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Restano alcuni ultimi e ottimi
ricordi a questa materia quali non voglio preterirli, e sono questi: non
repetere all'animo tuo e' passati sinistri; ragiona e con teco e con altri
d'ogni altra cosa che de' casi e infortuni tuoi. In Roma el simulacro della dea
Angeronia aveva la bocca legata e suggellata, e a costei faceano e' sacerdoti
sacrificio nel sacello della dea Voluppia; qual misterio interpetra Macrobio
significare che soffrendo con taciturnità le angustie dell'animo tornano poi in
voluttà. Ma perché pare, quando siamo soli, meno possiamo non repetere e'
nostri mali, e quando siamo non soli più troviamo da consolarci co' e' ricordi
e ammonimenti di chi ne ascolta, però mi piace quel precetto antiquo che in tue
infelicità e miserie sempre fugga la solitudine. E a questo lodano trovarsi co'
cari noti e amici in teatro, ne' tempi, e dove siano feste e giuochi privati e
pubblici. E simile lodo io el tradursi colla gioventù in villa a quello aiere
libero, suso que' lieti colli, fra que' culti e prati amenissimi. E per
divertere l'animo da ogni trista memoria e duro pensiero, dicovi questo: nulla
troverete utilissimo quanto occupare le membra e occupare l'animo vostro ad
altre varie o grate o ingrate faccende ch'elle siano. Que' di Pompeio, quando
e' lo viddero ucciso e tronco giacere in sul lito, tanto restorono di
condolersi quanto essi attesero a fuggire. Converrassi adoperare coll'uccello,
co' cani alle caccie, tendere alle fere, a' pesci. Sarà non disutile
intrapreendere qualche patrocinio in la causa del tuo noto o vicino. Così con
altri e con simili essercizi sarà utilissimo al tutto lungi fuggire ogni ozio e
solitudine. E non vi tacerò quel ch'io provai in me. Parravvi forse cosa lieve,
ma ella porta seco ottimo e presentaneo rimedio. Cosa niuna tanto mi disdice da
mia vessazione d'animo, né tanto mi contiene in quiete e tranquillità di mente,
quanto occupare e' miei pensieri in qualche degna faccenda e adoperarmi in
qualche ardua e rara pervestigazione. Soglio darmi a imparare a mente qualche
poema o qualche ottima prosa; soglio darmi a commentare qualche essornazione,
ad amplificare qualche argumentazione; e soglio, massime la notte, quando e'
miei stimoli d'animo mi tengono sollecito e desto, per distormi da mie acerbe
cure e triste sollicitudini, soglio fra me investigare e construere in mente
qualche inaudita macchina da muovere e portare, da fermare e statuire cose
grandissime e inestimabili. E qualche volta m'avvenne che non solo me acquetai
in mie agitazioni d'animo, ma e ancora giunsi cose rare e degnissime di
memoria. E talora, mancandomi simili investigazioni, composi a mente e coedificai
qualche compositissimo edificio, e disposivi più ordini e numeri di colonne con
vari capitelli e base inusitate, e collega'vi conveniente e nuova grazia di
cornici e tavolati. E con simili conscrizioni occupai me stessi sino che 'l
sonno occupò me. E quando pur mi sentissi non atto con questi rimedi a
rassettarmi, io piglio qualche ragione in conoscere e discutere cagioni ed
essere di cose da natura riposte e ascose. E sopratutto quanto io provai, nulla
più in questo mi satisfa, nulla tutto tanto mi compreende e adopera, quanto le
investigazioni e dimostrazioni matematice, massime quando io studi ridurle a
qualche utile pratica in vita; come fece qui Battista, qual cavò e' suoi
rudimenti di pittura e anche e' suoi elementi pur da' matematici, e cavonne
quelle incredibili preposizioni de motibus ponderis. Non voglio
estendermi in recitarvi di me quello che in me possano queste arti matematice;
né voglio insistere a persuadervi quel che io stimo per miei detti di sopra
esservi persuaso. Tanto solo v'affermo: cosa niuna più giova a espurgare ogni
tristezza che immettersi in animo qualche altra occupazione e pensiere.
Confesserovvi di me stesso, a me non rarissimo intervenne ch'io, posto in mezzo
dove erano alcuni invidi, procaci e temulenti, de' quali più d'uno con vari
stimoli e aculei di parole per incitarmi ad ira di qua e di qua mi saettavano,
stetti parte sì occupato ad altre mie investigazioni, parte ancora sì disposto
a nulla curarli più che se fussero quel corvo che salutava Cesare, o quel
psittaco che gridava chere, chere, che io nulla udiva, nulla vedea, nulla
sentiva altri che me stessi; meco ragionava, meco repetea miei studi e vigilie,
e a me stessi intanto promettea buona grazia e posterità. Quinci pensate voi
quali siano gli animi più pieni che 'l mio di maravigliosa investigazione. M.
Marcello presso a Siracuse comandò a' suoi armati che in tanto eccidio di sì
nobile terra servassero quello Archimede matematico, quale difendendo la patria
sua con varie e in prima non vedute macchine e instrumenti bellici, aveva una e
un'altra volta perturbato ogni ordine suo e rotto l'impeto di tanta sua
ossidione ed espugnazione. Trovoronlo investigare cose geometrice quale e'
disegnava in sul pavimento in casa sua; e trovoronlo sì occupato coll'animo e
tanto astratto da ogni altro senso che lo strepito delle armi, el gemito de'
cittadini quali cadeano sotto le ferite, le strida delle moltitudine quali
periano oppressi dalle fiamme e dalle ruine de' tetti e de' tempi, nulla el
commoveano. Cosa per certo mirabile che tanto fracasso, tanta caligine del fumo
e del polverio non lo stogliesse da questa una sua investigazione e ragione
matematica a quale egli era tanto occupato e adiudicato.
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