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Giovanni Pascoli
Myricae

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  • 15. ELEGIE.
    • III. X Agosto.
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III. X Agosto.

 

San Lorenzo, io lo so perché tanto

di stelle per l’aria tranquilla

arde e cade, perché sì gran pianto

nel concavo cielo sfavilla.

 

Ritornava una rondine al tetto:

l’uccisero: cadde tra spini:

ella aveva nel becco un insetto:

la cena de’ suoi rondinini.

 

Ora è là come in croce, che tende

quel verme a quel cielo lontano;

e il suo nido è nell’ombra, che attende,

che pigola sempre più piano.

 

Anche un uomo tornava al suo nido:

l’uccisero: disse: Perdono;

e restò negli aperti occhi un grido

portava due bambole in dono...

 

Ora là, nella casa romita,

lo aspettano, aspettano in vano:

egli immobile, attonito, addita

le bambole al cielo lontano

 

E tu, Cielo, dall’alto dei mondi

sereni, infinito, immortale,

Oh! d’un pianto di stelle lo inondi

quest’atomo opaco del Male!

 




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