IL PRIMO COLLE E I PRIMI
PASTORI.
Certo
è che vive in questa terra occulto
qualche
portento, e sì, nel monte, dove
Roma
quadrata germinò dal solco.
Pastori
un tempo (luce ed ombra incerte
vi
si spargean sotto la falce d'oro)
erano
là coi rastri. Era la gloria
vanita
già di Roma, era d'Apollo
sparito
il tempio. Tutto il sacro colle
tenean
le infrante vecchie pietre ingombro.
Cespi
d'acanto, nuove polle uscenti
da
qualche ceppa d'albero che appena
sapea
sé stesso, s'opponeano al piede.
Giacean
rottami candidi di marmo
tra i
rovi e i pruni, e sorrideano al suolo
i
capitelli ai cardi ispidi e duri.
Muri
con archi, cui copriva il musco,
pendean
crollanti, si scoteano al vento
ad
ogni crepa le parïetarie
come
ciarpame pendulo a finestre
d'un
abituro. Qua le acquate al tutto
finìan
gli dei dipinti nella calce,
qua
le ventate stridule uno straccio
sempre
rapìan da tende non più fisse.
Scabbia
di pietre, lue di sassi verdi
per
tutto, ed archi che teneano ancora
sol
per l'abbraccio d'edere contorte.
Credean
gl'ignari di veder spelonche
di
giganti che dopo un'ardua rissa
con
massi enormi, ora, cocendo l'ira,
lontani
e soli errassero sui monti.
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