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Giovanni Pascoli Canti di Castelvecchio IntraText CT - Lettura del testo |
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VII.Castelvecchio, 15 decembre.
Nell'orto.A casa mia giunto sul vespro alfine, io vedo un sogno ch'è pur cosa vera. I quattro peri che piantai nell'orto a circondar la conca d'arenaria, vedo fioriti! E il cielo è bigio e smorto, la nebbia fuma, fredda punge l'aria: la neve è su la Pania solitaria... - Allora, a marzo, o che lassù non c'era? - E tutto cade, tutto va, si perde; il fiume va come una folla in pianto. La quercia ha il musco e l'edera, di verde: sui verdi rami ha un suo gran rosso manto. Sol foglie secche, e i vostri fior soltanto!... - O non era così di primavera? - Marzo a decembre, alba somiglia a sera! Eppure altro è il principio, altro la fine. Vedo tremare un poco le fogline delle corolle al vento che le sfiora. Avete il tempo, arbusti miei, sbagliato: ora non viene la dolciura in cielo. Non si prepara a rifiorire il prato: viene la brina e mangia ogni suo stelo. Viene la brina, ed anche viene il gelo... - E così dunque non accadde allora? - Ma il monte allora ritornò turchino, e fiorirono i peschi e gli albicocchi. Era fiorito il mandorlo e il susino, metteva il melo foglie e fiori a gli occhi. Fiori per tutto, a spighe, a mazzi, a fiocchi... - A noi, col gelo li strinò l'aurora! - Poveri arbusti! E si riprovan ora. Oh! videro fiorire anche le spine!...
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