LIBRO III.
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Ne' duo libri di sopra
investigammo vari e utili rimedi a non ricevere a sé perturbazione alcuna; e
vedesti non pochissimi particulari e succinti rimedi atti a sedare e' sinistri
movimenti dell'animo, quando forse insurgessono in noi o da nostro errore, o da
vizio altrui, o dalla condizione de' tempi e volubilità della fortuna e durezza
de' casi nostri. Restavano ora certi ammonimenti generali accommodati ad
espurgare qualunque fusse in noi insita e obdurata grave maninconia, - materia
certo utile e degna, qual vederai disputata in questo terzo libro dal nostro
Agnolo e dal nostro Niccola, uomini civilissimi e peritissimi, non forse con
quanta dignità si converrebbe alla autorità e prestanza loro, però che in me,
confesso, non è tanta eloquenza né tanto ingegno ch'io possa imitare la gravità
e maturità d'Agnolo Pandolfini in miei scritti e sentenze, e affermo non potrei
esprimere la suttilità d'ingegno e prestezza d'intelletto quale io conosco
essere in Niccola. Né mi sento essercitato in modo ch'io possa coniungere e
conchiudere con arte e ordine tanta esquisita dottrina e maravigliosa
erudizione qual ciascuno de' nostri cittadini sente e già più tempo conobbe
essere in ciascuno di que' due. Ma saranno e' documenti raccolti e referiti da
costoro per sé sì approbatissimi che non dubito ti diletterà riconoscerli
presso di noi, qualunque sia in me eloquenza e adattezza a dire. E udirai da
questi due uomini dottissimi cose degne, grate e utilissime. Leggimi, come sino
a qui facesti, con avidità e attenzione, e proponti quasi essere quarto fra noi
a questi ragionamenti del nostro Agnolo, omo integrissimo e prudentissimo,
quale alle disputazioni prossime di sopra, usciti che noi fummo di chiesa e iti
due e due altri passi, si fermò, e prese a mano di qua e di qua Niccola e me, e
commovendo qualche poco el capo disse: - Io mi credea avervi assoluta e
prefinita questa impresa, e stimava restasse nulla altro in questa causa che
l'ultimo epilogo e breve enumerazione delle cose recitate da noi. Ma ora
m'avveggo in più modi del mio errore, e vorrei non aver cominciato quello ch'io
non seppi con ordine e via conducere sino a qui. Né qui so dirizzarmi a
tradurlo dove io da lungi scorgo bisognerebbe tragettarlo. Dissi cose assai, e
forse non inutili; ma e' mi intervenne come a chi truovò nella vigna quasi el
cucuzzolo d'un gran sasso, e parsegli da scoprirlo, ma poi si pentì del sudore
e tempo perdutovi sino a qui, ove e' lo scorge maggiore e men da poterlo
muovere e transportarlo che e' non si fidava.
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