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Giovanni Pascoli Myricae IntraText CT - Lettura del testo |
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X. Le monache di Sogliano.Dal profondo geme l’organo tra ‘l fumar de’ cerei lento: c’è un brusio cupo di femmine nella chiesa del convento:
un vegliardo austero mormora dall’altar suoi brevi appelli: dietro questi s’acciabattano delle donne i ritornelli.
Ma di mezzo a un lungo gemito, da invisibile cortina, s’alza a vol secura ed agile una voce di bambina;
e dintorno a questa ronzano, tutte a volo, unite e strette, e la seguono e rincorrono, voci d’altre giovinette.
Per noi prega, o santa Vergine, per noi prega, o Madre pia; per noi prega, esse ripetono, o Maria! Maria! Maria!
Quali note! Par che tinnino nell’infrangersi del cuore: paion umide di lagrime, paion ebbre di dolore.
Oh! qual colpa macchiò l’anima di codeste prigioniere? qual dolor poté precorrervi la fiorita del piacere?
Queste bimbe, queste vergini che offesero Dio santo, che perdòno ne sospirano con sì lungo inno di pianto?
Manda l’organo i suoi gemiti tra’l fumar de’ cerei lento: di lontane plaghe sembrano cupe e fredde onde di vento...
Dalle plaghe inaccessibili cupo e freddo il vento romba: già sottentra ai lunghi gemiti il silenzio della tomba.
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