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Giovanni Pascoli Poemi del Risorgimento IntraText CT - Lettura del testo |
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VI.L'anima egli era, e tutto il mondo, il bruto. Soltanto braccia egli chiedeva, e l'ebbe. Fu come il Brahma, a cui sporgean dai lati mille migliaia di guizzanti braccia, mille, di mani, ognuna d'esse un ferro. Né città v'era né deserto al mondo, né tempio augusto, né sublime reggia, né foro né castello né ruina; o dove nasce o dove cade il sole, a sud, a nord; sopra la cui parete non apparisse; alfine un giorno, l'ombra adunca d'una sua gran mano.
Egli era dio d'un proprio suo diviso regno di dio. Per tutto egli era, e tutto. Ne ripeteva, paventando, il nome l'eco dei monti e la marea dei mari. Empiano i suoi migranti padiglioni le nivee steppe e le assolate arene. Gittava al Tutto egli le braccia armate, calmo, dal perno, e tra lo scatto enorme, tra l'infinito riscintillamento delle sue braccia, si vedea quel mezzo Sorriso breve cui covava eterna la sua tristezza di Titano.
Ed egli volle un vicedio ch'eterno, per il dio triste, sorridesse al mondo. Volle, e compose un idolo fasciato di bianca seta, rilucente d'oro, aspro di gemme, gli occhi pii, le labbra sottili, aperte sempre al dolce assenso. E lo vegliava, ché dovea placare gli uomini a Dio, con la gemmata mano benedicente, e gli uomini pregare per l'immortale. Ond'egli cupo in vista mostrava il placido idolo alle torve inginocchiate sue tribù.
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