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Giovanni Pascoli Poemi del Risorgimento IntraText CT - Lettura del testo |
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I.
Ora egli è solo, tra le lontane acque, sul borro solo. A che vegliate in armi guardando lui dal Bosco della morte? Veglia a' suoi piè l'Oceano, lo guarda l'Oceano insonne che notturno canta per non dormire, ed asseconda l'onde, alterne, eterne. E l'uomo solo ascolta il canto e quindi il respirare uguale del suo custode steso sulla soglia rotta, e ne sente l'umido alito acre, dalla invisibile isola, fumosa d'accavallate nubi oscure.
Era per lui quell'isola da quando. spuntò sull'ampio ondeggiamento azzurro, unica. E il grande Spirito che ancora irrequieto errava là, sulle acque, vi s'avventò, stette anelando in guato cinto di nubi, tra le bronzee rupi. Esso attendeva l'Unico: chi fosse per dire, nate non trovando ancora le sue parole, - Io, come Dio, sono io -, l'uomo promesso da che, dopo un grande scheggiar di selci, uscì dall'antro il bruto brandendo la sua prima scure.
Italia a lui fu madre. Essa lo fece del suo granito dentro i suoi vulcani. Per tre millenni lo portò nel grembo. L'anime in una ella fondea dei grandi Cesari, in una Parte le sue Parti crudeli, il ferro degli Sforza e il ferro dei Buonarroti, tutte l'arti e l'armi. Poi, pieni i tempi, ben temprata al gelo l'anima, in sella lo levò, gli pose le dee Fortuna e Guerra alle due staffe, gli pose il sogno, in mezzo al cuor, di Dante, e grave gli mormorò: Va! |
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