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Giovanni Pascoli
Myricae

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  • 16. IDA E MARIA.
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16. IDA E MARIA.

 

O mani d’oro, le cui tenui dita

menano i tenui fili ad escir fiori

dal bianco bisso, e sì, che la fiorita

sembra che odori;

 

o mani d’oro, che leggiere andando,

rigasi il lin, miracolo a vederlo,

qual seccia arata nell’autunno, quando

chioccola il merlo;

 

o mani d’oro, di cui l’opra alterna

sommessamente suona senza posa,

mentre vi mira bionde la lucerna

silenzïosa:

 

or m’apprestate quel che già chiedevo

funebre panno, o tenui mani d’oro,

però che i morti chiamano e ch’io devo

esser con loro.

 

Ma non sia raso stridulo, non sia

puro amïanto; sia di que’ sinceri

teli, onde grevi a voi lasciò la pia

madre i forzieri;

 

teli, a cui molte calcole sonare

udì San Mauro e molte alate spole:

un canto a tratti n’emergea di chiare,

lente parole:

 

teli, che a notte biancheggiar sul fieno

vidi con occhio credulo d’incanti,

ne’ prati al plenilunio sereno

riscintillanti .

 

 




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