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Così a noi converrebbe e
castigarci con giuste amonizioni, e confirmarci con vere e integrissime
ragioni, e consolarci con buona speranza, ioconde memorie e dolci contentamenti
d'animo. Ma noi desidiosi e ignavi, quali tante ragioni e ammonimenti addutti
da me sino a qui, e tanti modi di vendicarci in libertà e sottrarci dalle
ingratissime nostre molestie, non attagliano forse, giacendo e gemitando
desideriamo a' nostri sconci aver chi con sua qualche arte e senza alcuna
nostra opera e diligenza noi restituisca ad integrità e a fermo stato d'animo e
di mente. Vorrebbesi aver quaggiù fra noi quel Peion medico degli dii, qual mai
si parte dalla presenza di Giove, e assistegli continuo in cena; e costui non
però so se e' potesse in noi quello che non potemo noi in noi stessi, se già
quella Elena, figliuola di Giove, presso ad Omero, non gli porgesse quella
pozione con quale ella inducea oblivione d'ogni male a chiunque ne bevesse.
Questa sarebbe cosa utile fra noi mortali; benché Diodoro, greco istorico, dice
trovarsi una certa spezie di farmaco chiamato elena, composto dalla moglie di
Tono medico, qual farmaco spegne le lacrime ed estingue il merore. Ma voglio
ridere con voi, Niccola; né però dirò cosa non accommodata a questi
ragionamenti, quando dagli dii ministri della natura e compensatori della
condizione umana interviene, come dicea Ulisse ad Achille, che a' nostri mali
d'animo non è chi per ingegno o per impiastri o medicamenti alcuni possa
rimediarvi. Dianci a qualunque aito e amminiculo ci sollievi fiacchi e afflitti
da sinistri incarchi. Rido. E' dicono che Bacchus fra 'l numero degli dii si
chiamava Liber pater, po' che e' liberava l'animo dalle cure e sedavagli
el dolore e rendevalo ringiovanito. E questo facea solo col vino, frutto della
terra alacre e iocundissimo. Molti impongono a Flacco, poeta lirico, calunnia
quale s'ascrive a tutti noi vecchi, e accusanlo che fu bevitore; e questo
arguiscono perché in molte sue ode e' loda el vino. Certo, come e' dicono di
noi stracchi omai del vivere, aquilae senectus. Pertanto non vorrei in
mie parole parere men sobbrio ch'io mi sia sempre stato in ogni mia vita.
Voglio in questa causa da me essere preiudicato e preconstituito questo, che io
in ogni altro uso del vivere biasimo la immodestia del vino. E vidi e notai in
molti altrove robusti e vivacissimi uomini che la intemperanza del vino gli
atterrò e abbreviò loro vita e privogli di sanità. E non mi estenderò di
raccontargli in quanti modi l'essere poco sobbrio oppressi e' nostri corpi di
gravissime infermità. Ma Omero chiama el sonno domatore d'ogni acerbità, e introduce
che ad Ulisses, dopo quel suo miserabile naufragio, giunto che fu el terzo dì
al lito, la dea Atena, qual una sempre lo sovenne in ogni sua avversità,
sopragiunse e trovollo giacere in su un suo quasi covile quale e' s'avea fatto
di frasche e di frondi; e forse lo trovò repetendo e' suoi mali condolersi
della sua calamità. Per questo mossa a pietà la dea Atena, non come in quel suo
naufragio, gli sustese el velo o la vesta ove e' posasse el petto e le sua
membra; ma solo gl'indusse, per suttrarlo alquanto da tante miserie, el sonno,
e adormentollo. Stratonices presso a Iesippo istorico, presa da' nemici
vincitori, deliberò uscire di servitù e uccidersi; ma in quel curare e
procacciare quanto forse ella cercava per satisfarsi con men dolore e con più degnità,
fu interpellata e compresa dal sonno. Dormì, e in quel dormire si spense tanto
suo furore e immanità.
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