Nell’orto, a Massa
- o blocchi di turchese,
alpi Apuane !
o lunghi intagli azzurri
nel celestino,
all’orlo del paese!
un odorato e lucido
verziere
pieno di frulli,
pieno di sussurri,
pieno de’ flauti
delle capinere.
Nell’aie acuta la
magnolia odora,
lustra l’arancio
popolato d’oro -
io, quando al
Belvedere era l’aurora,
venivo al piede
d’uno snello alloro.
Sorgeva presso il
vecchio muro, presso
il vecchio busto
d’un imperatore,
col tronco svelto
come di cipresso.
Slanciato avanti,
sopra il muro, al sole
dava la chioma.
Intorno era un odore,
sottil, di vecchio,
e forse di vïole.
Io sognava: una
corsa lungo il puro
Frigido, l’oro di
capelli sparsi,
una fanciulla . . .
Ancora al vecchio muro
tremava il lauro
che parea slanciarsi.
Un’alba - si sentia
di due fringuelli
chiaro il francesco
mio: la capinera
già desta
squittinìa di tra i piselli -
tu più non c’eri, o
vergine fugace:
netto il pedale era
tagliato: v’era
quel vecchio odore
e quella vecchia pace:
il lauro, no. Sarchiava
lì vicino
Fiore, un ragazzo
pieno di bontà.
Gli domandai del
lauro; e Fiore, chino
sopra il
sarchiello: Faceva ombra, sa!
E m’accennavi un
campo glauco, o Fiore,
di cavolo cappuccio
e cavolfiore.
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