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Giovanni Pascoli
Canti di Castelvecchio

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  • APPENDICE.
    • 69. DIARIO AUTUNNALE (1907).
      • VII.
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VII.

 

Castelvecchio, 15 decembre.

 

Nell'orto.

 

A casa mia giunto sul vespro alfine,

io vedo un sogno ch'è pur cosa vera.

I quattro peri che piantai nell'orto

a circondar la conca d'arenaria,

vedo fioriti! E il cielo è bigio e smorto,

la nebbia fuma, fredda punge l'aria:

la neve è su la Pania solitaria...

- Allora, a marzo, o che lassù non c'era? -

E tutto cade, tutto va, si perde;

il fiume va come una folla in pianto.

La quercia ha il musco e l'edera, di verde:

sui verdi rami ha un suo gran rosso manto.

Sol foglie secche, e i vostri fior soltanto!...

- O non era così di primavera? -

Marzo a decembre, alba somiglia a sera!

Eppure altro è il principio, altro la fine.

Vedo tremare un poco le fogline

delle corolle al vento che le sfiora.

Avete il tempo, arbusti miei, sbagliato:

ora non viene la dolciura in cielo.

Non si prepara a rifiorire il prato:

viene la brina e mangia ogni suo stelo.

Viene la brina, ed anche viene il gelo...

- E così dunque non accadde allora? -

Ma il monte allora ritornò turchino,

e fiorirono i peschi e gli albicocchi.

Era fiorito il mandorlo e il susino,

metteva il melo foglie e fiori a gli occhi.

Fiori per tutto, a spighe, a mazzi, a fiocchi...

- A noi, col gelo li strinò l'aurora! -

Poveri arbusti! E si riprovan ora.

Oh! videro fiorire anche le spine!...

 




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