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Giovanni Pascoli
Canti di Castelvecchio

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  • RITORNO A SAN MAURO.
    • 68. TRA SAN MAURO E SAVIGNANO.
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68. TRA SAN MAURO E SAVIGNANO.

 

Una voce ora udii nel camposanto.

- Dal tetro sonno in pieno dì mi scosse

un lungo squillo che parea di pianto.

E... Oh! speranza del mio cuor superba!

I miei cari lasciai nelle lor fosse

dormire avvolti in bianche fibre d'erba.

Cantavano un soave inno le trombe,

di pianto e gloria; ed echeggiava lento

su l'immobilità delle altre tombe.

La mia sussultò sola. Era d'un grande

popolo il passo... mi parea che al vento

s'esalasse l'odor delle ghirlande...

Chi venne in pia soavità di rose

alla sua pace? Forse... Ora che ai vivi

apri l'anime, o notte, ombri le cose;

vado: la voglio rimirar, con l'orme

del pensiero ma già sui semprevivi

calma, la fronte di colui che dorme.

Odor di fiori mi conduce ov'egli

dorme... Non è chi mi sperava il cuore.

Non è. Non è... Ma chi sei tu? Tu vegli!

Oh! non hai pace!... Io so chi sei... chi eri.

Tu sei colui che uccide e che poi muore.

Oh! son anni, son anni anni... Fu ieri.

Tu non hai fatto che bagnar la fossa

tua del mio sangue. E tu davi la morte

che ignoravi? Ma eri anche tu d'ossa.

L'uomo non ti punì? Tu dalla vita

giungi tra i fiori? Hai oggi dalla morte

la pena che sarebbe oggi finita.

Riposeresti... Oh! i figli miei! Tu giungi

or dalla vita. Alcuni già qui sono

con me, con noi. Gli altri, non so, ma lungi.

Una dormiva ancora nella culla.

Tutti piccoli, tristi, in abbandono

e scoramento... Ne sai nulla?... Nulla.

Avevi i tuoi... Ma io, io ombra esangue,

io di qui sopra le lor nude vite

getto il mantello del mio puro sangue.

Se fanno il male, li difendo io, sorto

su loro. Uomini, me me non punite,

se chi m'uccise, infuria su me morto!

Se poi si sono stretti, umili e proni

al lor destino e nella terra amara

per bontà loro vollero esser buoni;

oh! benedetti! E il tristo ieri adorni

oggi di fiori semplici la cara

miseriola dei lor miti giorni.

Ma se alcuno di loro, dallo stento

della sua giovinezza, a poco a poco

avesse alzato, oh! non la fronte e il mento,

ma il cuore! il cuore! se dalla sua creta

insanguinata avesse tratto il fuoco!

se fosse, quel mendico, ora un poeta!

fosse un consolatore, egli cui niuno

consolò! fosse, il derelitto, un forte!

un grande fosse l'orfano digiuno!...

Io sogno! Io sogno, o muto autor del male!

ma se di quelli che dannasti a morte

col padre loro, fosse, uno, immortale!

Oh! se qui, con soavi inni, a' suoi morti

ch'egli amò tanto, il popolo suo mai,

in un giorno d'amor, non lo riporti;

io là sarò, col figlio mio sepolto,

che mi ridona ciò che gli donai,

che m'ha ridato ciò che tu m'hai tolto! -

Oh padre!... Gli astri... Vega, Aquila, Arturo...

splendeano sopra il camposanto oscuro...

 




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