-15-
Che credi tu, Niccola, che sia
facile a noi mortali schifare e non ricevere a sé invidia quando ella si
succenda e infiammisi da tante parti, or dalle cose quali in altrui vediamo e
sentiamo, ora da cose quali in noi riconosciamo? Grave, hui! Grave
perturbazione l'invidia! Ma quanto ella possi ne' nostri animi assai ne scrisse
el tuo Leonardo tragico, omo integrissimo e tuo amantissimo, Battista, in quel
suo Hiensale, quale egli apparecchiò per questo vostro secondo certame
coronario, instituzione ottima, utile al nome e dignità della patria, atta ad
eccitare preclarissimi ingegni, accommodata a ogni culto di buoni costumi e di
virtù. Oh lume de' tempi nostri! Ornamento della lingua toscana! Quinci fioriva
ogni pregio e gloria de' nostri cittadini. Ma dubito non potrete, Battista,
recitare vostre opere; tanto può l'invidia in questa nostra età fra e' mortali
e perversità. Quel che niuno può non lodare e approvare, molti studiano
vituperarlo e interpellarlo. O cittadini miei, seguirete voi sempre essere
iniuriosi a chi ben v'ami? E dovete sì certo, dovete favoreggiare a' buoni
ingegni e meglio gratificare a' virtuosi che voi non fate. Son questi e' frutti
delle vigilie e fatiche di chi studia beneficarvi? Ma della invidia e degli
incommodi quali sono in le lettere, altrove sarà da disputarne. Tu, Battista,
seguita con ogni opera e diligenza esser utile a' tuoi cittadini. Dopo noi sarà
chi t'amerà, se questi t'offendono.
|