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Giovanni Pascoli Canti di Castelvecchio IntraText CT - Lettura del testo |
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Tra gli autunnali giorni ricorre al mio pensiero sempre quel giorno, che dal palazzo, dalla gran Torre, facemmo un tanto mesto ritorno: fosse alla bianca nostra casina che aveva ai piedi tante verbene dov'era, dietro siepi riquadre di biancospino, dietro un cancello verde, ciò ch'era della mia madre, nostro, ma poco; poco, ma bello. Io non credeva, fuori che in sogno, fossero altrove gigli e giaggioli, e il dolce odore del catalogno e gli agri pomi de' lazzeruoli: e ch'altro al mondo fosse che il troppo, e la mimosa, ch'è morta, e il pioppo, ch'è morto, e l'alto cedro, ch'è morto. Oh! sì, com'era mesto il ritorno, ben ch'in San Mauro fosse, quel giorno, Ma morto il babbo da più d'un mese, non c'era posto per i suoi nati più, nella Torre, sì che al paese ritornavamo come scacciati. Noi s'era in otto, nove con essa, nella carrozza, piccoli, stretti a lei che stava bianca e dimessa tra lo scoppiare dei mortaretti; tra il rintoccare delle campane. senza più padre senza più pane. E disse un uomo; disse: e l'udiva ella e ne pianse le lunghe notti e ne fu trista fin che fu viva, un anno: «Un nido, ve', di farlotti!» Verlette, quando v'odo cantare, nunzie che il caldo viene e la state, nelle mattine tacite e chiare, Oh! - dico - il nido fatto tra i rovi. il vostro nido messo tra il rusco, oh! che il villano non ve lo trovi, che rozzo è fuori, radiche e stecchi, ma dentro è tutto lana e lichene, dove d'un solo tratto sei becchi s'aprono a un solo grillo che viene! viene nel becco vostro, che intanto spiando il cibo raro e col canto cullando il nido ch'è tra le spine! Oh! voi non, mentre gettate il grido che salva gli altri, predi l'astore; né il bruco e il grillo manchi nel nido, né il calduccino di sotto il cuore! che rende all'uomo l'arma sua lunga, oh! la covata vostra già sia buona a volare; ch'e' non vi giunga! Siano volastri per mezzo agosto, né con la mano l'uomo li pigli dopo un voletto, poco discosto dal nido... come, madre, i tuoi figli! E come, o madre, quella parola ti si confisse tanto nel petto, che assomigliava la famigliuola tua nuda a quella d'un uccelletto? O madre! o madre! non era vero? non eran ali dunque le tue? non anche prese te lo sparviero lasciando il nido senza voi due? prima con otto bocche, poi sette, sei, cinque... aperte sempre al tuo volo, aperte invano... sì, di verlette: Tra quei che il falco non ghermì poi, o l'uomo vile, madre mia santa, tra quei farlotti piccoli tuoi, uno non vola dunque? non canta? arie non canta, semplici e tristi? non vola, in alto, poi dalle cime scende là dove tu gli sparisti?
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