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Giovanni Pascoli
Canti di Castelvecchio

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    • 38. LA GUAZZA.
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38. LA GUAZZA.

 

Laggiù, nella notte, tra scosse

d'un lento sonaglio, uno scalpito

è fermo. Non anco son rosse

le cime dell'Alpi.

Nel cielo d'un languido azzurro,

le stelle si sbiancano appena:

si sente un confuso sussurro

nell'aria serena.

Chi passa per tacite strade?

Chi parla da tacite soglie?

Nessuno. È la guazza che cade

sopr'aride foglie.

Si parte, ch'è ora, né giorno,

sbarrando le vane pupille;

si parte tra un murmure intorno

di piccole stille.

In mezzo alle tenebre sole,

qualcuna riluce un minuto;

riflette il tuo Sole, o mio Sole;

poi cade: ha veduto.

 





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