34-basti | batta-decim | decli-figli | figur-iudic | iudiz-ostri | ottav-rasse | ratto-strac | strad-zoppo
grassetto = Testo principale
Parte, Paragrafo grigio = Testo di commento
3003 1, 22| atleta, nato muto, sendogli ratto el premio e titolo della
3004 1, 38| mi sento atto. E quanto recitai, conosco bisognerebbe averci
3005 1, 31| Diogene filosofo, quale e' recitano che a mezzo inverno abbracciava
3006 1, 33| ogni uso altrove sarà da recitarlo. Solo qui resti suaso che
3007 3, 20| Non voglio estendermi in recitarvi di me quello che in me possano
3008 3, 1| enumerazione delle cose recitate da noi. Ma ora m'avveggo
3009 3, 13| Feicorum, quando e' vide seco reconciliati gli dii e secundargli commodi
3010 3, 17| qualunque cosa faremo per recrearci qual sia fatta senza iniuria
3011 3, 6| che mai si possa, non dico recuperare ma né ristorare, o perdere
3012 3, 4| possibile acquistarlo e recuperarlo col dolerti e col piangere,
3013 3, 4| tua se tu pure obdurerai recusando in te alcuna delle condizioni
3014 2, 4| turbidamento d'animo? E non recuso satisfarvi quanto in me
3015 3, 3| che, perduto el fratello, recusò la grillanda, insigne publico
3016 2, 4| racconta da molti altri? Referiremo quanto verremo di cosa in
3017 3, 18| insieme rinfanciullire. Referirovvi a questa similitudine ciò
3018 1, 4| disputare, quale ben conosco non referisci la vera tua opinione e sentenza,
3019 2, 6| non temer la morte. Non referisco Platone e gli altri simili
3020 3, 2| ricordommi di quello che e' referiscono di Alessandro Macedone,
3021 1, 28| servo dello inimico suo gli referissi e' malefici del patrone
3022 3, 1| e' documenti raccolti e referiti da costoro per sé sì approbatissimi
3023 3, 12| Ma tu, non aggiugnere a' reflui e ritrosi della fortuna
3024 1, 35| opera d'animo grande e forte refricarsi a mente presertim quel che
3025 1, 1| qui entro temperatissimo refrigerio. E s'egl'è, come e' dicono,
3026 1, 15| dalle mura, da' nostri refugi e ridutti, e se pure el
3027 1, 26| succulca quel pensiero. Refuta ogni cagione e condizione
3028 1, 23| quanto sia da credere o refutare ogni altrui parola o fatto;
3029 2, 19| alle offese e sentirle e refutarle e vendicarle.~
3030 1, 3| modo che nulla ci è lecito refutarli o esturbarli.~
3031 1, 22| e in tranquillità, come reggerà gli altri? Come più uomini?
3032 1, 11| magnifica, gli apparati regi e vari ornamenti, vasi d'
3033 1, 28| dimenticò el fastu e superbia regia e divenne paziente quasi
3034 3, 10| nobilissimo, editus atavis regibus, quello amico e nutritore
3035 3, 9| populis terrisque superbum~regnatorem Asiae...~ ~ ~Non mi estendo
3036 1, 31| Silio poeta, Serano lodava Regulo in questi versi:~ ~Illuviem
3037 1, 1| modi e varietà de' canti reiterati fastidiano: solo questo
3038 1, 21| Senato dopo certa ora nuova relazione, ché voleano a tante faccende
3039 3, 4| venuti a consolare Prometeo relegato e alligato a quel sasso
3040 3, 17| morire. Ma a questi nostri religiosissimi forse parse più utile el
3041 1, 1| fastidiano: solo questo cantare religioso mai meno ti diletta. Quanto
3042 3, 19| subito usurperemo simili remedi; e con ogni arte e diligenza
3043 1, 28| Dicea Platone che gli dii rendeano in premio delle parole inconsiderate
3044 2, 17| fermo in virtù? E non ti rendendo migliore, che potranno elle
3045 1, 11| cose facendo in vita lo rendesse lietissimo, rispuose: guadagnando.
3046 3, 4| s'acconfaccia in vita, e rendeti inutile ad escogitare e
3047 3, 14| e sedavagli el dolore e rendevalo ringiovanito. E questo facea
3048 2, 32| nulla si truova fidissimo renditore quanto la terra. Ella ciò
3049 1, 30| corpo infracidano l'animo e rendonlo vizioso. Però sarà nostra
3050 1, 10| dottissimo, el disputarne, rendovi certo ch'io m'arei levata
3051 3, 12| errori: fatis (inquit) fata rependo meis. A tanti espettati
3052 3, 20| stessi; meco ragionava, meco repetea miei studi e vigilie, e
3053 3, 14| frondi; e forse lo trovò repetendo e' suoi mali condolersi
3054 1, 3| cagione di pervertere una republica, né io lo crederrei a Platone
3055 1, 3| apparecchiate ruine alle republiche, fra' quali sono la immodestia,
3056 3, 4| promettea el consolato, ma poi repudiato dal populo e caduto dalle
3057 1, 26| voglie tue e dara'ti a non repugnarle, tanto dispiacerai a te
3058 1, 34| e massimi mali dobbiamo reputarci la troppa licenza. Interpelleremo
3059 3, 4| petizione del consolato se lo reputò ad ignominia, e per questo
3060 3, 16| omerico Achille, quale per requiescere dalle molte sue faccende
3061 2, 32| già tanto numero d'anni le resse e con ragione e bene. Ma
3062 2, 25| impresa. Ciò che tu potevi restare e ricusare di fare, questo
3063 3, 1| questa impresa, e stimava restasse nulla altro in questa causa
3064 3, 15| dolce, e disse: «el bere restaura le forze e rafferma l'animo».
3065 3, 18| de' duri pensieri e atti a restaurarci, s'io vi pensassi, potrei
3066 2, 3| narrarci oggi, quello che restava circa a moderar e assettare
3067 3, 1| durezza de' casi nostri. Restavano ora certi ammonimenti generali
3068 3, 5| straccheremo subagitando e resteggiando qua e qua, obdurati in nostra
3069 1, 23| qual sorte di gente mai ti resterà se non che lagnarti e indegnarti.
3070 1, 14| accade raccontarli qui, ma restici persuaso che l'animo può
3071 2, 2| Gireremo da S. Marco, e restituiremoci qui. Piacevi? - Questo disse
3072 2, 4| Per sanificare l'animo e restituirlo a sua naturale integrità
3073 3, 17| cantare molto mi sullevorono e restituirono. E proverrete questo voi,
3074 2, 1| ragione e modo espurgarla e restituirti ad equabilità e tranquillità
3075 3, 14| nostra opera e diligenza noi restituisca ad integrità e a fermo stato
3076 3, 20| giacere in sul lito, tanto restorono di condolersi quanto essi
3077 1, 21| servire al ventre, onde a noi resultano infiniti incommodi. Dianci
3078 3, 11| condolerti, onde a te niuno resulti profitto; ed eccoti colla
3079 2, 9| ne aspiri. Su, convienci resummere una delle divisioni nostre
3080 1, 4| perturbazioni da sé stessi ben retti e quanto egli istituirono
3081 1, 31| Marco Aurelio Antonino, rettore dello imperio di Roma, per
3082 3, 17| tranquillità e a quiete revocato e racconsolato dalle suavissime
3083 2, 27| eadern, fies de consule rhetor.~ ~
3084 2, 27| Si Fortuna volet, fies de rhetore consul;~si volet haec eadern,
3085 3, 6| nate per perdere e atte a riaverle? Non voglio stendermi in
3086 2, 24| ricevuto, svilito, percosso, ributtato, e lui né in parole né in
3087 3, 10| Colui povero e priegami; io ricco, e dono: colui ogni suo
3088 1, 22| tu porresti in essequirla ricevendola. Argumentava Aristotile
3089 1, 25| le femmine, e da loro mai riceverai se non dispiacere e impaccio
3090 1, 3| nuova ragion di canti si ricevessero al vulgo e in uso senza
3091 2, 30| Iasone, quale da' suoi nimici ricevette una ferita in luogo che
3092 2, 32| stultizia degli uomini, ricevianle fatte come dagli uomini
3093 2, 3| diletta essere con voi per richiedere e impetrare da voi quanto
3094 2, 1| stimeremo grato a chi ne richiese? Natura degli uomini prepostera
3095 1, 16| Adunque premeditando e riconoscendo noi stessi, ne accoglieremo
3096 3, 11| Tanto dico che non solo riconoscerci uomini e pensare alle sorte
3097 1, 23| qua; el parlare nostro lo riconosceremo datoci non per detraere,
3098 3, 1| non dubito ti diletterà riconoscerli presso di noi, qualunque
3099 3, 17| parsegli officio più pio riconoscersi mortale e d'ora in ora caduco
3100 3, 4| prudenza sarà la tua non riconoscerti uomo? E che modestia sarà
3101 3, 5| indizio alcuno per quale e' riconoscessi l'un dall'altro, che stavano
3102 3, 4| altri mortali, e sentivi e riconoscevi te subietto ed esposto a'
3103 1, 17| fussero ottime e nostre, riconosciamoci mortali ed assiduo penderci
3104 2, 10| agli altri mortali. E tu riconoscilo quanto d'ora in ora e' furono
3105 3, 4| le tue voluttà perdute, riconosciti omai in colpa, ove tu non
3106 2, 18| e libero sdegno. E così riconosciuto in noi che 'l nostro male
3107 2, 4| verremo di cosa in cosa ricordandoci; e forse in molte qualcuna
3108 1, 18| presso de' prudenti, quali ne ricordano: diamo opera ch'e' tempi
3109 1, 10| so risponderebbe: «Non ci ricordate che noi perseveriamo in
3110 2, 12| li conviene. Questo bene ricorderei a chi mi volesse udire,
3111 1, 37| 37-~ ~Un ricordo non voglio preterire, che
3112 3, 2| molto mi si persuase. E ricordommi di quello che e' referiscono
3113 3, 18| gravità, non soleva egli per ricrearsi giucare a que' simili giuochi
3114 2, 25| che tu potevi restare e ricusare di fare, questo fu non necessario.
3115 2, 24| Ulisses di casa; e lui nulla ricusò, e pugnando non volle quel
3116 1, 6| Chi gli domandasse: perché ridi? credo risponderebbono:
3117 1, 13| mostrassi qual via e modo mi riduca là dove io mi riposi in
3118 1, 14| prolisso; ma tu, omo litterato, riducetegli a memoria e teco pensa donde
3119 3, 20| massime quando io studi ridurle a qualche utile pratica
3120 1, 1| cose, così e in questo tuo ridurti qui assiduo in questo tempio
3121 1, 15| mura, da' nostri refugi e ridutti, e se pure el tedio delle
3122 2, 30| dure e dannose, qual poi riescono contro a ogni tua opinione
3123 1, 2| virtù e l'autorità vostra. E riferiscovi quel ch'io intesi spesso
3124 2, 23| del vendicarci saremo non rigidi né superbi. E intanto asconderemo
3125 3, 6| ancora voglio teco essere rigido e austero. Come in la battaglia
3126 1, 15| sua asprezza e acerbità e rigore essercitandoci ed eccitando
3127 1, 9| contro, non pochissimi rimangono sanza lode dove non si fidorono
3128 3, 4| perturbano, tu in questo rimanti di sinestrar te stessi ove
3129 3, 2| tolse que' minuti rottami rimasi da' marmi, porfidi e diaspri
3130 3, 2| Colui accolse e' minuti rimasugli, e composene el pavimento.
3131 3, 14| medicamenti alcuni possa rimediarvi. Dianci a qualunque aito
3132 2, 24| occasione e luogo alcuno di rimeritarli e vendicarsi. Solo a quella
3133 1, 28| moglie, tacque. M. Babio rimise salvi e liberi a Cleopatra
3134 1, 3| animo nostro non so come si rimpiega. Questo si pruova tutto
3135 2, 21| merito e con bel modo gli rimproverò ch'egli era temulento, e
3136 1, 26| curar nulla questa voluttà; rinchiuderommi tra' miei libri e starommi
3137 3, 4| affolti, e come la coturnice rinchiusa nella gabbia pur vorrebbe
3138 3, 18| acque e a maraviglia insieme rinfanciullire. Referirovvi a questa similitudine
3139 3, 14| sedavagli el dolore e rendevalo ringiovanito. E questo facea solo col
3140 1, 21| dopo che perdé l'Asia, ringraziò el Senato di Roma e fu lieto
3141 3, 3| flammae, ma e in prima mi si rinnuovano mie triste memorie e raccendonmisi
3142 3, 2| cassetta. Pertanto comandò vi riponessero e serbassono entro e' libri
3143 3, 9| ciascuno parrebbe men peso riportarsi que' suoi antichi incarchi
3144 1, 13| mi riduca là dove io mi riposi in ozio e tranquillità.
3145 3, 20| essere di cose da natura riposte e ascose. E sopratutto quanto
3146 1, 10| ambiziosa austerità del ripreendere chi sé forse dia alle delizie;
3147 3, 3| dolore. Ma in questo chi mi ripreendesse? Noi vediamo natural desiderio
3148 1, 11| superstizioni più veemente ripreenditore che 'l nostro Seneca latino
3149 1, 14| presso ad Omero, doversi riprendere niuno quale o dì o notte
3150 1, 22| ambizione de' magistrati; e ripresi rispondono così doversi
3151 2, 4| investigorono, quante tuttora si ripruovano? Per sanificare l'animo
3152 1, 10| mai sarà da chiamarla o riputarla male se non quanto ella
3153 2, 19| studio di vedersi onorato e riputato, sta pieno di gravissima
3154 2, 26| altronde che da chi noi le riputiamo. Et tu, dicea Valerio Marziale,~ ~
3155 3, 11| questa medesima le evacua, e risanifica l'animo nostro già contaminato
3156 1, 28| provedesse a certe strade. Rise e lieto si die' a quanto
3157 3, 5| divi el Pianto e ancora el Riso, fratelli gemini e nati
3158 1, 27| creda me esserti amico per rispetto delle tue fortune; ma poiché '
3159 3, 4| Occeano, massimo degli dii, li rispondea: «Tu, o Prometeo, lascia
3160 1, 22| de' magistrati; e ripresi rispondono così doversi dove chi si
3161 2, 3| 3-~ ~Risposegli Niccola: - Nulla suol pari
3162 1, 28| perturbazione parole villane e rissose contro a sé. Leggesi che
3163 3, 6| non dico recuperare ma né ristorare, o perdere quelle cose quali
3164 2, 8| in fuga e per arrestare e ritardare chi lo perseguia. Così voi,
3165 1, 14| pure una scodella volsero ritenere a sé. Non te li racconto,
3166 2, 20| dicono che col frenarsi e ritenersi facea che chi l'aizzava
3167 3, 2| uomo acutissimo, verso me ritenne el passo e disse: - Concederemo
3168 2, 19| duolci se altri forse non si ritiene di narrare e predicare quello
3169 2, 22| consigliavano insieme se dovessero ritornare in Grecia così deformati,
3170 3, 9| altrui, e a contenerci e ritrarci da ogni nostro inconsulto
3171 1, 21| corpo quantunche bisogna, e ritrarremolo dalle cose nocive alla sanità.
3172 3, 12| non aggiugnere a' reflui e ritrosi della fortuna e' sinistri
3173 1, 7| ch'ella tiene sé in stato ritta e in se stessi offirmata,
3174 2, 24| mano prima tenta le cocche, rivede la corda e ogni suo nervo,
3175 1, 1| Macedone ad arme cantando, e rivocarlo in cena. Ma fec'io bene?
3176 2, 21| evaporato l'incendio, sarà da rivocarsi e raccogliersi. E dove forse
3177 1, 4| nunziato che la sua patria lo rivocava a grazia con amplissimo
3178 2, 1| a molta notte, e ora mi rivogliono; né fie tempo d'essere al
3179 2, 24| femminili e proterve, si rivolse col piglio grave e collo
3180 3, 18| cittadini che la collera si li rompea e fuori in terra traboccava,
3181 2, 21| per non abbatterci poi a rompere in qualche superchio cruccio;
3182 3, 5| né cosa favellavano, ma rompevano in voce e gesti inettissimi
3183 3, 2| tempio, tolse que' minuti rottami rimasi da' marmi, porfidi
3184 1, 23| suoi forse gli avesse lui rotti. Così noi; e faremo come
3185 3, 20| Battista, qual cavò e' suoi rudimenti di pittura e anche e' suoi
3186 1, 16| assiduo ogni improbità e ruggine di vizi? Queste due cose
3187 1, 1| cena. Ma fec'io bene? Io ruppi forse e' vostri ragionamenti,
3188 2, 22| preparorono; onde in tempo ruppono con tanto impeto d'animo
3189 | rursus
3190 2, 22| 22-~ ~Que' buoni Sabini, spogliati con fraude da'
3191 3, 20| sacerdoti sacrificio nel sacello della dea Voluppia; qual
3192 2, 29| vedi a Vergilio quel Laocon sacerdote, qual curando la salute
3193 3, 20| suggellata, e a costei faceano e' sacerdoti sacrificio nel sacello della
3194 1, 1| si frequentano e' luoghi sacrati a Dio. E certo questo tempio
3195 2, 29| di quel cavallo di legno sacrato a <Pallade> e pregno d'armati.
3196 3, 5| salute del nome di Grecia sacrificare agl'iddii la sua figliuola: «
3197 2, 30| Iustino, quali perché in loro sacrifici vedeano segni di fortuna
3198 1, 10| animo, e parti quasi uno sacrilegio stimare che possino dicendo
3199 3, 20| ad ira di qua e di qua mi saettavano, stetti parte sì occupato
3200 2, 24| nervo, prepara e sé e sue saette a quel che avvenne. Nulla
3201 2, 24| deschetto, e lui pur quieto e saldo, niuna parola, niuno atto,
3202 2, 1| chieggono e instanno ch'io salisca su in Palagio a consigliare
3203 2, 3| asciutti raro fu che non salisse su erto a salutare el tempio
3204 3, 17| luoghi e sollazzi; correre, saltare, lanciare, sibillare alla
3205 2, 3| magnifico in luogo sì grato e sì salubre come voi, Agnolo, non so
3206 2, 1| insieme ne accogliemmo per salutarci. Erano con Agnolo due messi
3207 3, 20| se fussero quel corvo che salutava Cesare, o quel psittaco
3208 3, 10| indi prenderemo ottimi e salutiferi rimedi. Colui povero e priegami;
3209 2, 31| fortuna sinet. Via prima salutis,~quod minime credis, Graia
3210 2, 1| Adunque giunto a noi Agnolo ci salutò e disse: - Questi mi chieggono
3211 1, 1| primi nostri cittadini. Salutocci e disse: - Te, Battista,
3212 1, 28| tacque. M. Babio rimise salvi e liberi a Cleopatra que'
3213 1, 22| e' nostri animi. Ateglies Samio atleta, nato muto, sendogli
3214 2, 30| guarì da morbo prima non sanabile per cura de' medici.~
3215 | sane
3216 2, 29| giovargli quel che nocerebbe a' sani, e quel che e' vietano in
3217 3, 10| e quell'altro rimedio, e sanificammo. Contrario uso mi pare el
3218 3, 10| e' medici, onde impariamo sanificarci, stanno a' vestiboli de'
3219 2, 4| tuttora si ripruovano? Per sanificare l'animo e restituirlo a
3220 1, 27| sempre in felicità, che sanno essi quello che possa la
3221 3, 2| bellissimo lavorato, non sapea che imporvi cosa preziosissima
3222 1, 12| me, o se io non so e non sapendo non posso, o se in tutto
3223 1, 4| tristezza, né io stessi saperò donde e come. Vincemi la
3224 2, 1| uomini stati prudentissimi e sapientissimi in vita. In questo libro
3225 1, 25| femmina. Apresso a Omero, quel sapientissimo Agamennon afferma infra'
3226 3, 4| e regger gli altri, non saprai moderare te stessi? E se
3227 2, 17| atti e vari più che non sapresti desiderargli; a te ogni
3228 2, 20| coll'animo sia forte e saputo in modo che la tua moderanza
3229 | saresti
3230 3, 11| Eccita in te la tua virtù: Sat sit mens sana in corpore
3231 2, 27| fortuna; che dicea Iuvenale satiro poeta:~ ~Si Fortuna volet,
3232 2, 6| preghiamovi e aspettiamo ne satisfacciate.~
3233 2, 12| quello che gli dilettava e satisfacea? Appresso di Virgilio, Eneas
3234 1, 21| no. La fame, se non gli satisfai, infesta e fassi ubidire.
3235 1, 3| consonanze musice. Non mi satisfanno costoro, né veggo in che
3236 1, 4| destro e virile, col quale e' satisfarebbe a Ciro e al suo officio
3237 1, 22| cosa non potremo se non satisfarèno alle necessità, e per adempiere
3238 1, 4| qui a Battista; e piacemi satisfargli, poiché a lui diletta udirmi,
3239 2, 4| turbidamento d'animo? E non recuso satisfarvi quanto in me sia. E sarà
3240 2, 19| intendiamo per noi essere satisfatto a' nostri ozii, e quanto
3241 2, 1| libro di sopra, e credo ti satisfece. Vedesti con quanta brevità
3242 1, 38| furono non negligenti, e satisfecero a ogni nostro bisogno ed
3243 3, 13| ed eterna fama; e dicea: «satisfeci al mio fato, esco di vita
3244 1, 34| ben disse M. Varrone in satyris: «Se di tutta l'opera che
3245 3, 10| morbo, quali tu vedi nudi, sauciati, in età stracca, imbecillissimi,
3246 1, 21| corpo; volo sustentare, non saziarlo. Dicea Diogenes cinico:
3247 1, 28| satisfarsi crucciato ove e potea saziarsi.~
3248 2, 22| Doma questo tuo animo sbardellato, quando gli dii, quali certo
3249 3, 10| vestite e obinvolute: colui scabbioso, leproso, immundissimo,
3250 1, 23| che come l'altrui incendio scalda e' nostri prossimi parieti,
3251 3, 8| femminile del piangere e scalfirsi le guance e pelarsi el capo,
3252 3, 6| sangue circumpresso a quella scalfittura ricevuta in te dove tu non
3253 1, 28| lievi, pena gravissima. Scauro non volle che 'l servo dello
3254 1, 25| essere animal veruno più scelesto che la femmina. Tutte sono
3255 1, 27| accrescerassi alla virtù quanto scemeremo al vizio.~
3256 2, 19| recitasse una commedia in scena. E vorrebbesi, non niego,
3257 1, 14| neanche io, non potresti atto schermire, lanciare, lottare. Potrebbe
3258 1, 21| eccitare all'animo altre cure, schifaremo d'avere più d'una faccenda
3259 1, 14| sé stessi, però soluti e sciolti meno poterono contenersi
3260 1, 4| e furioso impeto di chi sciolto urteggia e' buoni, e fra
3261 1, 21| audita fatigat,~quem, quae scire timet, quaerere plura jubet.~ ~
3262 1, 14| e caduca che né pure una scodella volsero ritenere a sé. Non
3263 2, 21| cantuccio dove ogni botolo scompisci. Ma voglio in questo servi
3264 3, 14| gemitando desideriamo a' nostri sconci aver chi con sua qualche
3265 2, 24| tornato alle gente sue sconosciuto e mal vestito, vide la casa
3266 2, 25| te s'aggravi el dolore. E scopertasi occasione di vendicarti,
3267 3, 4| faremo? Al primo impeto ne scopriremo e ostaremo armati. Guarda,
3268 3, 1| gran sasso, e parsegli da scoprirlo, ma poi si pentì del sudore
3269 2, 24| in parole né in gesti mai scoprirsi. Tutte le ubriachezze degli
3270 3, 1| perdutovi sino a qui, ove e' lo scorge maggiore e men da poterlo
3271 2, 17| forse quella Pantasilea scorrere sopra alle somme spiche
3272 2, 23| consuetudine di molte città; scorse lontani paesi, e sofferse
3273 3, 18| quale e' chiamavano duodecim scripta; e Claudio Cesare giucava
3274 1, 21| neppure leggea le lettere scrittegli da' suoi amici. E non senza
3275 1, 11| Chi fu in ogni suo detto e scritto più ostinato biasimatore
3276 3, 18| per pigliarsene diletto scrivendone. E simile C. Macio e M.
3277 1, 29| scrivendo non bene s'impara scriver bene, pur che facendo curi
3278 3, 18| sue faccende solea darsi a scrivere versi lascivi. Penolopes,
3279 1, 29| fuggir quello che in te facea scriverti non bene. E per adattarci
3280 2, 32| bene. Ma se forse, come tu scrivi in una delle tue iocundissime
3281 3, 18| trastullo tenere una sua scrofa ben munda dal loto e ben
3282 2, 21| diventa furore, con modo scuoteremo e distorremo da noi chi
3283 1, 34| giovagli. Al fratello suo, sdegnato che non era fatto uno de'
3284 3, 5| in quale perirono più di secentomilia conosciuti ebrei oppressi
3285 | secunda
3286 3, 13| seco reconciliati gli dii e secundargli commodi e' venti al suo
3287 3, 6| così tu cedi alquanto ad secundos, at non inter triarios ordines,
3288 | sed
3289 2, 25| imprese. In questo mezzo seda te stessi, e non aggiugnere
3290 2, 26| investigheremo ragioni e modo di sedarci e acquietarci dalle perturbazioni
3291 3, 14| liberava l'animo dalle cure e sedavagli el dolore e rendevalo ringiovanito.
3292 3, 4| te quanto tu pruovi, si sederà colla tua summissione molto
3293 3, 4| nutrire in te quel che ti seduce e distiene da ogni tua speme
3294 3, 5| convivati loro luoghi e seggi. Quando e' divenne a questi
3295 2, 20| perdita onde pello avvenire segue che tu men perda.~
3296 1, 39| desideriamo e preghianvi seguiate mostrarci, come testé dicevi,
3297 2, 23| per meglio sapere in tempo seguire e' suoi vestigi bisognando.~
3298 2, 15| interpellarlo. O cittadini miei, seguirete voi sempre essere iniuriosi
3299 1, 4| ragionamenti degni e da seguirli. Io imiterò te, Niccola,
3300 2, 3| cupidissimi d'udirvi e insieme seguitarvi. Avvianci.~
3301 2, 8| intendiamovi, Agnolo, e dilettaci. Seguite. Voi fate come fece Dario
3302 1, 38| occupare gli animi nostri. Seguiterebbeci luogo d'investigare quali
3303 1, 3| egli osservorono poi esser seguito: né questo ancora mi satisfa.
3304 | sei
3305 2, 9| questa e quest'altra voluttà, seme e ignicolo di tanta e sì
3306 2, 12| qual sia posto in pura e semplice virtù, sempre sta pieno
3307 3, 14| omai del vivere, aquilae senectus. Pertanto non vorrei in
3308 1, 33| con ausarsi divenne che in senettù bevea nulla. Qui Battista
3309 1, 38| perturbati ne espurgassero del seno ogni rancore e ansietà.
3310 1, 11| perdice cinquanta dramme. A Senocrate filosofo donò Dionisio tiranno
3311 1, 16| nell'uomo esservi ragione? Sentilo ragionare, ed etti persuaso
3312 3, 18| come dicono e' poeti, godea sentirgli gemere ne' suoi amori e
3313 2, 19| bisogna contro alle offese e sentirle e refutarle e vendicarle.~
3314 3, 20| occupò me. E quando pur mi sentissi non atto con questi rimedi
3315 3, 20| udiva, nulla vedea, nulla sentiva altri che me stessi; meco
3316 3, 4| dissimile dagli altri mortali, e sentivi e riconoscevi te subietto
3317 1, 12| Chi non sente le cose che senton gli altri infiniti uomini,
3318 1, 29| E così ne distorremo e separaremo da ogni contagione e macula
3319 3, 5| piangeano, ma si dimenticavano sepellire e' suoi cari e amati. Ulisses
3320 3, 3| dì, poi el decimo dì si sepellisse e facessonsi le essequie,
3321 3, 3| ordinò se gli construisse el sepolcro onoratissimo. Ed ebbe in
3322 1, 29| che solo un sasso a nostra sepoltura inscritto e consignato.
3323 1, 12| secondo voi prudentissimi, non seppero nulla stimare le cose caduce
3324 1, 16| macerare e marcire in ozio, sepulto in mezzo el loto delle delizie
3325 2, 3| impetrare da voi quanto poi ieri sera ne promettesti di narrarci
3326 1, 31| avverse. Appresso Silio poeta, Serano lodava Regulo in questi
3327 3, 2| comandò vi riponessero e serbassono entro e' libri di Omero,
3328 2, 21| cedere all'iracundia, ma serbati a qualche attemperata e
3329 2, 22| Virgilio poeta, quale offesa serbava eternum sub pectore vulnus;
3330 3, 20| eccidio di sì nobile terra servassero quello Archimede matematico,
3331 3, 4| costumi quando el cielo serve a nuovi tiranni, e al tutto
3332 1, 28| come fra gli amici, che servendo ad altri obbliga lui, contro,
3333 1, 32| da questi altri impacci servili. Così noi avvezzeremo le
3334 1, 16| virtù ben composti, e ben serviremo alla naturale società e
3335 3, 14| vincitori, deliberò uscire di servitù e uccidersi; ma in quel
3336 3, 15| e spesso monstrava tre sestari vasi pieni del suo sudore, -
3337 3, 2| construsse in anni non meno che settecento; e vide costui a tanto edificio
3338 1, 10| costoro vi fusse un di questi severi supercilii stoici, inventori
3339 2, 21| parole, gioverà per una volta sfogarsi, versarvi quanto vorremo
3340 3, 18| qualche rissa tanto che si sfogasse, e poi era mansuetissimo
3341 3, 7| una e un'altra lacrima, e sfoghi qualche intimo sospiro,
3342 1, 22| principi romani: niuno mai sarà sforzato a rendere ragione dell'ozio
3343 2, 22| Nerone per opprimerla e sfracellarla, iudicò utile e solo rimedio
3344 1, 22| indegnazione ruppe in voce e sgroppò la lingua a favellare e
3345 2, 24| col piglio grave e collo sguardo sì terribile ch'ella impaurì.
3346 2, 13| inerzia nostra ne perturbiamo, siaci non ingrato quel pentimento
3347 | sibi
3348 2, 31| stessi: fa come disse la Sibilla ad Enea:~ ~Tu ne cede malis,
3349 3, 17| correre, saltare, lanciare, sibillare alla caccia, e fra la gioventù
3350 2, 21| brevissima a satisfarti qual sia sicura.~
3351 2, 25| tempesta del vivere, equabili e sicurissimi.~
3352 3, 6| solo ingemuit et palmas ad sidera tendit. Le molte lacrime,
3353 1, 23| natura oppose due valli e siepi alle parole nostre, denti
3354 1, 37| ricevere l'impressione e sigillo della gemma, così le lettere
3355 3, 20| misterio interpetra Macrobio significare che soffrendo con taciturnità
3356 2, 6| appresso de' poeti che quel Sileno insegnò a Mida non temer
3357 1, 10| sentenze astritte a qualche silogismo, con una grandigia di sue
3358 3, 3| desiderio fino alle fere silvestre intorno a' nidi e presso
3359 1, 35| desiderava Temistocle imparare da Simonide non quella sua arte del
3360 1, 32| militare e castrense quale era simplice e senza apparato, ed era
3361 1, 14| natura atti ad eternità, simplici, nulla composti, non da
3362 1, 28| abbandonarti; e interverracci che simulando diventerremo quali vorremo
3363 1, 28| delibera sofferirlo, almeno simular d'essere sofferente. E interverratti
3364 1, 23| si fa o dice non fitto e simulato, prima ne consiglieremo
3365 2, 21| Un che avea l'occhio non sincero e netto, rispose a un zembo
3366 3, 3| exuviae, dum fata deusque sinebant;~ ~e viemmi lacrimato prima
3367 3, 4| tu in questo rimanti di sinestrar te stessi ove dimostri non
3368 2, 31| ito,~quam tua te fortuna sinet. Via prima salutis,~quod
3369 3, 5| perseveriamo contorcendoci e singhiozzando in nostri convenevoli e
3370 2, 30| avversi; e dove forse le cose sinistre ti si presentano inevitabili,
3371 3, 20| investigazione. M. Marcello presso a Siracuse comandò a' suoi armati che
3372 | sit
3373 2, 17| corriere d'Alessandro, mosso da Sitione, in quel dì giunse ad Elim,
3374 1, 34| così deliberò, sono certo soavi provandoli, perché si sente
3375 1, 1| antichi chiamano misteri, una soavità maravigliosa. Che è a dire
3376 2, 2| fate. L'essercizio e la sobrietà, due cose ottime, conservano
3377 1, 1| gelo, brina; qui entro socchiuso da' venti, qui tiepido aere
3378 3, 9| stato nostro. Se, come dicea Socrates, tutti accumulassimo in
3379 2, 11| Nemini feceris te nimium sodalem: amabis minus, dolebis etiam
3380 1, 1| gracilità vezzosa con una sodezza robusta e piena, tale che
3381 1, 3| de' cieli e della natura sofferendola; ché in altro modo non veggo
3382 1, 34| Io imparai non le curare sofferendole». Ottavia, sorella di Brittanico,
3383 1, 14| facili a disputarne che a sofferirle. Ma quel ch'è difficile
3384 2, 30| fortezza d'animo e pararsi a sofferirli, e non fare come alcuni
3385 1, 4| Vidi molte, vidi in vita e soffersi molte, Niccola, molte molestie
3386 1, 5| richiede. Quanti sono che soffersono estremi cruciati e intollerabili
3387 3, 12| maggiore la mia bene averle sofferte. E quanto bello assettò
3388 3, 13| e posterità». E Ulisses, sofferti a sé molti oltraggi da Alcinoo
3389 1, 18| gloriava mai avere in sua vita sofferto cose contro a sua voglia.
3390 3, 20| Macrobio significare che soffrendo con taciturnità le angustie
3391 3, 4| te è necessità soffrire, soffrilo con quanto men puoi agitare
3392 3, 12| Virgilio:~ ~Grave più cose già soffrimmo altrove,~e darà el tempo
3393 1, 33| dell'alpe e al nevischio soffrir coperto el capo; e quel
3394 1, 11| ozio non male, quali le soffrirebbono credo poi non bene. Chi
3395 2, 31| evitarli e a prepararci a bene soffrirli. E in prima sarà utile preparare
3396 3, 10| quella generazione di uomini soffrissero gli ultimi mali.~
3397 2, 20| qual prima di me iudicava sol quello che egli udia. Io,
3398 3, 16| comitantur oves; ea sola voluptas~solamenque mali de collo fistula pendet.~ ~
3399 2, 13| meritar di nostra industria e solerzia: Me dolor et lacrimae, -
3400 3, 18| modestia e gravità, non soleva egli per ricrearsi giucare
3401 1, 30| non sarei stato. Scrive Solino che 'l cervo ausa e' suoi
3402 3, 17| spassi in vari luoghi e sollazzi; correre, saltare, lanciare,
3403 1, 21| ingegno. Quando vediamo che sollecitarci in curare le cose di fuori
3404 3, 20| stimoli d'animo mi tengono sollecito e desto, per distormi da
3405 3, 15| luoghi egli adoperi el vino a sollevare le triste gravezze dell'
3406 3, 11| Resta, quando che sia, sollicitare gli dii con tanti tuoi voti
3407 1, 22| essere uomini se non sono sollicitati e richiesti da molti. Questi
3408 1, 18| fortune e cose. Né ancora solliciteremo noi stessi a curare ogni
3409 3, 10| tempî nostri. Quanto mi sollievano, Niccola, questi afflitti
3410 3, 11| umbra, marcendo te stessi? Sollievati adunque omai, e aita te
3411 1, 34| sia apparecchiato. Dicea Solon filosofo: fra' beni nel
3412 1, 14| moderare sé stessi, però soluti e sciolti meno poterono
3413 1, 14| ciascuno vorrebbe vivere soluto e libero in queste cose
3414 2, 4| caricarmi d'una maggior soma. A quale vi prometto nulla
3415 3, 9| tutti. E quanto sarebbe somma più abile quella di Priamo,
3416 2, 17| Pantasilea scorrere sopra alle somme spiche del grano. Se qui
3417 3, 17| satisfaccia e più giovi che 'l sonare di qualunque altri forse
3418 2, 12| nunc omnes terrent aure, sonus excitat omnis~suspensum
3419 2, 20| mezzo el mare, persevero sopportando le vostre onte, e sofferendo
3420 2, 22| senza mani, dicea: «Coloro sopportano bene le sue miserie quali
3421 1, 10| ella abita. Per qualunque sopravenga fortuna avversa, per qualunque
3422 1, 7| aberra dalla ragione, qual sopravi imposto incarico sarà che
3423 2, 16| fortune colui quale appare sordido e troppo astretto a porgere
3424 1, 34| sofferendole». Ottavia, sorella di Brittanico, scrive Cornelio,
3425 2, 2| E voltossi a Niccola, e sorrise e disse: - Dove eravate
3426 2, 12| e summa in questa causa, soscrivesse insieme le durezze e maninconie
3427 3, 2| di cosa in cosa continuo sospeso e attentissimo, e ogni vostro
3428 3, 4| questo tuo involgerti e sospignerti col pensiere in questa ortica
3429 3, 3| piangiosi eccitava mestizia e sospiri a chi udiva e vedea. Simile
3430 3, 7| e sfoghi qualche intimo sospiro, ponvi modo. Numa re de'
3431 2, 19| ardisti peccare, bisogna sostegni coll'animo non turbato molte
3432 3, 3| per valermi di una onta, sostenga più e più strazi di me e
3433 3, 10| molestia? Costui molta sua età sostenne in sé perpetua febbre, sanza
3434 3, 5| E non ci mitigheremo né sosterremo chi ci contiene legati e
3435 2, 24| obdurasti nei tuoi mali, sostieni. Fu chi diede a Ulisses
3436 2, 32| commilitoni non si fussero sottomessi a Cesare, sarebbe né questo
3437 1, 10| il pregio di queste cose sottoposte alla fortuna non sta, in
3438 3, 14| vendicarci in libertà e sottrarci dalle ingratissime nostre
3439 3, 14| Atena, qual una sempre lo sovenne in ogni sua avversità, sopragiunse
3440 3, 3| e membra, come aiterà e soverrà a sé stessi? Voi forse a
3441 3, 5| quanto costui a vederlo sozzo e iniocundo. Miravagli Pirteo
3442 2, 4| come e' dicono, levatomi di spalla un peso per pormelo in capo?
3443 2, 4| levai quella molestia dalle spalle di que' che mi voleano in
3444 2, 13| vita e virtù! Scrive Elio Sparziano istorico che Adriano principe,
3445 3, 17| certo giova pigliare nuovi spassi in vari luoghi e sollazzi;
3446 3, 2| piena di maraviglie: solo el spazzo stava sotto e' piedi nudo
3447 1, 3| con loro parole credono spegner quello che con effetto tanto
3448 3, 4| seduce e distiene da ogni tua speme ed espettazione? Che pur
3449 1, 35| alienandole da noi con spenderle in cose degne e lodate,
3450 1, 28| con moderare la lingua si spenga l'ira; e in ogni vita sarà
3451 3, 14| Dormì, e in quel dormire si spense tanto suo furore e immanità.~
3452 1, 4| ricevendo, la fece lievissima e spensela tanto quanto e' deliberò
3453 2, 21| Vatinium testem. E poi, spenta quella vampa e evaporato
3454 2, 10| voleranno fra le cose perdute e spente.~
3455 2, 12| lascio considerarlo a chi più spera e gode che non si li conviene.
3456 1, 16| simili: ardiscono troppo, sperano con pertinacia, affaticansi
3457 3, 4| onoratissimo in Roma, quale sperava e a sé stessi promettea
3458 1, 26| Oggi siede el popolo allo spettacolo, e io voglio essercitarmi
3459 1, 4| Asia in teatro mezzo dello spettaculo, gli fu nunziato che la
3460 2, 25| ragione e scusa di chi ti spiacque. Così seguiranno tuo corsi
3461 2, 17| scorrere sopra alle somme spiche del grano. Se qui fusse
3462 2, 21| dove tu in tempo possi spiegare le tue copie e forze. Intanto
3463 1, 4| altro se non perché in lui splendea troppa virtù? Quale, sendo
3464 3, 11| prima la giustizia, lume e splendore di tutte le virtù, e accusa
3465 1, 16| industria e virtù? Resterò io di spogliare e astergere da me assiduo
3466 2, 22| 22-~ ~Que' buoni Sabini, spogliati con fraude da' Romani, per
3467 1, 22| e condolersi. Cleopatra, spreta da Cesare Augusto, sé stessi
3468 3, 3| starsi cortese vince le squadre delle Furie armate. Se egli
3469 3, 4| villa vita cordogliosa e squallida. E se tu pur vedi che 'l
3470 2, 30| laghi eran divenuti pallidi, squallidi, e tremavano; poi quando
3471 3, 2| accresciuti e' suoi parieti con squarci grandissimi di monti marmorei,
3472 2, 12| quant'elle siano certe e stabili, lascio considerarlo a chi
3473 1, 28| perché più tempo visse stadico in Roma, dimenticò el fastu
3474 2, 21| attemperata e adattata occasione e stagione di satisfarti, dove tu in
3475 2, 22| uno de' iiij M. presi e stagliuzzati da' Persi, quando e' si
3476 3, 15| qualche tenera fanciulla stanotte». E altrove afferma el tuo
3477 | star
3478 1, 26| rinchiuderommi tra' miei libri e starommi solo. Se così deliberasti
3479 3, 12| consolarsi:~ ~Urbem praeclaram statui, mea moenia vidi.~ ~
3480 1, 26| daremo e modo e freno se statuiremo curar meno e meno tuttora
3481 1, 3| duolmi. Ma voi come prudente statuirete quanto sia da giudicarne.
3482 3, 2| investigazione del vero e del falso: statuironvi le colonne col discernere
3483 2, 19| di tanta maturità che noi statuissimo in noi uno animo qual più
3484 | stava
3485 1, 16| contemplare el cielo, le stelle e la universa natura, ma
3486 3, 6| atte a riaverle? Non voglio stendermi in amplificare e coadornare
3487 1, 22| popolo e moltitudine? Non mi stenderò in questa parte. E non racconto
3488 2, 25| costumi e vita. Ma non ci stendiamo. Vuolsi tanto diminuire
3489 | stessa
3490 | stetti
3491 | stia
3492 2, 21| veggo male quando io ti stimai diritto ed equale». Così
3493 2, 9| veementissime oppressioni, e stimansi poi iniuriati dalla fortuna
3494 2, 28| felicissime in vita. Sì; ma chi stimasse ben consigliato colui qual
3495 3, 1| prefinita questa impresa, e stimava restasse nulla altro in
3496 2, 24| nuovo Ethisippus gittò uno stinco di bue per ferire Ulisses
3497 3, 20| fumo e del polverio non lo stogliesse da questa una sua investigazione
3498 3, 5| Fauno quale e' chiamano Stolidasperum. Pirteo, ordinatore dello
3499 3, 8| umbra stanno stupidi e quasi stolidi, dolgonsi e predicano essere
3500 2, 13| Trasea, presso a Cornelio storico, dicea che tutte le egregie
3501 2, 17| furono stadi MCCCV. E quel Strabo leggesti presso a Varrone
3502 3, 10| vedi nudi, sauciati, in età stracca, imbecillissimi, sedere
3503 3, 5| puledro, pur ne combatteremo e straccheremo subagitando e resteggiando
3504 3, 15| amatorie: «Io in villa mi straccherò facendo qualche opera, tanto
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