IV.
Ma
dall'ignoto Spirito sferzate
corrono
a lui le riluttanti nubi,
strisciano
appiè di lui, sorgono a un tratto,
lo
velano, lo celano. È sparito
sotto
la pioggia fumida, sparito
nel
grembo grigio. Né baleno guizza
mai
da due nubi frante che divida
l'oscurità.
Niuno lo veda! Niuno
veda
la fronte cupa, niuno veda
quegli
occhi tristi, i tristi occhi veglianti,
come
due tristi uccelli della notte,
sul
suo terribile sorriso.
Non
lampo mai; né mai rimbomba il tuono
seguace;
ch'altri non lo creda il tuono
della
sua secca chioccia bronzea voce,
usa
a guattire sola tra il silenzio
di
cupi pallidi uomini e il sommesso
loro
anelare; ch'altri mai non pensi
che
dalla tacita isola dei morti,
d'oltre
l'Oceano e il popolo dei sogni,
sia
quella voce che di tra l'eterna
penombra,
sopra il sonno delle genti,
sul
mondo forse immemore, passando,
scoppi
e si franga all'improvviso,
e
chiami e scuota, e susciti nel mondo
squilli
di trombe, rulli di tamburi,
scroscio
di marcie, suon di ferro, strido
di
ruote, émpito e ringhio di cavalli,
polvere
e fumo, e grandinar di palle,
scintillar
d'armi, e rombo di cannoni,
assalti,
fughe, mura umane, stagni
di
sangue umano: ululi d'odio, strazi
di
pianto, un pianto immenso, un campo immenso
che
piange, tutto un piangere di madri;
e
fuoco, sangue, orrore, morte; e un grido
solo:
L'Imperatore è là!
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