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Giovanni Pascoli
Myricae

IntraText CT - Lettura del testo

  • 15. ELEGIE.
    • VI. Lapide.
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VI. Lapide.

 

Dietro spighe di tasso barbasso,

tra un rovo, onde un passero frulla

improvviso, si legge in un sasso:

QUI DORME PIA GIGLI FANCIULLA.

 

Radicchiella dall’occhio celeste,

dianto di porpora, sai,

sai, vilucchio, di Pia? la vedeste,

libellule tremule, mai ?

 

Ella dorme. Da quando raccoglie

nel cuore il soave oblio? Quante

oh! le nubi passate, le foglie

cadute, le lagrime piante;

 

quanto, o Pia, si morì da che dormi

tu! Pura di vite create

a morire, tu, vergine, dormi,

le mani sul petto incrociate.

 

Dormi, vergine, in pace: il tuo lene

respiro nell’aria lo sento

assonare al ronzio delle andrene,

coi brividi brevi del vento.

 

Lascia argentei il cardo al leggiero

tuo alito i pappi suoi come

il morente alla morte un pensiero,

vago, ultimo: l’ombra d’un nome.

 




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