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Giovanni Pascoli Poemi del Risorgimento IntraText CT - Lettura del testo |
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VIII.Anch'egli vede nella lontananza perduta, un altro, indissolubilmente, tra l'acqua e l'aria, a' suoi travagli avvinto. Lo vede: egli solleva alte le braccia. Egli sostiene il polo sulle spalle, del cielo, ed allontana con le braccia dal capo suo le costellazioni, e la marea mugge a' suoi piedi infranta. Passano lente sopra lui le ruote del Carro, e geme sotto lui l'Abisso, e lungo lui scrosciano andando i fiumi
Ed anche un altro ei vede: una vedetta, stante, ed insonne, e immobile, sospesa al duro scoglio, attraversato il petto dal cuneo lungo di mordace acciaio, serrato da infrangibili catene l'un piede e l'altro a due lontane rupi. E tra i due piedi passano le navi, ch'egli insegnò; ché diede all'uomo il fuoco delle cento arti e delle cento morti. Ora egli sta, né più goder del bene può né vietare il male, avanti il riso innumerevole dell'onde.
E solo, come i due Titani, è il nuovo venuto, solo tra sé stesso e il mondo. L'onde che s'accavallano spumando sulle ginocchia al reggitor del cielo, intorno ai ceppi al rapitor del fuoco, son quelle dove tuffa le sue braccia inutile l'uomo. E il suo pensier soggiace all'universo, ch'egli può, l'invitto. Ma il triste cuore e il fegato, rombando nella penombra con le sue grandi ali,
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