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Appresso ….. era una consuetudine
che gl'infermi giaceano fuori a' vestibuli e intrate del tempio. Chi entrava a
salutare Iddio, vedea e udia ogni progresso di quella infermità, e dicea: questo
medesimo intervenne al tale, e intervenne a me: fecivi quello e quell'altro
rimedio, e sanificammo. Contrario uso mi pare el nostro ch'e' medici, onde
impariamo sanificarci, stanno a' vestiboli de' tempî nostri. Quanto mi
sollievano, Niccola, questi afflitti e lassi dalla sua fortuna e morbo, quali
tu vedi nudi, sauciati, in età stracca, imbecillissimi, sedere e giacere su
dove tu poni e' piedi, e pregarti limosina e pietà. Indi, Battista, indi
prenderemo ottimi e salutiferi rimedi. Colui povero e priegami; io ricco, e
dono: colui ogni suo membro nudo; io persino alle mani e molta parte del viso
(membra da volerle espeditissime) tengo vestite e obinvolute: colui scabbioso,
leproso, immundissimo, tutto carco di malattie e lutoso di fetido e virulento umore;
io nitido splendido e tutto vezzi. Di tanta oscenità e fedità toccherebbe parte
a me, se ogni cosa si distribuisse per sorte; e non si distribuendo, io pur
sono lungi molto più felice che costui. O costui è poltrone, gaglioffo, e
piacegli essere non altri che e' si sia omo; e pure è di quel medesimo luto che
tu. E tanto più debba moverti a pietà, e insieme tanto più debba muoverti a
riconoscere la tua sorte e la sua calamità, quanto in lui sono e membra e mente
men sane che in te. E appresso dimmi: quello antiquo Mecenas nobilissimo, editus
atavis regibus, quello amico e nutritore di tutti e' buoni studiosi, quanto
ti parse egli per tanta sua nobiltà degno della sua assidua molestia? Costui
molta sua età sostenne in sé perpetua febbre, sanza dormire solo uno minimo
momento d'ora. Troppo sarebbe cosa troppa divina non esser gaglioffo, se solo
quella generazione di uomini soffrissero gli ultimi mali.
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