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Giovanni Pascoli Myricae IntraText CT - Lettura del testo |
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VI. Lapide.Dietro spighe di tasso barbasso, tra un rovo, onde un passero frulla improvviso, si legge in un sasso: QUI DORME PIA GIGLI FANCIULLA.
Radicchiella dall’occhio celeste, dianto di porpora, sai, sai, vilucchio, di Pia? la vedeste, libellule tremule, mai ?
Ella dorme. Da quando raccoglie nel cuore il soave oblio? Quante oh! le nubi passate, le foglie cadute, le lagrime piante;
quanto, o Pia, si morì da che dormi tu! Pura di vite create a morire, tu, vergine, dormi, le mani sul petto incrociate.
Dormi, vergine, in pace: il tuo lene respiro nell’aria lo sento assonare al ronzio delle andrene, coi brividi brevi del vento.
Lascia argentei il cardo al leggiero tuo alito i pappi suoi come il morente alla morte un pensiero, vago, ultimo: l’ombra d’un nome.
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