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Giovanni Pascoli Poemi del Risorgimento IntraText CT - Lettura del testo |
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L'ESACRAZIONE.
Cadean gli dei; restava il Campidoglio, pendea sull'urbe. E il Barbaro selvaggio invase l'urbe, e la guastò col ferro e con la fiamma, e l'unghia de' cavalli, grave, pestò le sue ceneri: invano. Fin ch'un di loro decretò che lento mortal languore la struggesse. Vinta, egli poteva anche spianarla al suolo. «Ma no» diss'egli: «la sommuova il verno, la inondino le pioggie, e disdegnando da sé la scuota e gitti via la terra: la frangano le folgori tonanti: sia sacra a Dio, precipitino i cieli sulla lor cosa.» Tanto ei volle, e tutti al suo comando, partono, e le madri sono strappate all'are, ed i fanciulli vanno e le indarno verginette in fiore. Poi, per le vie del duro suono, i plaustri Goti e i cavalli e le Àmale coorti, piene di preda, andarono sull'orme degli antichi manipoli, e lontano il vincitore in sua lorica d'oro
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