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Giovanni Pascoli
Myricae

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  • 2. DALL’ALBA AL TRAMONTO.
    • X. Sera festiva.
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X. Sera festiva.

 

O mamma, o mammina, hai stirato

la nuova camicia di lino ?

Non c’era laggiù tra il bucato,

sul bossolo o sul biancospino.

Su gli occhi tu tieni le mani. . .

Perché? non lo sai che domani ... ?

din don dan, din don dan.

 

Si parlano i bianchi villaggi

cantando in un lume di rosa:

dall’ombra de’ monti selvaggi

si sente una romba festosa.

 

Tu tieni a gli orecchi le mani...

tu piangi; ed è festa domani. .

din don dan, din don dan.

 

Tu pensi . . . oh! ricordo: la pieve . . .

quanti anni ora sono ? una sera . .

il bimbo era freddo, di neve;

il bimbo era bianco, di cera:

allora sonò la campana

(perché non pareva lontana ?)

din don dan, din don dan.

 

Sonavano a festa, come ora,

per l’angiolo; il nuovo angioletto

nel cielo volava a quell’ora;

ma tu lo volevi al tuo petto,

con noi, nella piccola zana:

gridavi; e lassù la campana. . .

din don dan, din don dan.

 




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