III.
Torre di San Mauro. Notte dal
9 al 10 novembre.
Dormii sopra la
chiesa della Torre.
Cantar, la notte,
udii soave e piano.
Udii, tra sonno e
sonno, voci e passi,
e tintinnire il
campanello d'oro,
ed un fruscìo di
pii bisbigli bassi,
ed un ronzìo d'alte
preghiere in coro,
ed una gloria
d'organo canoro,
che dileguava a
sospirar lontano.
A sospirar così
soave e piano!
Era una messa.
Santo! Santo! Santo!
Ma eran voci morte
che cantare
udii la notte fino
sul mattino:
un morto prete
curvo su l'altare,
un bimbo morto
ritto sul gradino,
con su le spalle il
suo lenzuol di lino
in che l'avvolse la
sua madre in pianto.
Era la messa.
Santo! Santo! Santo!
Ma sul mattino ecco
garrir gli uccelli:
- No: era il vento
quel ronzìo che udisti,
erano pioggia quei
bisbigli bassi.
Frusciavan alto i
vecchi abeti tristi,
brusivan cupo i
tristi vecchi tassi.
Erano foglie,
foglie secche, i passi,
cadute ai vecchi
tigli, ai vecchi ornelli. -
Così garrendo mi
dicean gli uccelli.
E i vecchi alberi:
- Il tempo, come corre!
Quel campanello era
il tuo vecchio cuore,
in cui battean
vecchie memorie care;
ma le altre voci,
fievoli o sonore,
di noi, non le
potevi ricordare...
Siamo di dopo!... A
que' tuoi giorni, pare,
tutto era a prato
avanti quella Torre. -
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