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Leon Battista Alberti
Profugiorum ab aerumna Libri III

IntraText CT - Lettura del testo

  • LIBRO I.
      • -7-
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-7-

 

Non adunque reputeremo sì grave né sì acerbo quello che sia in noi farlo quanto vorremo minore e men difficile. Ma intervienci come alla colonna: mentre ch'ella tiene sé in stato ritta e in se stessi offirmata, ella non solo se sustenta ma e ancora sopra ivi regge ogni grave peso; e questa medesima colonna, declinando da quella rettitudine, pel suo in se insito carco e innata gravezza ruina. Così l'animo nostro, mentre che esso se stessi conforma con la rettitudine del vero e non aberra dalla ragione, qual sopravi imposto incarico sarà che lo abatta? Fa che lo animo penda a qualche obliqua opinione, per sua proclività ruina e capolieva. Rammentami vedere la nostra gioventù a quel giuoco de' pugni, dando e ricevendo le picchiate, contundersi e infrangersi el viso, le mani, el petto, tornare fiacchi, lividi, senza aver dato in tanto dolore un picciol gemito. E di que' medesimi forse poi vidi qualche uno punto da una zenzada con gran voce mostrare la sua levità e impazienza. E questo onde avviene se non che ivi l'opinione adritta a virilità lo 'nduce a volere soffrire, e volendo gli si rende el dolore picciolo e da sofferirlo; qui la mollizie effemminata dell'animo per se stessi bieca e obliqua ad impazienza e intolleranza puerile?




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