E sederono all'ombra d'una
quercia
l'un
presso l'altro. Sotto la lor vista
tra
bei colli vitati era una valle
già
bionda di maturo orzo; e le donne
mietean
cantando, e risonava al canto
l'aspro
citareggiar delle cicale
su
per le vigne solatìe dei colli.
E
nella pura cavità del cielo,
di
qua di là si rispondean due voci
parlando
di lor genti che lontane
tenea
Corinto dove è un tempio dove
sono
fanciulle ch'hanno ospiti tanti...
E
nel mezzo alla valle era Carthaia
simile
a bianco gregge addormentato
da
quell'uguale canto di cicale.
Il
mare in fondo, qualche vela in mare,
come
in un campo cerulo di lino
un
portentoso biancheggiar di gigli.
Tra
mare e cielo, sopra un'erta roccia,
la
Scuola era del coro: era, di marmo
candido,
la ronzante arnia degl'inni.
Ivi
le frigie tibie, ivi le certe
doriche
insieme confondean la voce
simile
ad un gorgheggio alto d'uccelli
tra
l'infinito murmure del bosco.
Ivi
sonava, dolce al cuor, la lode
del
giovinetto corridore e il vanto
del
lottatore; e per sue cento strade
l'inno
cercava le memorie antiche,
volava
in cielo, si tuffava in mare,
incontrava
sotterra ombre di morti,
tornando,
ebbro di gioia ebbro di pianto,
con
due fogliuzze a coronar l'atleta.
Era lontano, e non vedean
che il bianco
dei
marmi al sole, i due pensosi vecchi.
Eppur
di là l'alterna eco d'un inno
giungeva
al cuore, o forse era nel cuore.
Da
destra il giorno si movea col sole,
portando
il canto e l'opere di vita,
verso
sinistra, al mesto occaso, donde
co'
suoi pianeti si volgea la notte
tornando
all'alba e conducendo i sogni,
echi
e fantasmi d'opere canore.
Fluiva
il giorno, rifluìa la notte.
Sotto
il giorno e la notte, e la vicenda
di
luce e d'ombra, di speranza e sogno,
stava
la terra immobile. Ma il coro
era
più rapido. Arrivava un'onda
dal
mare, un'altra ritornava al mare.
Era
la vita. Dopo il moto alterno
d'un'onda
sola che salìa cantando
scendea
scrosciando, mormorava il mare
immobilmente.
E molte vite in fila
salìan
dal mare riscendean nel mare:
quindi
l'eterno. E dall'eterno altre onde:
i
figli. Altre onde dall'eterno: i figli
dei
figli. E onde e onde, e onde e onde...
|