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Giovanni Pascoli
Poemi del Risorgimento

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  • Inno a Roma.
    • L'ARATORE.
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L'ARATORE.

 

Uno arava.

Egli segnava, sull'aurora, un solco

quadrato intorno al colle Palatino.

Sentian le zolle il primo aratro allora.

E sotto il giogo era una vacca bianca

e un rosso toro, che di quando in quando

il rauco fiato si gemean sui collo,

molto anelando. E la città futura

stava e mirava, coi vincastri in mano

e con indosso pelli irte di capre.

Ma gli altri fieri, a chi piacea l'andare

col gregge errante, e l'erba che più bella

rinasce sempre sotto il dente al gregge,

ridean dei semi che dovean sotterra

marcire al buio. E gli uni e gli altri torvi

aveano gli occhi, e l'ansito ondeggiante.

Stava il fratello, qua, del Capo, anch'esso,

con lui, lattonzo della lupa; ed ora

schifiva, lui villano, egli pastore.

Taciti i buoi tiravano nel cupo

tacer di tutti; ché fuggiano il grande

bifolco orrendo ch'era loro a tergo.

E qui, con l'ale largamente aperte

al sole, apparve un'aquila, che ferma

mirava a lungo qual lavoro in terra.

Poi, fisa sempre, s'affondò nel cielo.

 




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