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Giovanni Pascoli
Poemi conviviali

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  • LA CETRA D'ACHILLE.
      • III.
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III.

 

Così le glorie degli eroi consunti

dal rogo, e sé con lor cantava Achille,

desto sol esso degli Achei chiomanti:

ecco, avanti gli stette uno, canuto,

simile in vista a vecchio dio ramingo.

E gli fu presso e gli baciò le mani

terribili. Sbalzò attonito Achille

su, dal suo seggio, e il morto lion rosso

gli raspò con le curve unghie i garretti.

E gli volgeva le parole alate:

Vecchio, chi sei? donde venuto? Sembri,

sì, nell'aspetto Primo re, ma regio

non è il mantello che ti para il vento.

Chi ti fu guida nella notte oscura?

Parla, e per filo il tutto narra, o vecchio.

E gli parlava rispondendo il vecchio:

No, non ti sono io re, splendido Achille;

un dio felice non mi fu l'auriga:

io da me venni. Tutti, anche i custodi

dormono presso il crepitar dei fuochi.

Tu solo vegli; e non udii, venendo,

ch'esili stridi dagli eroi sopiti,

e che un sommesso brulichio dai morti.

E nella sacra notte a me fu guida

un suono, il suono d'una cetra, Achille.

 

 




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