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Giovanni Pascoli
Myricae

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  • 3. RICORDI.
    • X. Le monache di Sogliano.
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X. Le monache di Sogliano.

 

Dal profondo geme l’organo

tra ‘l fumar de’ cerei lento:

c’è un brusio cupo di femmine

nella chiesa del convento:

 

un vegliardo austero mormora

dall’altar suoi brevi appelli:

dietro questi s’acciabattano

delle donne i ritornelli.

 

Ma di mezzo a un lungo gemito,

da invisibile cortina,

s’alza a vol secura ed agile

una voce di bambina;

 

e dintorno a questa ronzano,

tutte a volo, unite e strette,

e la seguono e rincorrono,

voci d’altre giovinette.

 

Per noi prega, o santa Vergine,

per noi prega, o Madre pia;

per noi prega, esse ripetono,

o Maria! Maria! Maria!

 

Quali note! Par che tinnino

nell’infrangersi del cuore:

paion umide di lagrime,

paion ebbre di dolore.

 

Oh! qual colpa macchiò l’anima

di codeste prigioniere?

qual dolor poté precorrervi

la fiorita del piacere?

 

Queste bimbe, queste vergini

che offesero Dio santo,

che perdòno ne sospirano

con sì lungo inno di pianto?

 

Manda l’organo i suoi gemiti

tra’l fumar de’ cerei lento:

di lontane plaghe sembrano

cupe e fredde onde di vento...

 

Dalle plaghe inaccessibili

cupo e freddo il vento romba:

già sottentra ai lunghi gemiti

il silenzio della tomba.

 




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