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Giovanni Pascoli
Poemi conviviali

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  • LA CETRA D'ACHILLE.
      • IV.
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IV.

 

Lo guardò scuro e gli rispose Achille:

Tu non m'hai detto il caro nome, e donde

vieni e perché. Non forse tu notturno

vieni, alle navi degli Achei ricurve,

per dono grande, ad esplorare, o vecchio?

E gli parlava rispondendo il vecchio:

Io sono aedo, o pieveloce Achille,

caro ai guerrieri, non guerriero io stesso.

Io nacqui sotto la selvosa Placo,

in Thebe sacra, già da te distrutta.

Da te non vengo a librerarmi un figlio

cui lecchi il sangue un vigile tuo cane;

il figlio, no; recando qui sul forte

plaustro mulare tripodi e lebeti

e pepli e manti e molto oro nell'arca.

Non a me copia, non a te n'è d'uopo;

ché tu sei già del tuo destino, e tutti

lo sanno, il cielo, l'infinito mare,

la nera terra, e lo sai tu ch'hai dato

ai cari amici le tue prede e i doni

splendidi; ansati tripodi, cavalli,

muli, lustranti buoi, donne ben cinte,

e grigio ferro, e reso Ettore al padre

e la tua vita al suo dovere... Oh! rendi

dunque all'aedo la sua cetra, Achille!

 

 




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