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Giovanni Pascoli
Poemi del Risorgimento

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  • Inno a Roma.
    • LUPI E AQUILE.
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LUPI E AQUILE.

 

Aprile, che s'apriva

il fiore, venne, e il Tevere più gonfio

portava l'onde con un grande rombo:

e d'ogni parte sulle piane e i colli

arsero fuochi nella notte sacra.

Tutto splendé. Fiamme correva il fiume.

Però che, intorno, alle selvaggie stanze

fuoco i pastori davano, mutando

già le capanne, d'erbe e frasche, in case.

E poi saltando sulle fiamme, un canto

diceano, sacro: «Fuoco puro, Fuoco

grande, buon Fuoco, che ammollisci e domi,

portati via queste capanne, portati

via questi nidi! Noi non siamo uccelli,

lupi noi siamo. Addio, cose d'un'ora!

Siamo per fare una città ch'eterna

duri, ed un proprio focolare, in mezzo,

sarà per te, che mai non dormi, o Fuoco!»

Ed una torma giovanil più fiera

diceva: «Oh! bello andare al vento! È bella

l'ora che fugge, e sempre un altro il sole!

La terra sempre nuova sotto quelle

antiche stelle! Voi da voi ponete

tra il mondo e voi pur quella fossa ignava:

sia senza fine a noi la via, la terra

senza confine! Lupi, sì; ma ora...

dateci l'ale, o aquile!»

 




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