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Così disse Agnolo, e poi di nuovo
tacendo oltre s'avviò passeggiando. Adunque Niccola, uomo acutissimo, verso me
ritenne el passo e disse: - Concederemo noi, Battista, qui ad Agnolo quel che
e' dice che 'l suo disputare sino a qui sia stato senza ordine? E tanta copia
di varie, degnissime e rarissime cose accolte da lui, diremole noi non esposte
in luogo e porte e assettate dove bello si condicea e convenia? Molti appresso
de' nostri maggiori Latini e ancor molti presso de' Greci, Agnolo, scrissero
simile parte e luoghi di filosofia. Non però vidi in tanta frequenza alcuno di
loro più che voi composto e assettato. E notai in ogni vostra argumentazione e
progresso del disputare esservi una incredibile brevità, iunta con una
maravigliosa copia e pienezza di gravissimi e accommodatissimi detti e
sentenze. E quello che a me pare da pregiare in chi scrive o come voi qui
disputa e ragiona di queste dottrine dovute a virtù e atte a viver bene e
beato, Agnolo, si è quello che in prima in voi mi parse bellissimo. Non so se
fu Cipreste, del quale Vitruvio scrive tanta lode, o se fu altro architetto inventore
di questo pingere e figurare, come oggi fanno, el pavimento. Ma costui
qualunque e' fu trovatore di cosa sì vezzosa, forse fu a quel tempio
ornatissimo di <Efeso>, quale tutta l'Asia construsse in anni non meno
che settecento; e vide costui a tanto edificio coacervati e accresciuti e' suoi
parieti con squarci grandissimi di monti marmorei, e videvi di qua e di là
colonne altissime; e videvi sopra imposti e' travamenti e la copertura fatta di
bronzo e inaurata; e vide che dentro e fuori erano e' gran tavolati di porfiro
e diaspro a suoi luoghi distinti e applicati, e ogni cosa gli si porgea
splendido; e miravavi ogni sua parte collustrata e piena di maraviglie: solo el
spazzo stava sotto e' piedi nudo e negletto. Adunque, e per coadornare e per
variare el pavimento dagli altri affacciati del tempio, tolse que' minuti
rottami rimasi da' marmi, porfidi e diaspri di tutta la struttura, e
coattatogli insieme, secondo e' loro colori e quadre compose quella e
quell'altra pittura, vestendone e onestandone tutto el pavimento. Qual opera fu
grata e iocunda nulla meno che quelle maggiori al resto dello edificio. Così
avviene presso de' litterati. Gl'ingegni d'Asia e massime e' Greci, in più
anni, tutti insieme furono inventori di tutte l'arte e discipline; e construssero
uno quasi tempio e domicilio in suoi scritti a Pallade e a quella Pronea, dea
de' filosofi stoici, ed estesero e' pareti colla investigazione del vero e del
falso: statuironvi le colonne col discernere e annotare gli effetti e forze
della natura, apposervi el tetto quale difendesse tanta opera dalle tempeste
avverse; e questa fu la perizia di fuggire el male, e appetire e conseguire el
bene, e odiare el vizio, chiedere e amare la virtù. Ma che interviene? Proprio
el contrario da quel di sopra. Colui accolse e' minuti rimasugli, e composene
el pavimento. Noi vero, dove io come colui e come quell'altro volli ornare un
mio picciolo e privato diversorio tolsi da quel pubblico e nobilissimo edificio
quel che mi parse accommodato a' miei disegni, e divisilo in più particelle
distribuendole ove a me parse. E quinci nacque come e' dicono: Nihil dictum
quin prius dictum. E veggonsi queste cose litterarie usurpate da tanti, e
in tanti loro scritti adoperate e disseminate, che oggi a chi voglia ragionarne
resta altro nulla che solo el raccogliere e assortirle e poi accoppiarle
insieme con qualche varietà dagli altri e adattezza dell'opera sua, quasi come
suo instituto sia imitare in questo chi altrove fece el pavimento. Qual cose,
dove io le veggo aggiunte insieme in modo che le convengano con suoi colori a
certa prescritta e designata forma e pittura, e dove io veggo fra loro niuna
grave fissura, niuna deforme vacuità, mi diletta, e iudico nulla più doversi
desiderare. Ma chi sarà sì fastidioso che non approvi e lodi costui, quale in
sì compositissima opera pose sua industria e diligenza? E noi, Agnolo, che
vediamo raccolto da voi ciò che presso di tutti gli altri scrittori era
disseminato e trito, e sentiamo tante cose tante varie poste in uno e coattate
e insite e ammarginate insieme, tutte corrispondere a un tuono, tutte
aguagliarsi a un piano, tutte estendersi a una linea, tutte conformarsi a un
disegno, non solo più nulla qui desideriamo, né solo ve ne approviamo e
lodiamo, ma e molto ve ne abbiamo grazia e merito. Aggiugni che non tanto el
tessere e connodare in un sieme vari detti e grave sentenze appresso di voi fu
cosa rara e maraviglia, ma fu e in prima quasi divino el concetto e descrizione
di tutta la causa agitata da voi, qual compreendesti faccenda da niuno de'
buoni antiqui prima attinta, e mostrasti in che modo si propulsino e in che
modo si escludano le maninconie. E confessovi in ogni vostro successo del
ragionare troppo mi dilettasti e tenestimi di cosa in cosa continuo sospeso e
attentissimo, e ogni vostro detto molto mi si persuase. E ricordommi di quello
che e' referiscono di Alessandro Macedone, quale essendogli presentato un
forzerino bellissimo lavorato, non sapea che imporvi cosa preziosissima e
condegna d'allogarla in sì maravigliosa cassetta. Pertanto comandò vi
riponessero e serbassono entro e' libri di Omero, quali certo, non nego, sono
specchio verissimo della vita umana.
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