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Giovanni Pascoli
Poemi del Risorgimento

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  • Inno a Roma.
    • L'ESACRAZIONE.
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L'ESACRAZIONE.

 

Cadean gli dei; restava il Campidoglio,

invïolato; e immobile la rupe

pendea sull'urbe. E il Barbaro selvaggio

invase l'urbe, e la guastò col ferro

e con la fiamma, e l'unghia de' cavalli,

grave, pestò le sue ceneri: invano.

Fin ch'un di loro decretò che lento

mortal languore la struggesse. Vinta,

egli poteva anche spianarla al suolo.

«Ma no» diss'egli: «la sommuova il verno,

la inondino le pioggie, e disdegnando

da sé la scuota e gitti via la terra:

la frangano le folgori tonanti:

sia sacra a Dio, precipitino i cieli

sulla lor cosa.» Tanto ei volle, e tutti

al suo comando, partono, e le madri

sono strappate all'are, ed i fanciulli

vanno e le indarno verginette in fiore.

Poi, per le vie del duro suono, i plaustri

Goti e i cavalli e le Àmale coorti,

piene di preda, andarono sull'orme

degli antichi manipoli, e lontano

il vincitore in sua lorica d'oro

 




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