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Giovanni Pascoli
Poemi del Risorgimento

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  • Inno a Roma.
    • I MESSAGGERI.
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I MESSAGGERI.

 

Alle battaglie, in mezzo ad una nube,

eran presenti i due gemelli Dei.

E niuno mai li vide; ma soltanto

tra squilli gravi delle trombe, acuti

de' litui, e grida ed ansimar feroce,

s'udiano al vento alti selvaggi ringhi.

L'uno era chiaro come l'aureo sole;

l'altro parea la notte opaca, ed era

avviluppato in ombra di dolore.

Ivano a paro avanti le coorti

di bronzo, i forti giovinetti in fiore,

erti su gl'immortali lor cavalli.

Ma in mezzo al mare, quando sulle lievi

liburne erano le aquile, ondeggianti

per la fortuna, e l'armi contro l'armi

cozzanti, allora divenian due stelle,

che rifulgeano fisse tra il brandire

degli alberi e l'oscillar delle antenne.

Erano questi i tuoi corrieri, al cenno

pronti, o Vittoria. All'apparir del vespro,

volgean del pari il corso de' cavalli,

e per le strade andava il colpo e il tonfo

dei risonanti zoccoli; e i cavalli,

ecco, anelanti, essi adduceano all'acqua:

o dea Iuturna, all'acqua tua perenne:

né già cadean le stelle, né le nubi

dalla prima alba erano ancora orlate.

Vegliava un solo focolare in Roma,

v'era una sola casa, che mandasse

baglior di luce dalle sue transenne.

Vesta attendeva i reduci seduta

al fuoco inestinguibile.

 




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