2| divisilo in più particelle distribuendole ove a me parse. E quinci 1173 2, 30| in molta parte gli domò e distrinse. Né fu sempre la fortuna 1174 1, 24| sia impedimento e forza a disturbarci nella busia, altrove sarà 1175 3, 20| fere, a' pesci. Sarà non disutile intrapreendere qualche patrocinio 1176 1, 5| fuoco, e Pompeo vi pose el dito; e molti altri raccolti 1177 3, 15| nominorono Venere acidalia, ditta che lievi le cure dell'animo. 1178 3, 7| al trigesimo . Cesare dittatore el terzo impose fine 1179 1, 36| ogni tuo acquisto in virtù. Ditto d'Aristotile: la voluttà 1180 2, 13| brutti costumi passati, divennero ornatissimi di vita e virtù! 1181 1, 9| provando, se bene non fussi, diventerai atto a vincere ogni insulto 1182 1, 34| fanno che per troppo cibo diventerebbono infette. E certo, come dicea 1183 1, 29| scrivendo, non pingendo, mai diventeresti pittore o scrittore. E scrivendo 1184 1, 28| interverracci che simulando diventerremo quali vorremo parere. Ottima 1185 3, 4| acerbissimi morsi de' suoi dolori diventò cane e arrabbiò. Niobe fingono 1186 2, 30| per questo e' laghi eran divenuti pallidi, squallidi, e tremavano; 1187 3, 20| prati amenissimi. E per divertere l'animo da ogni trista memoria 1188 1, 3| copiosissime ragioni possono diverterlo dalle cure quale tuttora 1189 3, 5| consueti. Erano infra que' divi el Pianto e ancora el Riso, 1190 3, 10| Troppo sarebbe cosa troppa divina non esser gaglioffo, se 1191 2, 28| invitis fas quemquam fidere divis.~ ~ 1192 3, 2| accommodato a' miei disegni, e divisilo in più particelle distribuendole 1193 2, 9| consiglio. Questa fu nostra divisione ieri. Aggiugniànvi quest' 1194 2, 9| convienci resummere una delle divisioni nostre d'ieri in questa 1195 1, 14| centurione e commilitone di divo Iulio Augusto, contenere 1196 1, 22| dire Galba, quello uno de' dodici principi romani: niuno mai 1197 3, 11| altrui, non bisogna ch'e' dogga a te; e se forse furono 1198 1, 10| 10-~ ~NICCOLA. Doh! Agnolo, che dura e iniqua 1199 3, 17| lassitudini d'animo questa dolcezza e varietà de' suoni e del 1200 3, 14| speranza, ioconde memorie e dolci contentamenti d'animo. Ma 1201 3, 15| l coito introduce sonno dolcissimo e innocuo. E' Greci chiamano 1202 2, 11| nimium sodalem: amabis minus, dolebis etiam minus~ 1203 3, 4| questo ne dai cagione quale dolendoti male curi e' fatti tuoi. 1204 1, 3| nostro malgrado ci conviene dolere e temere, e male averci, 1205 1, 14| perfetta virtù che non mi dolesse la perdita de' miei; ma 1206 1, 10| presso a Cortona: «E che vi dolete? Queste vostre lacrime che 1207 3, 8| stupidi e quasi stolidi, dolgonsi e predicano essere sé sopra 1208 2, 20| voglio, scrisse Cicerone a Dolobella, coll'animo sia forte e 1209 1, 17| spesso occorrano cose da dolorarlo.~ 1210 2, 22| qual dicea ad Achille: «Doma questo tuo animo sbardellato, 1211 1, 6| ridere e cantare? Chi gli domandasse: perché ridi? credo risponderebbono: 1212 1, 10| pensiamoci un poco. Se voi domandassi el fratello, el padre, la 1213 1, 11| racconto Bione filosofo quale, domandato che cose facendo in vita 1214 3, 14| Ma Omero chiama el sonno domatore d'ogni acerbità, e introduce 1215 2, 22| dignità, sono flessibili». Domeremo noi stessi, fletteremo più 1216 3, 3| e perdette sue fortune domestiche, amplitudine, autorità publica 1217 3, 3| quale perdette e' noti a sé, domestici, coniunti, amici, e perdette 1218 3, 7| impose fine a ogni lutto domestico e pubblico con qual si degnasse 1219 3, 2| construssero uno quasi tempio e domicilio in suoi scritti a Pallade 1220 2, 30| quale in molta parte gli domò e distrinse. Né fu sempre 1221 1, 35| degne e lodate, e in prima donandole e quasi deponendole presso 1222 2, 25| gratissimo e laude prestantissima donar questa nuova grazia alla 1223 2, 8| altrove. Noi vi preghiamo; donateci questa opera. E quanto sino 1224 1, 11| dramme. A Senocrate filosofo donò Dionisio tiranno una grillanda 1225 3, 15| Diomede: bei e mangia; poi dormendo ti racconsolerai. Benché 1226 3, 14| interpellata e compresa dal sonno. Dormì, e in quel dormire si spense 1227 3, 15| opera, tanto che lasso poi dormirò». Omero trovò a questo nuovi 1228 1, 31| imparare a sofferire se stessi dormiva in terra, e cose molte altre 1229 3, 5| befferebbe tanta svenevolezza o dorrebbegli tanta sua bruttezza. Dirai: 1230 1, 27| e quali perdute molto ti dorrebbono, gittale da te, e quinci 1231 2, 13| quanto a lui sia magro el dorso, giovici qualche volta avere 1232 1, 2| ragionare e disputare di cose dotte e degne. E affermovi questo, 1233 3, 1| udirai da questi due uomini dottissimi cose degne, grate e utilissime. 1234 1, 10| fiacca come è a voi, uomo dottissimo, el disputarne, rendovi 1235 2, 19| curasse essere in sé e buono e dotto che parere apresso degli 1236 3, 2| disputa e ragiona di queste dottrine dovute a virtù e atte a 1237 | dov' 1238 1, 14| che e' poteano e potendo doveano fare? E se dalla vita e 1239 2, 22| consigliavano insieme se dovessero ritornare in Grecia così 1240 2, 19| uomo perfetto in virtù era dovuto udire e' detti altrui verso 1241 1, 11| comperò una perdice cinquanta dramme. A Senocrate filosofo donò 1242 2, 30| Furore immanissimo, per dubbio di male farsi male. Molte 1243 1, 1| richiede la natura, chi dubiterà appellare questo tempio 1244 1, 30| auseremo. E non sia chi dubiti che sopra tutto bisogna 1245 2, 12| namque inquit:~ ~et me, quem dudum non ulla iniecta movebant~ 1246 3, 3| oltramodo; e dico anche io:~ ~dulces exuviae, dum fata deusque 1247 | dum 1248 3, 18| giuoco quale e' chiamavano duodecim scripta; e Claudio Cesare 1249 1, 34| stessi ne avessi esposta la duodecima parte, già più tempo saresti 1250 3, 5| Quando e' divenne a questi duoi fratelli, e' si fermò, ché 1251 2, 19| stessi gravezza e acerbità, e duolci se altri forse non si ritiene 1252 1, 5| contro alle cose gravissime e durissime più quasi che la natura 1253 2, 25| persino alle pine, frutto durissimo e tardissimo, hanno suo 1254 1, 31| Illuviem atque inopes mensas durumque cubile~et certare malis 1255 2, 29| vertuntur amores.~Et deus, et durus vertitur ipse dies.~ ~ 1256 1, 13| questi dotti come da un duttore e addirizzatore del naviglio, 1257 | ea 1258 2, 27| rhetore consul;~si volet haec eadern, fies de consule rhetor.~ ~ 1259 | ebbe 1260 3, 6| mezzo non ci reputi forse ebbri. E certo sarà alienissimo 1261 3, 5| secentomilia conosciuti ebrei oppressi dalla fame, non 1262 3, 11| vilipende qualunque sia cosa non eccelsa ed erta, come sarai tu bene 1263 1, 26| accettaremo da noi stessi niuna eccezione contraria. Oggi siede el 1264 1, 3| animi e imporre in loro vari eccitamenti e commozioni? Troppo sarebbe 1265 2, 13| indi a noi stia un certo eccitamento e stimolo a meglio meritar 1266 1, 15| rigore essercitandoci ed eccitando in noi quel calore innato 1267 3, 9| teneri e molto veementi ad eccitarci a compassione de' mali altrui, 1268 2, 18| e' non bisogna credendoci eccitati non da invidia ma da iusto 1269 2, 9| agitamento e furore fusse eccitato e commosso in le nostre 1270 3, 3| canti e versi piangiosi eccitava mestizia e sospiri a chi 1271 | eccovi 1272 1, 28| cose avvezzarsi a quasi edificare in sé un'altra natura. Furono 1273 3, 10| antiquo Mecenas nobilissimo, editus atavis regibus, quello amico 1274 1, 34| forse che 'nsino a qui fummo educati in grembo della mamma e 1275 3, 2| quel tempio ornatissimo di <Efeso>, quale tutta l'Asia construsse 1276 2, 9| degna virilità; onde poi effeminati non tolleriamo noi stessi 1277 1, 7| sofferirlo; qui la mollizie effemminata dell'animo per se stessi 1278 3, 5| lacrime? E che piangi, uomo effemminato? Perdetti; non ho; vorrei. 1279 3, 4| ma proibisco non diventi efferato e immanissimo. E tu pur 1280 1, 3| credono spegner quello che con effetto tanto può per sua natura 1281 3, 5| e' fussero in ogni loro effigie e liniamenti troppo simili; 1282 1, 34| de' magistrati chiamati efori, Chilon filosofo, qual più 1283 1, 27| Erodoto istorico, Amasis re d'Egitto a Policrate tiranno fortunatissimo: « 1284 1, 36| ogni opera. Amasis re degli Egizi rispose esser facillima 1285 1, 1| temperatissimo refrigerio. E s'egl'è, come e' dicono, che le 1286 | ego 1287 2, 13| storico, dicea che tutte le egregie leggi e onesti essempli 1288 1, 31| fugisse cavendo~adversa egregium, quam perdomuisse ferendo.~ ~ 1289 3, 4| troppo umiliarsi. Ma questa egritudine d'animo qual chiamano tristezza, 1290 3, 4| lascia questo tuo fasto ed elazione antiqua. Usurpa testé nuovi 1291 3, 20| pittura e anche e' suoi elementi pur da' matematici, e cavonne 1292 3, 15| tristezza. E Laodices, moglie di Elicanore, al figliuolo stracco in 1293 3, 18| flessibile in ogni parte. A Pirro Eliensis filosofo, figliuolo di Plistarco, 1294 2, 17| Sitione, in quel giunse ad Elim, che furono stadi MCCCV. 1295 2, 13| di vita e virtù! Scrive Elio Sparziano istorico che Adriano 1296 2, 13| mente e d'animo, e succedere emendandoci e godendo in ogni nostro 1297 2, 13| Terenzio, dalla vita altrui emendare la sua, ma in prima dal 1298 2, 13| troppa inezia, deliberò emendarsi, e datosi con assiduità 1299 2, 18| addutta opinione, facile ne emenderemo e rassetteremoci a più quiete.~ 1300 2, 19| nostro detrimento da' nostri emuli, invidi e inimici, vorrebbesi 1301 2, 30| e non fare come alcuni enervati quali alla prima ombra avversa 1302 2, 24| consumava ogni sua domestica entrata. Addolorò, e deliberò vendicarsi; 1303 3, 10| intrate del tempio. Chi entrava a salutare Iddio, vedea 1304 2, 33| questo religiosissimo tempio, entriamo a salutare el nome e figura 1305 3, 1| l'ultimo epilogo e breve enumerazione delle cose recitate da noi. 1306 1, 28| contro a sé. Leggesi che ad Epaminunda, illustrissimo principe 1307 1, 22| senza cagione ascrivea l'Epicuro agli dii summa beatitudine 1308 3, 1| questa causa che l'ultimo epilogo e breve enumerazione delle 1309 3, 5| el costume antiquo quello epulo e lettisternio consueti. 1310 2, 25| flutti e tempesta del vivere, equabili e sicurissimi.~ 1311 2, 1| espurgarla e restituirti ad equabilità e tranquillità d'animo e 1312 1, 33| Scriveno che a Iulio Viatore, eques romano, e' medici proibirono 1313 | eran 1314 | eravamo 1315 | eravate 1316 1, 14| dipingere né fingere di cera uno Ercole, un fauno, una ninfa, perché 1317 3, 4| triformi e le mai dimentiche Erine».~ 1318 1, 8| 8-~ ~Dicea Ermete Trimegisto antiquissimo 1319 2, 17| Cartagine. E dicono che Erodes fu cacciatore e pugnatore 1320 1, 27| 27-~ ~Scrive, presso a Erodoto istorico, Amasis re d'Egitto 1321 2, 13| giovici qualche volta avere errato dove indi ne riconosciamo 1322 1, 4| sinistro, e non qualche volta erri in quella parte in quale 1323 2, 14| crediamo nulla errare ed erriamo, che ne adduciamo in perturbazione 1324 2, 19| ragionarne, e inculpane chi prima errò, non chi ora dice el vero. 1325 3, 11| sia cosa non eccelsa ed erta, come sarai tu bene accetto, 1326 1, 5| dispiacque, esser constanti ed erti contro non solo a movimenti 1327 2, 3| raro fu che non salisse su erto a salutare el tempio di 1328 2, 1| che Agnolo Pandolfini, omo eruditissimo e disertissimo, disputò 1329 3, 18| essempli e modi da espurgare la erumna e gravezza de' duri pensieri 1330 | es 1331 1, 10| pericoli; odiano chi non esca di vita con animo invitto 1332 3, 4| non cedere a' mali suoi. Eschilo poeta tragico, quando egli 1333 2, 11| tue tanta speranza, che tu escluda ogni ragione e consiglio 1334 3, 2| propulsino e in che modo si escludano le maninconie. E confessovi 1335 2, 25| in ogni nostro discurso escluderemo ogni fretta e ardore di 1336 1, 10| e fragili sono al tutto escluse da' pensieri e dalle voglie 1337 3, 5| loro disadattaggine, ed esclusongli dicendo: «Né tu hai viso 1338 3, 4| vita, e rendeti inutile ad escogitare e preordinare le cose buone 1339 3, 17| concilio arelatense, che le escubie funerali si vegghiassero 1340 2, 32| secondo el precetto di Esiodo, non a pari ma a maggior 1341 3, 19| vendicarci in tranquilla ed espedita libertà d'animo e di mente. 1342 3, 10| viso (membra da volerle espeditissime) tengo vestite e obinvolute: 1343 3, 12| fata rependo meis. A tanti espettati beni, non ingiuria, si debbono 1344 1, 15| ogni adito onde a noi possa espirare alcuna ingiuria del verno; 1345 3, 4| commodissima, e s'io volessi esplicarti quanto l'essere non subito, 1346 2, 6| vostra copia, quanta ieri ne esplicasti, pari potrete giovarci e 1347 1, 9| qui tra noi resti assai esplicato che noi uomini bene consigliati 1348 1, 11| Zenone stoico, padre ed esplicatore di questa austera e orrida 1349 2, 23| atto e con tanta grazia esplicò quello si debba in vita 1350 3, 4| prepongono, e per quale s'espone el sudore, el sangue, la 1351 3, 3| e col fuoco, e per quali espongono suo sudore e sangue e vita; 1352 3, 18| s'io vi pensassi, potrei esporveli, co' quali e' nostri maggiori 1353 1, 10| tempesta d'animo. Giovi a chi espose el sangue suo per salute 1354 1, 2| tale per certo quale e' lo espresse in quel suo terzo libro 1355 3, 1| sentenze, e affermo non potrei esprimere la suttilità d'ingegno e 1356 3, 20| di tanta sua ossidione ed espugnazione. Trovoronlo investigare 1357 2, 1| possi con ragione e modo espurgarla e restituirti ad equabilità 1358 1, 38| di curarci perturbati ne espurgassero del seno ogni rancore e 1359 2, 9| svelgano e diradichino ed espurghino da noi ogni concetto e infisso 1360 3, 1| con arte e ordine tanta esquisita dottrina e maravigliosa 1361 1, 4| così fusse da tante parti essagitato, pur visse a qualunque perturbazione 1362 3, 15| della patria dal Senato, essarse in tanta ira che percosse 1363 | esse 1364 2, 24| inaudita e rarissima! Oh essemplo degno di memoria fra e' 1365 | essendogli 1366 | esserci 1367 1, 26| qual facea Alessandro, essercitando le sue gente e commilitoni 1368 1, 15| asprezza e acerbità e rigore essercitandoci ed eccitando in noi quel 1369 1, 16| giudicherò io mio debito, essercitandomi in cose pregiate e degne, 1370 1, 29| Né sia chi stimi non essercitandosi abituare in sé virtute alcuna. 1371 1, 26| nimici, così noi studieremo essercitare nostre membra e sensi in 1372 1, 26| spettacolo, e io voglio essercitarmi in curar nulla questa voluttà; 1373 1, 12| se questi uomini dotti ed essercitatissimi, inventori, defensori e 1374 1, 21| all'ora del decimaessercitava in ogni laboriosa industria: 1375 1, 29| virtuoso, in quale occupati ne esserciteremo assiduo pensando, investigando, 1376 3, 5| quando e' gli nunziava che l'essercito de' Greci constituiva per 1377 2, 10| fuggire la patria e irne in essilio, disse Socrate: «Più tosto, 1378 3, 20| darmi a commentare qualche essornazione, ad amplificare qualche 1379 1, 1| dice ch'e' musici potessero essortare Alessandro Macedone ad arme 1380 3, 2| aguagliarsi a un piano, tutte estendersi a una linea, tutte conformarsi 1381 3, 4| maggior disputazione ed estenderti in più lati campi d'argumentare 1382 3, 9| regnatorem Asiae...~ ~ ~Non mi estendo in raccontarti le calamità 1383 1, 11| assiduo contra la fortuna ed estermina e succulca da sé ogni sua 1384 1, 21| cose connumerano e' fisici esterminare e prosternere in noi le 1385 3, 2| de' filosofi stoici, ed estesero e' pareti colla investigazione 1386 1, 11| l re Antigono, quale lo estimava quasi come un dio mortale 1387 3, 17| cura che subito ella non si estingua ove voi perseverrete cantando. 1388 3, 14| farmaco spegne le lacrime ed estingue il merore. Ma voglio ridere 1389 1, 19| amore, si spegne la volontà. Estinta la volontà, non desidererai; 1390 3, 5| minima favilla di sue già estinte memorie si raccendono maggiori 1391 3, 4| furioso. Cleobolo filofoso, estinto da sue grave maninconie, 1392 1, 1| aere e quieto: fuori vampe estive e autunnali; qui entro temperatissimo 1393 1, 4| Diogene cinico, uomo in sua estrema povertà abietto, svilito 1394 1, 5| Quanti sono che soffersono estremi cruciati e intollerabili 1395 2, 24| Lui né discoprirsi sanza estremo suo pericolo né partirsi 1396 1, 15| Ma, dirò io, cosa niuna estrinseca potrà ne' nostri animi se 1397 1, 18| questo sarebbe un perpetuo estuare coll'animo e un quasi straccare 1398 1, 3| ci è lecito refutarli o esturbarli.~ 1399 3, 13| a sé gloria immortale ed eterna fama; e dicea: «satisfeci 1400 2, 22| poeta, quale offesa serbava eternum sub pectore vulnus; ma faremo 1401 2, 24| suoi lieve. Ancora di nuovo Ethisippus gittò uno stinco di bue 1402 | etiam 1403 1, 16| ragione? Sentilo ragionare, ed etti persuaso che l'animo dell' 1404 2, 30| letizia. E come dicea colui in Eunuco presso a Terenzio, qualche 1405 2, 22| Curzio istorico, quello Eustemon, uno de' iiij M. presi e 1406 3, 11| perturbazioni; questa medesima le evacua, e risanifica l'animo nostro 1407 2, 21| poi, spenta quella vampa e evaporato l'incendio, sarà da rivocarsi 1408 2, 12| Troia suo patria incesa ed eversa col padre in collo e col 1409 2, 31| opporremo consiglio e ragione ad evitarli e a prepararci a bene soffrirli. 1410 2, 20| infrangerete voi stessi, ed evvi tanto più acerbo poi el 1411 | ex 1412 2, 12| omnes terrent aure, sonus excitat omnis~suspensum et pariter 1413 3, 9| finis Priami fatorum; hic exitus illum~sorte tulit, Troiam 1414 3, 3| dico anche io:~ ~dulces exuviae, dum fata deusque sinebant;~ ~ 1415 3, 3| vedea. Simile lodano Marco Fabio che, perduto el fratello, 1416 1, 30| ha più che fare che chi è faccendoso; e' va su e va giù, e non 1417 3, 3| stessi in quelle cose che faccino a virtù e laude. E bene 1418 | facemmo 1419 | facessi 1420 3, 3| decimo si sepellisse e facessonsi le essequie, e l'undecimo 1421 | facesti 1422 2, 17| avviene che, abbagliati dalle faci della invidia, non discerniamo 1423 3, 18| poi era mansuetissimo e facilissimo e flessibile in ogni parte. 1424 2, 22| stessi, fletteremo più a facilità e indulgenza che a severità 1425 1, 36| degli Egizi rispose esser facillima qualunque cosa si faccia 1426 1, 17| necessarie sono molte e fallaci e fragili e difficili e 1427 2, 27| vivere pieni di fizione e falsità. Pènsavi tu se mai fusti 1428 1, 16| fama e degnità mia, della famiglia mia e della patria mia? 1429 3, 18| sua domestica greggia e famigliuola. Alessandro, quello ottimo 1430 1, 2| quel suo terzo libro De Familia, buono uomo e umanissimo 1431 3, 3| appruovi presso de' dotti e famosissimi scrittori, quando la Dea 1432 3, 15| trastullati con qualche tenera fanciulla stanotte». E altrove afferma 1433 2, 24| Solo a quella Melancum, fanticella di Penolopes, quale infestava 1434 | farà 1435 | fargli 1436 | farlo 1437 | farsi 1438 | farvi 1439 | fas 1440 1, 21| gli satisfai, infesta e fassi ubidire. Apulegio, accusato, 1441 1, 4| troppe ricevute ingiurie, fastidiami la insolenza di tale o quale 1442 1, 1| varietà de' canti reiterati fastidiano: solo questo cantare religioso 1443 3, 2| desiderare. Ma chi sarà sì fastidioso che non approvi e lodi costui, 1444 2, 13| disertum. E quanti, perché fastidirono suoi brutti costumi passati, 1445 3, 4| Prometeo, lascia questo tuo fasto ed elazione antiqua. Usurpa 1446 1, 28| stadico in Roma, dimenticò el fastu e superbia regia e divenne 1447 2, 29| avvenne, qualche himarmones e fatal condizione e cagione fu, 1448 2, 29| d'armati. Erano e' tempi fatali in eccidio di Troia, e però 1449 1, 21| puerum quaerendo audita fatigat,~quem, quae scire timet, 1450 3, 12| duri suoi casi ed errori: fatis (inquit) fata rependo meis. 1451 3, 9| voluntà:~ ~Haec finis Priami fatorum; hic exitus illum~sorte 1452 3, 5| pur quasi stupidi, né cosa favellavano, ma rompevano in voce e 1453 3, 5| costui a cui da ogni minima favilla di sue già estinte memorie 1454 1, 22| contenzione e gara tiene in sé faville di rissa, quale agitate 1455 2, 19| virtuosi. E de' biasimi e favoleggiamenti qual forse venissero in 1456 2, 25| quando elle sono giuste. Favoreggiano e' cieli alle iuste imprese. 1457 2, 25| altra osta e offirmati. Non favoreggiar sempre alla causa tua, ma 1458 3, 10| sostenne in sé perpetua febbre, sanza dormire solo uno 1459 3, 5| giova. Quando a casa di Febe convenirono molti dii per 1460 3, 5| suo figliuolo, piacque a Febo convitarli, e apparecchiò 1461 1, 1| e rivocarlo in cena. Ma fec'io bene? Io ruppi forse 1462 2, 13| Properzio poeta, - merito fecere disertum. E quanti, perché 1463 2, 11| Valerio Marziale: Nemini feceris te nimium sodalem: amabis 1464 | fecero 1465 1, 38| ordine e forse confuse. Fecilo nondimeno, e non ad altro 1466 3, 10| tale, e intervenne a me: fecivi quello e quell'altro rimedio, 1467 1, 26| quanto darai orecchie o fede a cosa che ti disduca da 1468 3, 4| cordogliosi deformati, languidi e fedissimi contorcersi ne' loro intimi 1469 3, 10| vezzi. Di tanta oscenità e fedità toccherebbe parte a me, 1470 2, 30| altri, e fra loro a quel Fedro Iasone, quale da' suoi nimici 1471 3, 13| molti oltraggi da Alcinoo re Feicorum, quando e' vide seco reconciliati 1472 1, 34| inconstanti; bisognaci ne' tempi felici prepararci a potere contro 1473 2, 28| ben mantenersi son cose felicissime in vita. Sì; ma chi stimasse 1474 1, 25| pazze e piene di pulce le femmine, e da loro mai riceverai 1475 3, 8| mi fastidia questa levità femminile del piangere e scalfirsi 1476 1, 26| ogni addito e otturato ogni fenestra per donde elle possino entrare 1477 2, 22| faremo secondo che ammoniva Fenix quel buon vecchio presso 1478 2, 30| suoi nimici ricevette una ferita in luogo che per quella 1479 3, 20| cittadini quali cadeano sotto le ferite, le strida delle moltitudine 1480 3, 13| Appresso d'Omero, Ettor ferito a morte consolava sé stessi 1481 3, 20| da muovere e portare, da fermare e statuire cose grandissime 1482 1, 16| lascerò io me simile a un ferraccio macerare e marcire in ozio, 1483 3, 3| e' mortali contendono col ferro e col fuoco, e per quali 1484 3, 18| buon romano si levava dalle fessitudini delle sue faccende e tessea 1485 2, 10| di convivervi insieme con festa e sollazzo, non voglio ti 1486 3, 20| ne' tempi, e dove siano feste e giuochi privati e pubblici. 1487 3, 18| suoi amori e applaudere e festeggiare coll'ale a chi ben gli nutriva. 1488 3, 10| di malattie e lutoso di fetido e virulento umore; io nitido 1489 3, 5| confortarlo nel caso di Fetonte suo figliuolo, piacque a 1490 1, 21| il dolore, le vigilie, el fetore, le cure dell'animo. E non 1491 1, 10| quale la nostra fortuna ne fiacca come è a voi, uomo dottissimo, 1492 2, 9| di tanta e sì importuna fiamma qual t'incende ad ira e 1493 3, 20| quali periano oppressi dalle fiamme e dalle ruine de' tetti 1494 3, 1| transportarlo che e' non si fidava.~ 1495 2, 28| nihil invitis fas quemquam fidere divis.~ ~ 1496 2, 32| Dicono che nulla si truova fidissimo renditore quanto la terra. 1497 1, 11| veneni, più tempi non si fidò mangiare altro che pomi 1498 1, 9| rimangono sanza lode dove non si fidorono potere quanto volendo li 1499 2, 1| biasimarla. Noi vediamo le fiere nate a essere impetuose, 1500 3, 15| dire, ché sapete gli dice: «Figliuol mio, trastullati con qualche 1501 2, 22| ricevuta in loro moglie e figliuole, nulla con furore, nulla


34-basti | batta-decim | decli-figli | figur-iudic | iudiz-ostri | ottav-rasse | ratto-strac | strad-zoppo

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