19. GERMOGLIO.
La scabra vite che
il lichene ingromma
come di gialla
ruggine, germoglia:
spuntar vidi una,
lucida di gomma,
piccola foglia.
Al sol che brilla
in mezzo a gli umidicci
solchi anche l’olmo
screpolato muove:
medita, il vecchio,
rame, pei viticci
nuovi, pur nuove:
cui tremolando
cercano coi lenti
viticci i tralci a
foglie color rame,
mentre su loro
tremolano ai venti
anche le rame.
Da qual profonda
cavità m’ha scosso
il canto dell’aereo
cuculo?
fiorisce a spiga
per le prode il rosso
pandicuculo?
È del fior d’uva
questa ambra che sento
o una lieve traccia
di vïole?
dove si vede il
grappolo d’argento
splendere al sole?
grappolo verde e
pendulo, che invaia
alle prime acque
fumide d’agosto,
quando il villano
sente sopra l’aia
piovere mosto:
mosto che cupo
brontola e tra nere
ombre sospira e
canta San Martino,
allor che
singultando nel bicchiere
sdrucciola vino;
vino che rosso
avanti il focolare
brilla, al
fischiare della tramontana,
che giunge come un
fragoroso mare
e s’allontana
simile a sogno:
quando su le strade
volano foglie cui
persegue il cuore
simili a sogno;
quando tutto cade,
stingesi, e muore.
Muore? Anche un
sogno, che sognai! Germoglia
la scabra vite che
il lichene ingromma:
spunta da un nodo
una lanosa foglia
molle di gomma.
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