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Giovanni Pascoli Poemi del Risorgimento IntraText CT - Lettura del testo |
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AI DUE GEMELLI.
Fratelli! O in pace alfine (come voi chiamasse il tempo antico) ora; non già, fratelli, allora, anche pugnaci sotto il ventre della nutrice vostra lupa fosca: tante pendean le poppe, e tra voi d'una sorgea contesa, per averla entrambi: voi che la lupa con la scabra lingua non ammansava, ed ammansò la morte: che stretti poi con infrangibil patto, come la notte è giunta al dì, celesti cavalcatori, componete il tempo, non interrotto, con la luce e l'ombra; su! le criniere v'attorcete in mano, saltate su, lanciateli: da tanto hanno i cavalli l'émpito nel cuore! Al lor ritorno avvinti per le briglie alle colonne vostre, dagli augusti ruderi il loglio antico pasceranno. Ma ora andate a rivedere i campi delle legioni, a riveder le terre onde v'avvenne riportare il nunzio della vittoria. Si combatte ancora con ferro e fuoco. Sono le coorti d'allora; al ciclo va la polvere, alto suona il fragore. Colmano bassure, piantano i valli, sfanno i colli, occulte forano vie per entro le montagne. Sono picconi l'armi nostre. Andate propiziando! il Popolo pilumno pensi i trionfi che menò, le leggi che fece, il dritto che impartì, la pace che diede, e allievi il suo lungo lavoro d'oggi con la sua gloria veterana.
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