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Giovanni Pascoli
Poemi del Risorgimento

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  • Repubblica Romana. Comando civico del comune di San Mauro Nr- 34.
      • V.
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V.

 

Or tra gli smerghi e l'aquile marine

è là, celato; e raro e breve il sole

s'affaccia e getta, per vederlo, un raggio:

ché brama il sole di veder quel pari

a sé terrestre; ché anche il sole è solo.

Guarda, e si cela. E non appena il giorno

egli ha compiuto, subito nel buio

precipita, né roseo s'indugia

nella soave ora crepuscolare

a consolare il cielo d'una blanda

chiarità ampia che si muta in ombra,

così, più dolce che la luce.

 

No: ch'egli, come il simile terrestre,

precipita. Se non è dì, sia notte.

E rare a notte vengono le stelle

vergini, vengono all'Ignoto ignote,

la Croce insieme e la Corona australi,

per veder l'uomo che nella sua mano

tenne il timone dell'opaca Terra

e volle unico reggerla sul mare

del rezzo eterno. Cercano le stelle

quell'Orïone cacciator di fiere,

armato d'oro, cercano quel nuovo

divino pùgile Polluce.

 

Avea lottato, il Pùgile, con Dio!

Avea ghermito una sua stella a Dio!

Volea rapire una sua stella errante!

la nera Terra! E l'altre stelle erranti

già ne' lor pii crepuscoli il pianeta

vedean, tremando, prigionier d'un uomo;

vedeano rosso al placido orizzonte

spuntare il globo, vario di grandi ombre,

soffuso forse, ogni dì più, di sangue;

nel cielo ancora ma non più del cielo.

Empia e sicura al non tuo cielo, o Terra,

montavi lentamente su.

 




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