Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText
Leon Battista Alberti
Profugiorum ab aerumna Libri III

IntraText CT - Lettura del testo

  • LIBRO I.
      • -3-
Precedente - Successivo

Clicca qui per attivare i link alle concordanze

-3-

 

Ma che diremo noi? Lasciamo stare la descrizione e forma di questo tempio. Non cerchiamo quanto sia imposto suo peso a chi possa sostenerlo, o quanto sia non male occupato quello che farebbe a grazia e ammirazione. Altrove sarà da disputarne. Vegniamo a quello che io desidero intender da voi. Siete voi, Agnolo, in questa opinione che queste conversioni e coniunzioni di voci possino levare gli animi e imporre in loro vari eccitamenti e commozioni? Troppo sarebbe forza qui in Battista, se potesse con suoi strumenti musici adducere gli animi in qual parte e' volessi. E in prima mi maraviglio del nostro Platone, principe de' filosofi, quale affermava non avenire mai che nuova ragion di canti si ricevessero al vulgo e in uso senza qualche prossima perturbazione publica. Che quella e quell'altra armonia sia cagione di pervertere una republica, né io lo crederrei a Platone se me lo persuadesse, né voi mi loderesti s'io glielo credessi. Forse diranno che sia indizio e segno di quello ch'egli osservorono poi esser seguito: né questo ancora mi satisfa. Altre sono le vere cagioni, altri sono li veri indicii quali dimostrano l'apparecchiate ruine alle republiche, fra' quali sono la immodestia, l'arroganza, l'audacia de' cittadini, la impunità del peccare, la licenza del superchiare e' minori, le conspirazioni e conventicule di chi vuole potere più che non si li conviene, le volontà ostinate contro i buoni consigli, e simili cose a voi notissime; sono quelle che danno cognizione de' tempi, se seguiranno prosperi o avversi. E quell'altro, per onestar l'arte sua, disse che l'animo dell'uomo era composto d'armonia e di consonanze musice. Non mi satisfanno costoro, né veggo in che modo l'animo in cosa alcuna abbi convenienza con lo strepito o crepito di più voci e suoni. E tanto iudico l'animo esser o subietto o obligato o dato a questi suoi movimenti da cosa quale io non so compreendere quale ella sia, che non solo e' musici, ma né ancora e' filosofi con sue ottime e copiosissime ragioni possono diverterlo dalle cure quale tuttora lo assediano, né possono distorre da' nostri pensieri l'acerbità in quale l'animo nostro non so come si rimpiega. Questo si pruova tutto el dì, che le triste memorie, le ingrate espettazioni, le dure offensioni ci si presentano e attaccansi all'animo, tale che a nostro malgrado ci conviene dolere e temere, e male averci, si può dire, contro a ogni nostra volontà; già che niuno si truova sì pazzo che non volesse più tosto stare lieto che mesto, sperare bene che vivere in paura. E questi filosofi con loro parole credono spegner quello che con effetto tanto può per sua natura in noi. Questo donde e' sia non so: pur lo sento in noi mortali esser fisso e quasi immortale. E quale e' sia per sé tanto veemente e tanto ostinato, vi confesso, Agnolo, non lo so: ma che e' sia, lo sento e pruovo, e duolmi. Ma voi come prudente statuirete quanto sia da giudicarne. Io insino a qui assentirei a chi lo dicesse non esser possibile vetare da noi tanto male se non col tempo, cioè col straccare quella forza de' cieli e della natura sofferendola; ché in altro modo non veggo si possa escludere la acerbità e durezza dell'animo, conceputa dalle ingiurie della fortuna e da' casi avversi quali da infinite parti ci percuotono e assiduo ci si presentano, e occupano e' nostri sensi e mente, in modo che nulla ci è lecito refutarli o esturbarli.




Precedente - Successivo

Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText

Best viewed with any browser at 800x600 or 768x1024 on Tablet PC
IntraText® (V89) - Some rights reserved by EuloTech SRL - 1996-2007. Content in this page is licensed under a Creative Commons License