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Giovanni Pascoli Canti di Castelvecchio IntraText CT - Lettura del testo |
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III.Torre di San Mauro. Notte dal 9 al 10 novembre.
Dormii sopra la chiesa della Torre. Cantar, la notte, udii soave e piano. Udii, tra sonno e sonno, voci e passi, e tintinnire il campanello d'oro, ed un fruscìo di pii bisbigli bassi, ed un ronzìo d'alte preghiere in coro, ed una gloria d'organo canoro, che dileguava a sospirar lontano. A sospirar così soave e piano! Era una messa. Santo! Santo! Santo! Ma eran voci morte che cantare udii la notte fino sul mattino: un morto prete curvo su l'altare, un bimbo morto ritto sul gradino, con su le spalle il suo lenzuol di lino in che l'avvolse la sua madre in pianto. Era la messa. Santo! Santo! Santo! Ma sul mattino ecco garrir gli uccelli: - No: era il vento quel ronzìo che udisti, erano pioggia quei bisbigli bassi. Frusciavan alto i vecchi abeti tristi, brusivan cupo i tristi vecchi tassi. Erano foglie, foglie secche, i passi, cadute ai vecchi tigli, ai vecchi ornelli. - Così garrendo mi dicean gli uccelli. E i vecchi alberi: - Il tempo, come corre! Quel campanello era il tuo vecchio cuore, in cui battean vecchie memorie care; ma le altre voci, fievoli o sonore, di noi, non le potevi ricordare... Siamo di dopo!... A que' tuoi giorni, pare, tutto era a prato avanti quella Torre. -
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