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Giovanni Pascoli
Poemi conviviali

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  • LA CETRA D'ACHILLE.
      • V.
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V.

 

Disse, e sporgea la mano alla sua cetra

bella, dedalea, ma l'argenteo giogo

era dai peli del lion coperto.

E il cuor d'Achille, mareggiava, come

il mare in dubbio di spezzar la nave,

piccola, curva. E poi parlava, e disse:

TE'; riporgendo al pio cantor 'la cetra;

non sì che, urtando nel pulito seggio,

non mettesse, tremando, ella uno squillo.

Poi tacque, in mano dell'aedo, anch'ella.

Allora, stando, il pari a un dio Pelide

udì ringhiare i suoi grandi cavalli,

intese Xantho favellar com'uomo,

e parlar della sua morte al fratello,

Folgor, che gli rispondea nitrendo.

Allora udì su lui piangere il mare,

piangere le figlie del verace Mare,

lui, così bello, lui così nel fiore;

e molte con un improvviso scroscio

venir per trarlo via con sé; ma in vano.

E vide nella sacra notte il fato

suo, che aspettava alle Sinistre Porte,

come l'auriga asceso già sul carro,

la sferza in pugno, che all'eroe si volge,

sopragiungente nel fulgor dell'armi.

 

 




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