I MESSAGGERI.
Alle
battaglie, in mezzo ad una nube,
eran
presenti i due gemelli Dei.
E
niuno mai li vide; ma soltanto
tra
squilli gravi delle trombe, acuti
de'
litui, e grida ed ansimar feroce,
s'udiano
al vento alti selvaggi ringhi.
L'uno
era chiaro come l'aureo sole;
l'altro
parea la notte opaca, ed era
avviluppato
in ombra di dolore.
Ivano
a paro avanti le coorti
di
bronzo, i forti giovinetti in fiore,
erti
su gl'immortali lor cavalli.
Ma
in mezzo al mare, quando sulle lievi
liburne
erano le aquile, ondeggianti
per
la fortuna, e l'armi contro l'armi
cozzanti,
allora divenian due stelle,
che
rifulgeano fisse tra il brandire
degli
alberi e l'oscillar delle antenne.
Erano
questi i tuoi corrieri, al cenno
pronti,
o Vittoria. All'apparir del vespro,
volgean
del pari il corso de' cavalli,
e
per le strade andava il colpo e il tonfo
dei
risonanti zoccoli; e i cavalli,
ecco,
anelanti, essi adduceano all'acqua:
o
dea Iuturna, all'acqua tua perenne:
né
già cadean le stelle, né le nubi
dalla
prima alba erano ancora orlate.
Vegliava
un solo focolare in Roma,
v'era
una sola casa, che mandasse
baglior
di luce dalle sue transenne.
Vesta
attendeva i reduci seduta
al
fuoco inestinguibile.
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