E un
canto allora venne a lui dall'alto,
di
su le nubi, di raminghe gru.
Sospendi
al fumo ora il timone, e dormi.
Le
Gallinelle fuggono lo strale
già
d'Orïone, e son cadute in mare.
Rincalza
su la spiaggia ora la nave
nera
con pietre, che al ventar non tremi,
Eroe;
ché sono per soffiare i venti.
L'alleggio
della stiva apri, che l'acqua
scoli
e non faccia poi funghir le doghe,
Eroe;
ché sono per cader le pioggie.
Sospendi
al fumo ora il timone, e in casa
tieni
all'asciutto i canapi ritorti,
ogni
arma, ogni ala della nave, e dormi.
Ché
viene il verno, viene il freddo acuto
che
fa nei boschi bubbolar le fiere
che
fuggono irte con la coda al ventre:
quando
a tre piedi, il filo della schiena
rotto
a metà, la grigia testa bassa,
il
vecchio va sotto la neve bianca;
e il
randagio pitocco entra dal fabbro,
nella
fucina aperta, e prende sonno
un
poco al caldo tra l'odor di bronzo.
Navigatore
di cent'arti, dormi
nell'alta
casa, o, se ti piace, solca
ora
la terra, dopo arata l'onda.
Questo
era canto che rodeva il cuore
del
timoniere, che volgea la barra
verso
un approdo, e tedio avea dell'acqua;
ché
passavano, agli uomini gridando
giunto
il maltempo, venti nevi pioggie,
e lo
sparire delle stelle buone;
e
tra le nubi esse con fermo cuore,
gittando
rauche grida alla burrasca,
andavano,
e coi remi battean l'aria.
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