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Giovanni Pascoli Poemi conviviali IntraText CT - Lettura del testo |
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III. Le gru nocchiere.E un canto allora venne a lui dall'alto, di su le nubi, di raminghe gru. Sospendi al fumo ora il timone, e dormi. Le Gallinelle fuggono lo strale già d'Orïone, e son cadute in mare. Rincalza su la spiaggia ora la nave nera con pietre, che al ventar non tremi, Eroe; ché sono per soffiare i venti. L'alleggio della stiva apri, che l'acqua scoli e non faccia poi funghir le doghe, Eroe; ché sono per cader le pioggie. Sospendi al fumo ora il timone, e in casa tieni all'asciutto i canapi ritorti, ogni arma, ogni ala della nave, e dormi. Ché viene il verno, viene il freddo acuto che fa nei boschi bubbolar le fiere che fuggono irte con la coda al ventre: quando a tre piedi, il filo della schiena rotto a metà, la grigia testa bassa, il vecchio va sotto la neve bianca; e il randagio pitocco entra dal fabbro, nella fucina aperta, e prende sonno un poco al caldo tra l'odor di bronzo. Navigatore di cent'arti, dormi nell'alta casa, o, se ti piace, solca ora la terra, dopo arata l'onda. Questo era canto che rodeva il cuore del timoniere, che volgea la barra verso un approdo, e tedio avea dell'acqua; ché passavano, agli uomini gridando giunto il maltempo, venti nevi pioggie, e lo sparire delle stelle buone; e tra le nubi esse con fermo cuore, gittando rauche grida alla burrasca, andavano, e coi remi battean l'aria.
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