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Giovanni Pascoli
Canti di Castelvecchio

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    • 33. IL FRINGUELLO CIECO.
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33. IL FRINGUELLO CIECO.

 

Finch... finché nel cielo volai,

finch... finch'ebbi il nido sul moro,

c'era un lume, lassù, in ma' mai,

un gran lume di fuoco e d'oro,

che andava sul cielo canoro,

spariva in un tacito oblìo...

Il sole!... Ogni alba nella macchia,

ogni mattina per il brolo,

- Ci sarà? - chiedea la cornacchia;

- Non c'è più! - gemea l'assiuolo;

e cantava già l'usignolo:

- Addio, addio dio dio dio dio... -

Ma la lodola su dal grano

saliva a vedere ove fosse.

Lo vedeva lontan lontano

con le belle nuvole rosse.

E, scesa al solco donde mosse,

trillava: - C'è, c'è, lode a Dio! -

«Finch... finché non vedo, non credo»

però dicevo a quando a quando.

Il merlo fischiava - Io lo vedo -;

l'usignolo zittìa spiando.

Poi cantava gracile e blando:

- Anch'io anch'io chio chio chio chio... -

Ma il ch'io persi cieli e nidi,

ahimè che fu vero, e s'è spento!

Sentii gli occhi pungermi, e vidi

che s'annerava lento lento.

Ed ora perciò mi risento:

- O sol sol sol sol... sole mio? -

 

 




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